Repubblica: La sfida mondiale delle Università
Cina e India fanno concorrenza agli atenei di Usa e Europa
In crescita i giovani che vanno a studiare a Pechino o Tokyo
I campus si difendono con nuove strategie di marketing
La corsa all´istruzione globale mette a rischio il primato occidentale
Anche nei paesi asiatici corsi in inglese e un titolo riconosciuto nel mondo
PAOLA COPPOLA
Harvard, Yale, Cambridge e Oxford, certo, non hanno bisogno di farsi pubblicità: basta solo il nome come garanzia di qualità, e i migliori studenti arrivano da soli. È duro da scalfire il primato di queste università ma per gli altri campus americani e gli atenei europei non vale la stessa regola. Anzi, questi sono tempi duri: la concorrenza è spietata e mette a dura prova la loro offerta di corsi, così bisogna correre ai ripari, prima che sia troppo tardi. La competizione per accaparrarsi gli studenti di tutto il mondo è diventata globale, agguerrita la concorrenza di Cina e India, che stanno investendo milioni di dollari per migliorare le loro università, e degli istituti privati specializzati che, come cattedrali nel deserto, nascono anche nei paesi in via di sviluppo.
Tutti hanno lo stesso obiettivo: offrire la migliore istruzione internazionale, il top delle strutture, un titolo riconosciuto nel mondo e corsi di laurea in inglese. Come racconta Newsweek, che alla corsa globale all´istruzione ha dedicato la sua copertina, per ora gli Stati Uniti restano i leader nel settore e continuano a occupare nella classifica delle migliori università del mondo la metà dei posti. Ma altri paesi guadagnano in fretta nuove posizioni: Cina, India, Corea del sud, Singapore, Giappone e Malaysia, provano a rubare «lo scettro dell´eccellenza». Una tendenza fotografata anche dalle statistiche: per la prima volta negli ultimi 30 anni sono diminuiti gli stranieri che si iscrivono nelle università americane. Tra il 2000 e il 2005, secondo l´American council on education, dei 2,5 milioni di persone che studiano all´estero gli Stati Uniti ne hanno ospitate solo il 17% in più, mentre sono cresciuti dell´81% quelli che hanno scelto come meta la Francia e del 108% quelli che hanno preferito il Giappone.
Il mercato degli studenti stranieri frutta all´economia americana 14 miliardi di dollari l´anno, così le università cercano di contenere l´emorragia di stranieri. Quest´anno per la prima volta Washington ha lanciato un´aggressiva campagna di marketing e speso un milione di dollari per creare videoclip sui suoi campus da mandare in onda sulle tv cinesi e indiane. E in Gran Bretagna il 79% dei college e delle università hanno aumentato la loro spesa per reclutare studenti all´estero. Il governo francese vuole puntare sulla modernizzazione degli atenei, e ha programmato una spesa di 5 miliardi di euro entro il 2012.
Basterà? John O´Leary, l´editore del Times Higher Education Supplement che compila uno degli indici più prestigiosi per valutare la qualità dell´offerta accademica, ha raccontato al settimanale americano che l´Università di Pechino, l´Università nazionale di Singapore e l´Università di Tokyo nelle ultime valutazioni si sono classificate tra i primi 20 posti. Oggi molti paesi puntano sui programmi internazionali: più di cento college indiani hanno stabilito dei collegamenti con le università straniere, così come quelli britannici offrono la possibilità di studiare anche in Cina. Per contenere la fuga di cervelli all´estero Pechino ha deciso di investire sulle sue università: oggi spende lo 0,4% del Pil ma nei prossimi anni vuole arrivare al 4%, più di Europa (1,1%) e Stati Uniti (2,7%) messi insieme. Entro il 2010 la Malaysia si è ripromessa di diventare un punto di riferimento per gli studenti internazionali ospitandone 100mila. Per attrarre docenti stranieri invece le università di Singapore offrono dei salari all´altezza di quelli americani: un giovane professore può arrivare a guadagnare più di 180mila dollari l´anno. A questo si aggiunge il fatto che, secondo le statistiche, entro il 2050 la Cina diventerà una "superpotenza scientifica". Ogni anno sforna centinaia di migliaia di laureati in ingegneria, più di 600mila solo nel 2005. È seguita dall´India: dalle università del subcontinente ogni anno escono circa 500mila laureati in materie scientifiche.
Molti centri asiatici inoltre sfidano i più prestigiosi campus del mondo sul loro stesso terreno: la lingua. Le università in Corea del sud, Giappone e Cina offrono interi corsi di laurea solo in inglese, mettendo a rischio uno dei punti di forza di quelle americane e inglesi. Se il primato occidentale è a rischio, secondo gli esperti, questa corsa alle università d´eccellenza avrà come effetto di creare davvero "studenti globali": domani anche gli americani si confonderanno con gli studenti di Pechino.