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Repubblica-Milano-Ecco tutte le testimonianze che misero nei guai il Majorana

Gli inquirenti hanno ascoltato alcuni professori, i ragazzi e i loro genitori. Poi la decisione del gip Beatrice Secchi Ecco tutte le testimonianze che misero nei guai il Majorana ...

29/09/2004
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la Repubblica

Gli inquirenti hanno ascoltato alcuni professori, i ragazzi e i loro genitori. Poi la decisione del gip Beatrice Secchi
Ecco tutte le testimonianze che misero nei guai il Majorana
Dagnini: "La mia non è un'azione di polizia Non sono sceriffo ma un riferimento"
Un giovane: sono entrato nel liceo solo per comprare il fumo da uno di 25 anni


Il grido d'allarme del professor R. "Attualmente la situazione - racconta nei verbali riferendosi al biennio 2002-2003 - è fortemente degradata, nel senso che molti studenti fanno uso di sostanze stupefacenti negli orari di lezione. In particolare durante l'intervallo quando si riuniscono nei servizi igienici al secondo piano che loro indicano con il nome di "ufficio". Nell'istituto esiste una vera e propria organizzazione per lo spaccio dell'hashish, anche da parte degli studenti più giovani. Oltre all'ufficio, i luoghi in cui ho avuto modo di constatare evidenti residui e tracce di consumo di droghe, sono: il cortile esterno vicino al parcheggio dei ciclomotori, le adiacenze del locale caldaia proprio sotto le finestre dell'ufficio di presidenza e le scale antincendio".
La visita della Finanza e la droga lanciata fuori dalle finestre. Ancora il professore: "All'inizio del 2003 la Guardia di Finanza effettuò un servizio di perlustrazione nella scuola con l'impiego dei cani antidroga. Il preside non diede l'autorizzazione a fare entrare i cani all'interno dell'istituto, mentre dalle finestre poste sul retro volavano fuori oggetti (o sostanze) d'ogni genere, temendo che i finanzieri perquisissero gli studenti e le aule. Al termine del servizio, quando i finanzieri si allontanarono, gli studenti correvano all'esterno a raccogliere ciò che avevano gettato dalle finestre".
L'"ufficio" e le "vedette". "Per il personale della scuola - spiega una dipendente dell'istituto - era impossibile avvicinarsi al cosiddetto ufficio in quanto vi sostavano degli studenti che, con arroganza, se ne impossessavano, mentre nei corridoi e sulle scale si predisponevano altri ragazzi che segnalavano l'eventuale arrivo di qualche insegnante. Il preside, pur essendo sempre stato informato su quanto accadeva, non era mai intervenuto nemmeno per impedire agli studenti di fumare all'interno della scuola".
L'autogestione e gli spinelli in aula. "Nell'ultima settimana precedente le feste natalizie del 2002 - racconta ancora la stessa dipendente - gli studenti, avendo ottenuto il permesso di fare autogestione, avevano vissuto le giornate chiusi nelle aule senza alcun controllo. Nel corso di queste giornate anche persone estranee alla scuola si erano introdotte all'interno dell'edificio. Alla sera, momento di fare le pulizie, il personale incaricato aveva constatato la presenza di odori acri nelle aule. Informato il preside della situazione questi si era disinteressato dicendo di lasciarli fare in quanto erano in autogestione".
Il professor D. e le lettere di protesta. Il docente porta agli inquirenti delle lettere. Una è del 3 dicembre 2001. Il professore l'ha inviata al preside. D. gli scrive di non approvare il suo disinteresse per l'aspetto disciplinare: "La trasgressione, dal fumo di sigarette alle droghe leggere, al disprezzo delle norme del regolamento non è coerentemente combattuta. Non noto alcun suo intervento presso docenti e personale non docente perché il fenomeno sia arginato".
"La droga è una moda". Raccontano i genitori di un allievo che ammette di farsi gli spinelli a scuola: "Ci siamo immediatamente recati dal preside e gli abbiamo esposto i fatti appresi da nostro figlio. Il preside ebbe un atteggiamento dissuasivo nel senso che mi invitava a non drammatizzare il problema in quanto l'uso di marijuana era un moda dei ragazzi che non comportava una prosecuzione della tossicodipendenza con droghe più pesanti. Avevamo anche saputo da nostro figlio che nella sua classe c'erano almeno altri 5 o 6 studenti che facevano uso di hashish all'interno della scuola e che tutti compravano a turno la droga nel cosiddetto "ufficio". Il preside rispose che cinque ragazzi su 28 era una percentuale trascurabile".
Gli acquirenti esterni. Più di una persona denuncia il fatto che all'interno dell'istituto entrano ragazzi che non sono della scuola. Ecco la testimonianza di uno di loro: "Alcune volte mi sono recato all'interno del liceo Majorana nell'orario di intervallo. Sono andato nei bagni del secondo piano dove ho acquistato il fumo da un tale che conosco come S. I. di Vanzago. Costui ha 25 anni".
La difesa di Dagnini. "L'educazione alla salute non è azione di polizia, è azione educativa. I miei studenti non mi devono percepire come sceriffo, ma come persona autorevole e di riferimento".


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