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Repubblica-Lavoro, accordo senza la CGIL

Il governo sposta le norme sui licenziamenti in un apposito disegno di legge. Cofferati resta ai tavoli su fisco, sommerso e Sud Lavoro, accordo senza la Cgil L'art.18 tolto dalla delega, gli a...

01/06/2002
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la Repubblica

Il governo sposta le norme sui licenziamenti in un apposito disegno di legge. Cofferati resta ai tavoli su fisco, sommerso e Sud
Lavoro, accordo senza la Cgil
L'art.18 tolto dalla delega, gli altri due sindacati firmano

Il premier: non è uno stralcio. D'Amato: finalmente un dialogo senza pregiudiziali
Il confronto parte dalla prossima settimana e si dovrà concludere entro la fine di luglio
VITTORIA SIVO

ROMA - Il governo fa un passo indietro sull'art.18 dello Statuto dei lavoratori e fa ripartire il dialogo con tutte le organizzazioni delle imprese e dei sindacati. Tutte, tranne la Cgil. Il vistoso strappo si consuma a palazzo Chigi a metà pomeriggio attorno al grande tavolo dove Silvio Berlusconi, affiancato da mezzo governo, ha invitato le 34 associazioni che rappresentano le parti sociali. La notizia del categorico "no" di Sergio Cofferati a partecipare ai prossimi incontri con il governo sulla riforma del mercato del lavoro è già arrivata in sala stampa quando il premier attorno alle 19 viene ad illustrare ai cronisti l'esito delle due ore e mezzo di riunione. "Abbiamo fatto un buon lavoro" annuncia elencando i punti salienti di un verbale di una pagina e mezza che il governo ha sottoposto a imprenditori e sindacati e che "è stato approvato da tutti, con l'eccezione della Cgil".
Rottura fra Berlusconi e Cofferati, ma anche rottura fra quest'ultimo e i suoi colleghi di Cisl e Uil, Pezzotta e Angeletti, come sarà evidente dalle tre conferenze stampa separate che i tre segretari generali terranno uno dopo l'altro. I toni del leader della Cgil sono durissimi sia verso il governo - con cui "non abbiamo firmato nulla, non abbiamo discusso nulla, non abbiamo condiviso nulla" - sia verso Pezzotta e Angeletti ai quali rivolge accuse di incoerenza e di aver pattuito sottobanco l'adesione al documento del governo. La Cgil non parteciperà ad alcuna trattativa sul mercato del lavoro e sull'art.18, sotto qualunque forma tale questione venga trattata, e si appresta a proclamare nuove forme di lotta, incluso lo sciopero generale. Anche se intende partecipare agli altri tavoli di confronto che il governo ha messo in calendario, e cioè a quello sulla riforma fiscale (5 giugno), sull'economia sommersa (stessa data), sul Mezzogiorno (6 giugno), nonché alla discussione sul prossimo documento di programmazione economica e finanziaria.
La novità che ha rimesso in moto il dialogo con tutte le altre organizzazioni, dopo 100 giorni di stallo, sta in un paragrafo del verbale dedicato alla riforma del mercato del lavoro: "Il governo proporrà al Parlamento la immediata approvazione delle materie contenute nel disegno di legge 848, ad eccezione delle disposizioni in materia di riordino degli incentivi, ammortizzatori sociali, art.18 e arbitrato" che verranno trasferite in un "separato disegno di legge, il cui esame sarà avviato alla conclusione del confronto con le parti sociali, che dovrà svolgersi entro il 31 luglio". Questo secondo ddl potrà essere emendato "in coerenza con l'esito del negoziato".
"Non è uno stralcio, ma una separazione temporale", ha specificato Berlusconi, quindi non è un dietrofront, ma la prova della "buona volontà del governo", nello spirito, richiamato nel verbale d'intesa, dell'accordo di politica dei redditi del '93. Si tratta di intervenire con "con il buon senso del padre di famiglia", confidando nella massima collaborazione delle parti sociali. Il 18 giugno ci sarà una prima verifica sull'andamento dei quattro tavoli. "Finalmente il confronto sulle riforme è sgombro da pregiudiziali" ha commentato il presidente di Confindustria Antonio D'Amato, confermando che, come detto da Berlusconi, "non c'è stato alcuno stralcio dell'art.18". Pezzotta e Angeletti sono però di avviso diverso: "di fatto il governo, anche grazie allo sciopero generale del 16 aprile, ha stralciato l'art.18". "Grave e ingiustificabile" quindi che Cofferati abbia sbattuto la porta.


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