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Repubblica/Milano: Da Nord a Sud il valzer dei professori

Troppi trasferimenti "provvisori" bloccano la regolarizzazione dei precari. Spunta l'ipotesi di assunzioni su base regionale

01/08/2009
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la Repubblica

di Franco Vanni

Basta con il carosello dei trasferimenti "provvisori" di insegnanti dal Nord al Sud, un meccanismo che danneggia i docenti precari in attesa di un posto. A chiedere una stretta è il direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio: «Ci sono insegnanti di ruolo di altre regioni che, dopo aver ottenuto una cattedra in Lombardia, si fanno assegnare vicino a casa. Intanto, il posto che lasciano rimane bloccato per anni. Una soluzione sarebbe assumere il personale su base regionale in modo che se un insegnante, di qualsiasi parte d´Italia, vuole lavorare in Lombardia debba fare qui il concorso e poi fermarsi».

Anche Uil-scuola chiede che sia arginato il fenomeno dei "ritorni a casa": «Bisogna introdurre l´obbligo di permanenza nella sede di assegnazione per almeno cinque anni», dice Carlo Giuffrè, segretario regionale.

A sollevare il problema è il fatto che degli 861 posti di maestro elementare non ancora assegnati fra Milano e provincia, teoricamente destinati ai precari, quasi 200 andranno invece ai docenti titolari «tornati» dal Sud: anni fa avevano ottenuto una cattedra qui, si erano poi fatti assegnare "in via provvisoria" in scuole vicine a casa, ma ora che i tagli hanno cancellato molte cattedre nelle regioni meridionali si preparano (come è loro diritto) a fare di nuovo le valigie e recuperare il posto che avevano lasciato. Con il risultato che gli insegnanti precari, che speravano in un incarico, restano a casa. In Lombardia, in tutti gli ordini di scuola, i docenti senza posto fisso sono 17.237 di cui 6.361 fra Milano e provincia.

Quello delle "assegnazioni provvisorie" è un meccanismo che con i tagli del governo ha mandato in tilt l´intero sistema dell´occupazione della scuola. La riduzione di spesa imposta dal ministero dell´Economia ha infatti cancellato migliaia di cattedre, costringendo insegnanti e presidi teoricamente assegnati al Nord a fare ritorno in quelle che originariamente erano le loro classi. E dove spesso non hanno mai messo piede. Lo stesso vale per i presidi: dei 161 capi d´istituto ancora da nominare in Lombardia, solo uno sarà preso dalle graduatorie regionali, gli altri arriveranno dal resto Italia.

«A pagare sono anche gli studenti – sostiene Giuffrè – il rischio è che da settembre ci saranno assenze di insegnanti che tornano a trovare le famiglie lontane, e che al Nord insegnano malvolentieri».

Per Rita Frigerio, segretario provinciale di Cisl-scuola, «i tagli hanno dissestato profondamente il funzionamento della scuola e quello che sta succedendo lo dimostra». Simile la posizione di Flc-Cgil, che in una nota definisce «derivati tossici della riforma Gelmini» tutti gli smottamenti occupazionali seguiti alla riduzione del numero di cattedre, soprattutto al Sud. «In Italia ci sono 8mila insegnanti di ruolo rimasti di colpo senza una scuola dove insegnare – dice Pippo Frisone, di Flc-Cgil – è logico che cerchino lavoro dove c´è più possibilità. E alla fine sono i precari a pagare per tutti. È ingiusto, ma la responsabilità è solo del governo, che non ha ancora detto se davvero farà le 20mila assunzioni che aveva annunciato».


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