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Repubblica: "Lingua no problem io l´imparai al volo"

Howe, campione di atletica, arrivò bambino dagli Usa

16/10/2008
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la Repubblica

MATTIA CHIUSANO

ROMA - «Se invece di crescere in una classe mista fossi stato in una classe d´inserimento, mi sarei sentito messo in disparte. Mi sarei chiesto: "Come mai sto qui se sono italiano?"».
Andrew Howe è uno dei simboli dell´Italia multirazziale. Vicecampione del mondo 2007 nel salto in lungo, è figlio del primo matrimonio dell´americana Renée Felton, sposatasi poi con Ugo Besozzi, studente a Los Angeles prima di tornare in Italia con la nuova famiglia. A Rieti Andrew s´è formato nella scuola e con amici italiani.
Howe, la Camera ha approvato la mozione della Lega sulle "classi-ponte" per immigrati.
«Ed io sono contrarissimo. In un paese così piccolo non si può cominciare a separare la gente. Già ci sono problemi tra italiani del nord e del sud, poi tra tifosi della Lazio e della Roma. Vogliamo spezzare questo paese in mille pezzi?».
Che rapporto avevano i suoi compagni di classe con lei?
«Erano gelosi perché ero tanto bello già allora...».
Non c´è dubbio.
«A parte gli scherzi, a casa mia c´era lo stesso clima che c´è adesso ad Anguillara, dove mi sto allenando. Con me e mia madre ci sono cinque amici di Jeremy, il fratellino, che mangiano, fanno i compiti e giocano alla playstation».
Mai sentito "straniero"?
«Io mi sono sempre sentito italiano. Solo i primi sei mesi in prima elementare mi lamentavo, dicevo "Ma cos´è questo?", poi mi sono calato completamente nella realtà: italiano a tutti gli effetti».
Cosa l´ha aiutata?
«Per i bambini è tutto semplice, naturale, acquisiscono la cultura del paese in cui crescono. Non mi sono mai sentito un corpo estraneo in classe, ero me stesso e basta. Vedevo i miei compagni e mi dicevo: "Sono come voi"».
L´italiano è stato difficile da imparare?
«I bambini imparano una lingua in sei mesi. No problem».
Se arrivasse oggi in Italia forse troverebbe qualche ostacolo in più.
«Una nuova separazione è un enorme sbaglio. Crea confusione, incertezza, paura. Se si lasciassero le cose come stanno non ci sarebbero problemi».

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