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Repubblica-Mamma e papà sono separati la scuola è una corsa a ostacoli

Una ricerca francese rivela: chi ha famiglie divise ottiene scarsi successi nello studio. Ma l'Istat assicura: in Italia c'è un gap solo nell'eccellenza Mamma e papà sono separati la scuola è ...

05/05/2002
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la Repubblica

Una ricerca francese rivela: chi ha famiglie divise ottiene scarsi successi nello studio. Ma l'Istat assicura: in Italia c'è un gap solo nell'eccellenza
Mamma e papà sono separati la scuola è una corsa a ostacoli

Gli esperti: "Dai nostri dati emerge che a parità di titolo di studio di padri e madri non esistono svantaggi tra figli di separati e non"
In Francia si registrano ben il 46% di divorzi, da noi soltanto il 12% e i ragazzi subiscono meno il contraccolpo nel proprio rendimento
MARIA STELLA CONTE

ROMA - Il sasso nel placido stagno della quotidianeità lo lancia la Francia: il divorzio dei genitori penalizza l'istruzione dei figli. Che studiano meno, si diplomano con più difficoltà, più facilmente vengono bocciati e svogliatamente affrontano le università. Panico. L'Italia guarda se stessa. E, magari poco elegantemente, tira un sospiro di sollievo. E' vero: se proprio si vanno a vedere gli "ottimi", i "distinti", gli "eccellenti", i figli delle coppie unite sono più numerosi; ma tra gli uni e gli altri non c'è alcuna differenza se guardiamo a chi va veramente male; o ai ripetenti; e tanto meno se parliamo di un livello intermedio di rendimento - "sufficiente", "più che sufficiente" - dove i ragazzi e le ragazze delle coppie separate e divorziate sono addirittura in maggior numero. Abili - forse - nell'arte dell'arrangiarsi? Meno dipendenti dal consenso sociale? Più distaccati dalle regole del gioco scolastico? E' possibile. In ogni caso perfettamente in grado di conquistare il titolo di studio al pari dei compagni che hanno entrambi i genitori a casa. Anche se con voti meno brillanti. Questo ci dicono i dati dell'Indagine Multiscopo Famiglie e soggetti sociali elaborati dall'Istat sui quasi sette milioni di studenti italiani tra i 6 e i 17 anni.
Implausibile fare paragoni con la ricerca dell'Institut national d'études démograpfiques pubblicata nei giorni scorsi a tutta pagina su Le Monde, non fosse altro per il diverso assetto sociale: in Francia - sottolineava il quotidiano - quattro coppie su dieci divorziano; a Parigi un matrimonio su due si rompe; un minore su quattro vede separarsi i genitori. In Italia si separano 2,3 coppie ogni dieci; divorziano più o meno 12 coniugi ogni cento. "Dai nostri dati emerge certamente una maggiore problematicità negli studi dei figli dei separati, cosa che resta anche a parità di titolo di studio dei genitori: è evidente però che via via che la scolarità di madre e padre si abbassa, lo svantaggio aumenta - commenta Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell'Istat - Il dato da leggere con cautela è invece quello su ripetizioni e corsi di recupero: se è vero che a frequentarli sono in numero maggiore i figli delle coppie separate e divorziate, è anche vero che non necessariamente ciò significa che questi ragazzi ne abbiano più bisogno degli altri".
Come dire: a volte chi è separato guarda con un occhio speciale il figlio. Aumentano le apprensioni; i timori di non bastare; di non fare o essere abbastanza; di non essere all'altezza. E dunque di dover intervenire ora e subito, prima che sia troppo tardi.
"Ciò di cui molto spesso non si tiene conto quando si tenta di catalogare, come in questo caso, un comportamento - sostiene il professor Pierluigi Cabras, neuropsichiatra infantile - è il carattere, il temperamento individuale delle persone. Di fronte alla separazione dei genitori ci sarà sempre il figlio che si arrabbierà, che manderà tutti a quel paese e casomai non studierà; e quello che, al contrario, dirà: adesso ve la faccio vedere io! e si metterà a testa bassa come chi ha una sfida davanti a sé, una sfida che non vuole, non può perdere. In tanti anni, ho visto tutto e il contrario di tutto. Generalizzare mi sembra rischioso".
Molto dipende dal carattere dei bambini. E molto dal tipo di famiglia. Maria Rosalia, maestra elementare da 25 anni e ora alle prese con i bambini della scuola Lavagnini di Firenze, dice che quello è il nodo. "Se i genitori non colpevolizzano il figlio, non lo usano, non lo strumentalizzano, il bambino dopo un primo contraccolpo torna a trovare il suo equilibrio. Forse 15, 20 anni fa era un'altra cosa: le separazioni venivano vissute socialmente in modo diverso e il bambino poteva risentire di questo sguardo particolare su di sé. Ma francamente non credo che di per sé esista una correlazione tra separazione dei genitori e rendimento scolastico. A patto che il figlio venga rispettato, ascoltato. Da tutti. E resti il centro
Parere
Il pedagogista Vertecchi
"Coniugi in lite più dannosi per gli alunni"

"I giudizi spesso non hanno criteri uniformi"

ROMA - Professor Benedetto Vertecchi, lei è stato presidente dell'Istituto Nazionale per la Valutazione dell'Istruzione ed è ordinario di Pedagogia Sperimentale alla Terza Università di Roma. Cosa ne pensa? Esiste una differenza di rendimento scolastico tra figli di genitori separati e non?
"In verità sono alquanto perplesso. Ammettendo che esiste uno svantaggio, credo sia temporaneo e riguardi il momento di passaggio da una condizione all'altra. Penso siano molto più dannose, e si ripercuotano sui ragazzi, quelle situazioni nelle quali i coniugi, bisticciano, rompono i piatti, si affrontano con ostilità. Un clima di perenne litigiosità è di gran lunga peggiore per un figlio che non una civile separazione".
Però i dati dicono che i figli di coppie unite sono più brillanti
"Credo che i giudizi dei quali parliamo siano espressi dalla scuola anche sulla base di stereotipi sociali e questo vale soprattutto per le valutazioni positive...".
Valutazioni che premiano gli uni più degli altri?
"Beh, bisogna chiedersi quanto certi giudizi di "eccellenza" riguardino l'apprendimento in sé e quanto non siano, invece, una valutazione sul comportamento più tradizionale di un allievo: è possibile che il figlio di una coppia unita abbia condotte più facilmente riconoscibili dagli insegnanti e dunque a loro più gradite dal punto di vista educativo. Tenga conto che la nostra è una classe insegnante invecchiata e che i giudizi non riflettono criteri uniformi ma corrispondenze tra stili di comportamento desiderati e osservati".
(m.s.c.)


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