Repubblica-Milano- Fai da te sanitario nelle scuole I presidi: "Non siamo medici"

Una circolare della Asl insegna come affrontare le emergenze. I dirigenti la contestano
Fai da te sanitario nelle scuole I presidi: "Non siamo medici"
Un elenco di sintomi per addestrare a distinguere la varicella da un'orticaria
Se l'alunno ha un malessere, il suo caso sarà valutato in base alle nuove tabelle
TERESA MONESTIROLI

Una volta, quando la medicina scolastica ancora esisteva, un bambino con il mal di pancia andava in infermeria. Oggi viene accompagnato nell'ufficio del preside che, tabelle alla mano e termometro nel cassetto, cercherà di valutare la gravità del caso, e decidere se l'alunno malato rischia di contagiare l'intera scuola o può tranquillamente terminare le lezioni in classe, vicino ai compagni.
L'indicazione arriva da una circolare dell'Asl inviata in questi giorni a tutte le scuole di Milano. Oggetto: malattie infettive nelle comunità scolastiche. Tre pagine fitte per spiegare a tutti i dirigenti scolastici le nuove procedure in caso di malattie infettive, le misure di controllo e la prevenzione. E per informarli che d'ora in avanti i medici scolastici saranno loro. Per aiutare i presidi che conoscono la riforma Moratti a memoria ma possono non sapere distinguere una varicella da un'orticaria, l'Asl ha allegato alla circolare anche una tabella "predisposta - si legge - nell'intento di fornire ai dirigenti scolastici uno strumento per giudicare i casi da allontanare". Un schema dove vengono indicati alcuni sintomi "che possono essere normalmente rilevati dal personale scolastico, che non ha competenza medica". Quattro i casi citati: febbre, diarrea, esantema e congiuntivite purulenta. Quattro le fasce d'età corrispondenti: 0-3 anni (asili nido), 3-5 anni (scuola materna), 6-10 anni (scuola elementare), 11-13 anni (scuola media), 14-19 anni (scuola media superiore). E, a seconda dell'età, i consigli al capo d'istituto cambiano. Se, ad esempio, un bambino di tre anni ha la febbre a più di 38,5 gradi va assolutamente allontanato da scuola, ma se ha 7 anni non è necessario mandarlo a casa, tranne nel caso che "non sia in grado di partecipare alle normali attività scolastiche". Nel caso delle macchie rosse in faccia, sospetta varicella o rosolia, l'alunno di 7 anni sarà spedito di corsa a casa solo se l'esplosione cutanea "non è altrimenti motivata". E a casa, l'alunno porterà anche una breve nota firmata dal preside in cui vengono specificati i sintomi della malattia.
"Ci hanno preso per medici? - sbotta Maria Grazia Vinciguerra, a capo della elementare di via Zuara - Questo provvedimento mi sembra una follia. È già un'aberrazione risparmiare sulla sanità, ma farlo sulla pelle dei bambini è pazzesco". I dirigenti sono preoccupati e il tam tam della contestazione sta già girando tra gli istituti. "L'infermeria non esiste più, il medico scolastico c'è una volta la settimana, le medicine le dobbiamo comprare noi. E ora ci chiedono anche di diagnosticare le malattie infettive. È una responsabilità che non ci compete", commenta Gianni Gandola dell'elementare di viale Mugello. Anche la collega Fiorella Fioretti è furibonda: "Non ho nessuna intenzione di firmare una lettera dove diagnostico i sintomi del bambino. Come faccio a riconoscere uno sfogo sulla pelle da una rosolia? Prima quando un alunno stava male mi limitavo a chiamare i genitori, ora dovrò indicare su una scheda i sintomi. Ma in base a quale competenza?". Dopo l'abolizione del certificato di riammissione a scuola dopo 5 giorni di malattia, anche questa circolare rischia di sollevare un gran polverone fra le famiglie.