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Repubblica-Le riforme sono uno scempio ci appelleremo al popolo

Pagina 6 - Interni "Le riforme sono uno scempio ci appelleremo al popolo" Prodi attacca Berlusconi: rischio di premierato assoluto I leader sindacali scrivono a Pera e ...

03/10/2004
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la Repubblica

Pagina 6 - Interni
"Le riforme sono uno scempio ci appelleremo al popolo"
Prodi attacca Berlusconi: rischio di premierato assoluto
I leader sindacali scrivono a Pera e Casini: i diritti sociali saranno disuguali
Al convegno di Libertà e Giustizia raffica di appelli in difesa della Costituzione
SILVIO BUZZANCA


ROMA - No, tre volte no, mille volte no. Romano Prodi rilancia dal Gran Teatro di Roma la battaglia contro la riforma costituzionale della Cdl centrata su un primo ministro "che se userà il suo "premierato assoluto" sarà inevitabilmente per perseguire tentazioni autoritarie o plebiscitarie". Motivo più che buono per invitare tutto il centrosinistra a mobilitarsi intorno al referendum confermativo e bocciare nelle urne il progetto della maggioranza. Diamo la parola al popolo, dice l'ex premier, e il popolo "sarà un giudice che non dovrà avere dubbio alcuno su chi ha voluto questo scempio", che giudicherà "con la severità necessaria chi ha avuto tanta irresponsabilità e arroganza".
Parole che infiammano i militanti che hanno risposto all'appello di Astrid, Comitati Dossetti e Libertà e Giustizia in difesa della Costituzione con Oscar Luigi Scalfaro combattivo ospite d'onore. "No, no tre volte, no mille volte" al progetto della Cdl, sintetizza allora il Professore. E quando David Sassoli, conduttore della maratona, gli ricorda che l'accuseranno di essere conservatore risponde sorridendo che "conservare buone cose non è un peccato. Non sono mai stato un innovatore ad oltranza e le cose vanno cambiate solo quando vanno cambiate". Perché, conclude, noi vogliamo ammodernare il paese. Lo abbiamo già fatto quando eravamo al governo. Ma questo progetto della Cdl è soltanto "un coacervo di impotenza e di cinismo" e "noi non vogliamo, noi non possiamo, noi non dobbiamo prestare in alcun modo il nostro consenso".
Prodi definisce "spontanei" i tre no che aveva pronunciato dopo l'astensione del centrosinistra sull'articolo 1 della riforma. Ma al Gran Teatro si presenta con un discorso più ragionato, argomentato, dove alla bocciatura del progetto governativo si accompagna la parte propositiva. Una sorta di mini manifesto costituzionale. Il Professore disegna così uno stato federale "che non diventi strumento di tensione e divisione, ma fattore di sviluppo e di promozione delle potenzialità del paese". Un federalismo temperato che garantisca "l'indivisibilità della Repubblica" e concili "le spinta alla differenziazione regionali e locali con l'assolvimento degli inderogabili doveri collettivi di solidarietà sociale e di giustizia".
Il Professore parla di riforme che completino la transizione verso il sistema bipolare e diano ai governi stabilità e capacità di realizzare i programmi. Ma nello stesso tempo ricorda che bisogna rafforzare le istituzioni di garanzia costituzionale. E allora chiede più poteri per il presidente della Repubblica e lo statuto delle opposizioni, invoca un Parlamento più forte e più capace di vigilare e controllare. Infine una Consulta che sfugga alla politicizzazione del progetto della Cdl.
Parole e progetti che hanno infiammato la platea. Soprattutto il passaggio dove chiede di non collaborare in alcun modo con la maggioranza. Concetto ripreso da Giuliano Amato. "Non dobbiamo votare a favore neanche di emendamenti che riprendono le nostre proposte ? spiega il Dottor Sottile ? perché sono estrapolati dal contesto e dal disegno della nostra proposta". Amato, tra le altre cose definisce il progetto "quel pasticciaccio brutto di via Lorenzago". "Abbiamo di fronte - continua l'ex premier ? una pezza a colore che cambia in continuazione" che, per esempio, scardina quel sistema sanitario che oggi assicura cure a tutti in ogni parte del paese. Pensate - spiega - alla nuova scuola, dove un insegnante non potrebbe essere trasferito da una regione all'altra. Perché, conclude, il pasticcio sta nello spezzare le competenze sulle materie, in modo da fare dire ai leghisti, per esempio, che la competenza sulla salute è delle regioni mentre An sostiene che è dello Stato.
Uno dei mille aspetti della riforma sviscerati in decine e decine di interventi. Hanno parlato professori universitari, girotondini, sindacalisti, sindaci, "governatori", parlamentari presidenti di provincia. Ha parlato Epifani. Il leader della Cgil, Pezzotta e Angeletti hanno scritto a Pera e Casini per manifestare dubbi sulla devolution e sul "rischio di sperequazioni territoriali nel godimento di diritti fondamentali". Oggi i tre saranno ricevuti da Casini. Rutelli c'era, ma ha parlato a margine. Ha parlato a lungo dal palco, anche di Roma Capitale, Veltroni che invita tutti a trasformare la battaglia referendaria in una lotta di tutto il paese contro un progetto sbagliato. Prodi concorda. Preferisce pensare al referendum piuttosto che come al collante del centrosinistra come al momento per mostrare al paese che il centrosinistra è più adeguato a governare del centrodestra. Parlano Bertinotti, molto unitario e preoccupato della cifra sociale del progetto, e Fassino. Il leader ds definisce il testo della Cdl "un ircocervo, un mostro a due teste" che nello stesso tempo esprime il massimo di separatismo e di centralismo. "Quel progetto ? dice ? è una sorta di vestito di Arlecchino che nessuno sarà capace di fare indossare all'Italia".


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