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Repubblica: Marino rilancia l´allarme-medici "Sono stretti fra norme diverse bisogna vietare ogni denuncia"

Il chirurgo, e senatore del Pd: con il reato di clandestinità, conflitto fra obblighi e divieti

05/05/2009
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la Repubblica

"Le presenze di immigrati negli ospedali sono già calate del 20% in un mese e mezzo"

ROMA - L´allame di Ignazio Marino è fortissimo. Contro il reato di clandestinità e sui medici obbligati a tenerne conto e denunciare gli immigrati ammalati. Il famoso chirurgo e senatore del Pd, che presiede la Commissione d´inchiesta sul servizio sanitario nazionale, chiede al governo di scrivere espressamente che il medico non deve denunciare nessuno.
Fini ha fatto il miracolo sui presidi-spia, lei ne vuole un altro?
«Quel reato produce una ferita grave su due capisaldi della nostra società, sanità e scuola. Anche se è stato soppresso l´obbligo di denuncia per un paziente che si rechi in ospedale, con il reato il medico sarà stretto tra il divieto di segnalazione previsto dal testo unico sull´immigrazione e l´articolo 365 del codice penale che obbliga a redigere il referto e quindi, con esso, a denunciare la clandestinità».
Non vale la previsione dello stesso articolo che consente l´omissione di referto qualora ciò «esponga il soggetto assistito a procedimento penale»?
«Se nel referto scrivo che la persona ha la tubercolosi questo non è un reato, ma il documento porta con sé una denuncia in quanto lì è obbligatorio indicare le generalità. Se fosse incompleto farebbe emergere lo stato di clandestinità».
Nel ddl va scritto che il medico non deve denunciare?
«Va precisato con estrema chiarezza che, nonostante il reato, nell´ambito del servizio sanitario nazionale chiunque lavora in qualunque ruolo, funzione sanitaria o amministrativa, non deve denunciare situazioni di irregolarità relative alla cittadinanza o alla condizione di immigrato».
Sarebbe risolutivo?
«È sempre un pannicello caldo, perché mette riparo a un problema che sarebbe risolto eliminando il reato, un´ offesa grave alla Costituzione, almeno in campo sanitario».
È una posizione di principio o teme conseguenze?
«In Italia ci sono 4mila casi di tubercolosi, di questi il 28%, 1.200 persone, riguarda immigrati. Che se hanno paura, pur stando male, non andranno più al pronto soccorso».
Ciò per lei è contro la Costituzione?
«Va contro l´articolo 32 per cui il diritto alla salute non è del cittadino ma dell´individuo. Se si toglie l´assistenza medica si va contro la Costituzione. Con conseguenze gravissime. Nell´ultimo mese e mezzo, solo per l´effetto annuncio, gli immigrati negli ospedali sono calati fino al 20%. Che succederà con la legge?».
(l.mi.)

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