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Repubblica-Milano, chiusa la scuola araba

EMERGENZA TERRORISMO La decisione sull'ex fabbrica dove da sei anni studiano 500 bambini egiziani. Esplodono le polemiche Milano, chiusa la scuola araba Il Comune: "Motivi igienici" Si divide...

08/09/2005
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la Repubblica

EMERGENZA TERRORISMO
La decisione sull'ex fabbrica dove da sei anni studiano 500 bambini egiziani. Esplodono le polemiche
Milano, chiusa la scuola araba Il Comune: "Motivi igienici"
Si divide anche il centrosinistra, il prefetto cerca di mediare

LUIGI PASTORE

MILANO - Il Comune di Milano decide di chiudere la scuola araba di via Quaranta. La decisione arriva con una lettera spedita dagli uffici del settore Educazione per mettere nero su bianco che lì, in quella ex fabbrica alla periferia della città, dove da sei anni studiano 500 bambini per la maggior parte figli di famiglie egiziane, non può esistere alcuna scuola islamica.
La decisione arriva per motivi igienico-sanitari, certificata con una denuncia spedita per conoscenza anche alla Asl e ai vigili urbani. Una denuncia che, dopo il veto imposto lo scorso anno dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti alla "classe con il chador" in un istituto milanese, fa esplodere ancora una volta le polemiche su un tema delicatissimo.
Lo scontro politico vede protagonista la maggioranza di centrodestra guidata da Gabriele Albertini e l'opposizione di centrosinistra, ma fa registrare anche opinioni diverse nello stesso centrosinistra, con diversi rappresentanti dell'Unione in consiglio comunale che si oppongono alla chiusura della scuola islamica e chiedono l'intervento del prefetto Bruno Ferrante, e la Provincia guidata dal diessino Filippo Penati, che sostiene "l'esigenza di arrivare all'integrazione sì, ma attraverso le scuole statali, e non quelle paritarie che in realtà favoriscono la separazione". Un intervento, quello del presidente della Provincia, che arriva in serata per frenare le prese di posizione di due suoi assessori, Giansandro Barzaghi, di Rifondazione comunista e Francesca Corso, dei Comunisti italiani, che avevano difeso la parificazione dell'istituto di via Quaranta, arrivando anche a ipotizzare la disponibilità a offrire una nuova sede ai 500 ragazzi islamici, quando saranno costretti a abbandonare l'attuale: "La scuola statale - aveva detto Barzaghi - resta la strada maestra verso l'integrazione, ma quello della scuola paritaria è un primo passo verso il processo di integrazione".
Contrario alla decisione del Comune è il coordinatore dell'opposizione in Consiglio Sandro Antoniazzi: "La scuola di via Quaranta si era impegnata a presentare un progetto per ottenere la parità, ma ora ha bisogno di una sede adeguata. Il Comune l'aveva promessa, ma ora fa marcia indietro. È quello che penso e lo ribadisco. La Provincia ha un'altra idea? Ci confronteremo nei prossimi giorni". Il capogruppo dei Ds Emanuele Fiano: "Io sono perché via Quaranta venga chiusa, e credo che la scuola paritaria sia un diritto".
Il centrosinistra a Palazzo Marino ha chiesto l'intervento del prefetto, perché convochi un tavolo di confronto tra le istituzioni. E Ferrante ha convocato l'assessore comunale all'Educazione Bruno Simini per trovare una mediazione, per capire cosa succederà la prossima settimana, quando i bambini dovrebbero rientrare a scuola. In attesa di presentare un progetto per ottenere la parità: studiare su programmi italiani, in lingua italiana, affiancando l'arabo. "Un atto dovuto - risponde Simini -. Quella scuola vive nell'illegalità e per due anni abbiamo denunciato l'evasione dell'obbligo scolastico. Quest'anno abbiamo fatto un sopralluogo e lì non possono stare dei bambini. Dove andranno? In una scuola statale, spero". Quello che si augura, però, anche la Provincia di centrosinistra. "La posizione della Provincia è molto chiara - osserva Penati - Noi siamo per l'integrazione che deve avvenire attraverso la scuola statale, non quelle parificate. La scuola di via Quaranta, quindi, va chiusa, perché favorisce l'esclusione e non l'integrazione. Inoltre, questa non è neppure una materia di competenza della Provincia e se i miei assessori hanno espresso delle opinioni, lo hanno fatto esclusivamente a titolo personale, anche perché in giunta non abbiamo mai parlato dell'argomento".


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