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Repubblica-Lo spinello i presidi e i caporali

Pagina I - Milano LE IDEE Lo spinello i presidi e i caporali LUIGI MARIANI* ...

08/10/2004
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la Repubblica

Pagina I - Milano
LE IDEE
Lo spinello i presidi e i caporali
LUIGI MARIANI*


Chissà come si sente il nostro studente del liceo classico Berchet, sorpreso a farsi uno spinello nel cortile della scuola. Condannato ai lavori forzati dentro la scuola e, per sovrappeso, denunciato all'autorità giudiziaria. L'educazione è fatta, dicono, anche di messaggi: lui, allievo del liceo classico, deve averne ricevuto uno in latino. Dura lex, sed lex: se ti beccano, paghi.
Sacrosanto, ha scritto su questo giornale Fabio Zanchi. Ma quel che conta è come passa il messaggio. Il provvedimento disciplinare se lo sentirà certamente meritato e si potrà al massimo discutere sulla sua incisività rispetto all'infrazione. Non si può che condividere, in proposito, quel che diceva da queste colonne don Gino Rigoldi: la punizione deve avere valore sociale importante e, forse, quella inflitta non ha esattamente queste caratteristiche. Ma la disputa sull'oggetto lascia un po' il tempo che trova a fronte dell'altro provvedimento, rimasto in ombra, la denuncia penale. Che non è una pinzillacchera, come diceva Totò.
Comunque vada, c'è un ragazzo che si troverà probabilmente di fronte a un magistrato, con qualche preoccupazione che di solito schiaccia l'adulto. Se l'atto fosse dovuto o meno è un aspetto della questione già affrontato ieri da Sergio Segio, ma forse non il più importante. Certo l'effetto Dagnini non ha tardato a farsi sentire e una condanna per favoreggiamento nessun preside se la vuole rischiare, che sia antiproibizionista o "caporale


Ma c'è pure un altro aspetto che credo sia necessario analizzare: come sarà passata questa parte del messaggio al nostro studente e, più in generale, a chi manda i figli a scuola? Qual è l'immagine che ne esce?
Nonostante la difficoltà di giudicare decisioni di cui forse non si conoscono tutti i risvolti e nonostante la gravità del problema droga, qualche dubbio sulla opportunità di quella denuncia resta.
E' certamente visione comune ? di operatori e utenti ? che la scuola ha a che fare prioritariamente con la formazione e, in casi come questo, con la prevenzione.
Un quadro dentro il quale la repressione ha connotati molto delicati, anche per la tipologia dei protagonisti di questo mondo, che sono gli adolescenti.
E ciò vale soprattutto quando nella repressione vengono coinvolte istituzioni esterne. Le scuole ? tutte le scuole ? si danno da fare seriamente con mille invenzioni, spesso artigianali per necessità, sul fronte del recupero e della cosiddetta educazione alla salute.
Aggiungere la sanzione giudiziaria sembra oggettivamente discutibile, perché mette insieme fronti che è meglio lasciare separati finchè si può. E forse in questo caso era possibile.
Certo, la scuola è bombardata di richieste e aspettative, a volte sacrosante, altre un po' meno. Una delle conseguenze sono i riflettori accesi sui responsabili della baracca. Giustamente. Purchè l'attenzione non si concentri sul rispetto delle forme, ma vada alla sostanza.
Diversamente, si rischia di richiedere la vocazione al martirio. Che non è prevista né dal contratto di lavoro, né dall'etica professionale.
LUIGI MARIANI
preside Istituto superiore Europa unita, Lissone


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