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Repubblica-La segretaria CGIL Maulucci: "Non ci siederemo al tavolo per trattare

Il centro studi del sindacato smentisce la presunta 'anomalia' della concomitanza tra aumento di occupazione e calo della produttività Ires-Cgil: "Quattro anni sprecati tra errori e bugie del gover...

08/06/2005
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la Repubblica

Il centro studi del sindacato smentisce la presunta 'anomalia' della concomitanza tra aumento di occupazione e calo della produttività
Ires-Cgil: "Quattro anni sprecati
tra errori e bugie del governo"
La segretaria Maulucci: "Non ci siederemo al tavolo per trattare
L'invito di Letta è un cavallo di Troia per crearci difficoltà"
di ROSARIA AMATO

La crisi dell'industria secondo il rapporto Ires-Cgil è strutturale
ROMA - Non è colpa della Cina e nemmeno dell'euro. La recessione economica dell'Italia, piuttosto, è il frutto di quattro anni sprecati, o peggio sbagliati, caratterizzati da un declino al quale si è fatto fronte con una politica economica scorretta e nascondendo le condizioni reali dell'economia del Paese. E' il giudizio che emerge dal Rapporto Congiunturale Ires Cgil 2005, presentato stamane a Roma.

Una politica economica sbagliata che continua a rimanere tale, sottolinea la segretaria confederale Cgil Marigia Maulucci: "Il ministro Siniscalco ha ribadito oggi che non ci sarà una manovra correttiva, nonostante la procedura di infrazione varata dalla Commissione Europea contro l'Italia per il deficit eccessivo. Non fare una manovra correttiva adesso significa avere fra pochi mesi una finanziaria che viaggerà intorno ai 40-50 miliardi di euro. Chi pagherà questa cifra?".

Le false anomalie. L'analisi dell'Ires non differisce da quelle presentate negli ultimi tempi dai maggiori istituti di ricerca e statistica, però ha il merito di rendere esplicite alcune situazioni che avevano fatto parlare di 'anomalia italiana', a cominciare dall'apparente mistero della crescita dell'occupazione a fronte della diminuzione della produttività e comunque della forte crisi dell'industria e, in ultima analisi, del recente calo del Prodotto interno lordo.

Ma, in realtà, fa notare l'Ires, non c'è stato alcun aumento dell'occupazione in questi anni, piuttosto il contrario. "Nel Rapporto 2005 - ricorda Eduardo Carra, il ricercatore che ha redatto il rapporto Ires - si legge che "la crescita occupazionale nell'ultimo biennio è da ricondurre in gran parte all'incremento della popolazione extracomunitaria registrata in anagrafe". Noi abbiamo cercato di misurare quanto la regolarizzazione degli immigrati, cioè di persone che già erano in Italia e già lavoravano, ma in nero, abbia pesato nel calcolo degli occupati. Il risultato è che, a fronte delle circa 700.000 regolarizzazioni a regime tra il 2002 e il 2004, in effetti i dati depurati non ci danno alcun aumento, ma piuttosto un calo di 37.000 occupati a fine 2004". Mentre le statistiche ufficiali parlano di un aumento di 500.000 unità nell'ultimo biennio.

La produttività. L'occupazione aumenta e la produttività cala, si è detto. Ma anche questo non è vero, si legge nel Rapporto Ires: "Non è corretto misurare la produttività sulle unità lavorative - spiega Carra - perchè negli ultimi anni sono state introdotte nuove forme di lavoro, che implicano un numero di ore lavorate per dipendente inferiori. Se infatti si misura invece la produttività per numero di ore lavorate, nel 2004 c'è stato un aumento dello 0,9 per cento. Non c'è dubbio che la produttività che oscilla tra zero e uno non costituisca un fattore positivo. E' evidente che però in assenza di investimenti la produttività non può crescere più di tanto".

Le previsioni per il 2004. A fronte della crisi strutturale dell'industria, dovuta a un modello che non riesce a reggere le sfide dell'innovazione e della concorrenza con gli altri Paesi sia per le dimensioni ridotte che per mancanza di investimenti in ricerca e nuove tecnologie, le previsioni dell'Ires sono nere tanto quanto quelle di altri istituti nazionali e internazionali. "Per il Pil 2005 ci allineamo alla previsione dell'Ocse, meno 0,6 per cento", dice Carra, che comunque nel Rapporto neanche azzarda una previsione, e al posto dei numeri mette un punto interrogativo e uno esclamativo. Quanto al rapporto deficit/Pil, afferma il responsabile del dipartimento Politiche Economiche della Cgil Beniamino Lapadula, "al di là degli interventi occasionali, nell'ultimo biennio non è stato inferiore al 6 per cento e quest'anno difficilmente sarà inferiore al 5 per cento".

Cosa non fare. Difficile trovare una ricetta per risollevare il Paese, ammette la Cgil. Che però parte da una premessa: ipocrita prendersela con l'euro, che ha forse evitato il peggio, oppure con la Cina, che eserciterebbe una sorta di "concorrenza sleale" producendo a costi inferiori prodotti analoghi a quelli italiani, vendendoli poi per molto meno. "L'agenzia cinese Xinhua - si legge nel Rapporto - ha annunciato che nel 2004 la Cina ha speso in ricerca scientifica 22,3 miliardi di dollari. Due volte in più dell'Italia, in termini assoluti, sei volte in più se si tiene conto del reale potere d'acquisto della moneta cinese. La Cina si colloca dopo Stati Uniti e Giappone come terza potenza tecnoscientifica del mondo e l'hi-tech rappresenta il 25 per cento delle sue esportazioni (in Italia solo il 10 per cento).

No al taglio dell'Irap. Dannoso, se non criminale, secondo la Cgil, tagliare l'Irap. Infatti si aggraverebbe così il disastro dei conti pubblici, rischiando di far arrivare così il rapporto deficit-Pil al 7 per cento. "Semmai andava fatto l'anno scorso", ha detto Lapadula, sottolieneando che, dato lo stallo dell'economia, le maggiori risorse a disposizione delle imprese non si tradurrebbero in investimenti: "Lo abbiamo già visto con la Tremonti-bis". Al fallimento della Tremonti bis e della riforma fiscale la Cgil attribuisce in gran parte lo stato attuale dei conti pubblici italiani.

Cosa fare. Mentre invece per la Cgil bisognerebbe da un lato rilanciare e migliorare il nostro modello produttivo, e dall'altro favorire i lavoratori impoveriti in questi anni, restituendo loro il fiscal drag e facendo crescere realmente i salari. Infatti negli ultimi anni, secondo un calcolo esposto dal presidente dell'Ires Agostino Megale, un lavoratore dal reddito annuo medio lordo di 23.000 euro ha perso oltre 1000 euro. "L'Istat ha registrato nel 2004 una crescita delle retribuzioni dello 0,6 per cento - ha spiegato Megale - ma nel 2002 e 2003 si è registrato un calo rispettivamente dello 0,8 e dello 0,9 per cento. In tre anni sono quindi stati persi 800 euro, che uniti alla mancata restituzione del fiscal drag (400 euro) fanno 1.200 euro in meno".

"Occorre decidere in quali settori l'economia italiana dovrà svilupparsi nei prossimi decenni - conclude il Rapporto - Occorre lanciare progetti per il futuro che coinvolgano imprese, Università e Centri di ricerca a dimensione europea".

Il governo non merita fiducia. Ma la Cgil non ha nascosto la propria sfiducia nell'attuale governo, e la propria sostanziale diffidenza a sedersi a un tavolo per trattare la riforma dei contratti di lavoro. "Attualmente - osserva Maulucci - non c'è un tavolo al quale possiamo sederci o meno. Letta ci ha mandato una lettera, alla quale comunque risponderemo, sottolineando l'esigenza di discutere questo tema. Ma non ci sono le condizioni per farlo. Mi pare che il governo introduca questo argomento per cercare di creare divisioni nel sindacato, che invece è auspicabile abbia una posizione unitaria. Si tratta di un cavallo di Troia e, come diceva Laoconte, 'Timeo Danaos et dona ferentes', temo i greci anche quando portano i doni".

(8 giugno 2005


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