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Repubblica/Milano: "Arrivano senza saper fare un riassunto Tocca a noi colmare le lacune dei licei"

Il rettore dell´ateneo Marcello Fontanesi: "I ragazzi sono spaventati dagli esami iniziali, dovremo riorganizzarli" Pragmatico Cerchiamo di non abbassare il livello didattico, ma di aiutare tutti a raggiungerlo

22/08/2006
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la Repubblica

TERESA MONESTIROLI

«Sono ancora troppe le matricole che spariscono durante il primo semestre. Ragazzi che pagano la prima retta di iscrizione e non danno neanche un esame. Questi corsi sono pensati per loro e per tutti quelli che il primo anno fanno fatica a stare al passo». Marcello Fontanesi, rettore dell´università Bicocca, spiega così la nuova iniziativa proposta dalla facoltà di Scienze.
Come mai la sperimentazione parte da Scienze? Volete tenere stretti i pochi che si iscrivono?
«No, anzi. A Scienze le matricole di solito sono molto motivate. Semplicemente la proposta è partita da questa facoltà che già organizza corsi di recupero in matematica. Se l´iniziativa avrà successo, il servizio sarà esteso a tutte le facoltà».
Da anni i rettori denunciano la poca preparazione delle matricole, specialmente in matematica. Ma addirittura fare corsi sul metodo di studio non le sembra eccessivo? Al liceo non si impara più a studiare?
«Il livello di preparazione dei giovani è peggiorato e quello che ci preoccupa di più non sono le carenze culturali, ma quelle di metodo. Se uno studente non sa chi è Cicerone, può sempre impararlo. Se invece non ha le capacità logiche di base, non sa riassumere un libro, non sa scrivere correttamente, ha problemi nella comprensione di un testo, allora non riesce a fare l´università. O la fa molto lentamente».
Come pensate di aiutarli?
«Prima di tutto con questi corsi sulla metodologia dello studio. Poi cercando di migliorare l´organizzazione della didattica. Anche i professori devono capire che le matricole hanno poca capacità di astrazione e quindi il programma deve essere calibrato sulla loro preparazione. Non si possono fare lezioni troppo teoriche nei primi mesi, gli studenti si spaventano perché non sono abituati».
Una volta l´università era anche una prova di sopravvivenza. Con tutte queste iniziative non si rischia di coccolare troppo gli studenti e trasformare gli atenei in superlicei?
«Venire incontro agli studenti non significa abbassare il livello della didattica ma aiutare i ragazzi a raggiungerlo. È chiaro che sarebbe meglio se arrivassero con una maggiore capacità di apprendere, ma questo è quello che passa al convento. Bisogna essere realisti e un po´ pragmatici».
Così però si penalizzano i più bravi...
«Il rischio c´è. Per questo con i colleghi della facoltà di Scienze stiamo pensando a percorsi facoltativi proprio per gli studenti migliori. Corsi avanzati che permettono di ottenere crediti e note di merito che un giovane porta con sé fino alla laurea e che diventeranno un buon biglietto da visita nel lavoro e nella carriera universitaria».


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