Repubblica-La speranza di riscatto dell'università
Lettere La speranza di riscatto dell'università CORRADO AUGIAS G entilissimo dottor Augias, sono una studentessa al secondo anno di sociologia. Ieri un docente in aula ha infor...
Lettere
La speranza di riscatto dell'università
CORRADO AUGIAS
G entilissimo dottor Augias, sono una studentessa al secondo anno di sociologia.
Ieri un docente in aula ha informato dello sciopero previsto in molte università italiane. La riforma Moratti, le pessime condizioni della ricerca, il buon vecchio diritto allo studio eccetera, ma non voglio dilungarmi in questioni di cui non ho competenza. Oggi ho provato un brivido nero nel silenzio che ha accompagnato la comunicazione dello sciopero. Il silenzio era anche il mio. Come me forse molti altri avrebbero voluto alzare la mano per proporre di fare qualcosa, studenti e docenti uniti. Spesso ho la sensazione che siano pochi rimasti a battersi perché la mia, la nostra ignoranza diventi solo un limite individuale e non un destino sociale. La disillusione è come un lutto, prima di ricominciare a sognare la mia generazione dovrà stare con la testa china per un po'. Io ho paura, temo non tanto il terrorismo quanto "la tattica della paura" che funziona bene in un clima di profonda ignoranza. So di dire delle ovvietà però mi chiedo: se questa ignoranza è così forte già ora, cosa accadrà domani se non proviamo a fermarla? Non voglio dire perché e per come la riforma non va, cosa o come si possa incentivare la ricerca e il consumo culturale in senso ampio, voglio solo dire: qui in università e anche là fuori le cose non vanno, tutti ce ne rendiamo conto, anche se a volte siamo troppo stufi o abbiamo sogni troppo vecchi per affermarlo con forza. Uso solo un titolo famoso: Che fare?
Francesca Santarelli
La mia opinione sulla riforma Moratti è che aver preteso di farla mancando i mezzi per sostenerla sia stato un gesto di deplorevole vanità. Prima ancora del merito dei cambiamenti, e Dio sa quante le cose che non vanno, la rende nociva o inutile questa pregiudiziale di metodo: non si può immaginare di progettare una riforma, tanto più su un sistema complesso e costoso come la scuola, quando non ce ne siano i mezzi. Ostinandosi a procedere in condizioni così difficili il ministro del Miur (come si chiama adesso) si è comportata né più né meno come il suo presidente del Consiglio che si accanisce a proclamare una riduzione delle tasse senza sapere come fare a pagarla. All'attuale sfacelo dell'università italiana hanno del resto messo mano in molti e per molti anni, inclusi i centri di potere accademico, e la signora Moratti è solo l'ultima ad aver tentato di fare qualcosa con strumenti e competenza inadeguati. Del resto secondo una spietata classifica mondiale stilata pochi mesi fa dall'Istituto per l'educazione superiore di Shanghai, fra le prime cento università del mondo di italiana c'è solo, al settantesimo posto, La Sapienza di Roma. Milano, per dire, viene al 143esimo posto. Non vorrei contribuire con questi dati a scoraggiare ulteriormente Francesca Santarelli e i tanti giovani brillanti come lei che frequentano quelle aule. Il momento è brutto e difficile; ce ne sono stati, in passato, anche peggiori, eppure con qualche affanno siamo sopravvissuti. Avere coscienza della propria condizione, sapersi guardare intorno, è già un buon inizio soprattutto se si tiene conto che ci sono molte vie per maturare i propri talenti e le proprie capacità, e non tutte passano per le aule universitarie.