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Repubblica-La scuola è più arida senza la musica

La scuola è più arida senza la musica CORRADO AUGIAS G entile Augias, sono un ricercatore dell...

19/02/2005
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la Repubblica

La scuola è più arida senza la musica
CORRADO AUGIAS


G entile Augias, sono un ricercatore della Facoltà di Musicologia dell'Università di Pavia, e le scrivo perché conosco e apprezzo da anni la sua passione per la musica. Come forse saprà, nello schema di decreto legislativo inoltrato dalla ministra Moratti alle Camere lo scorso 14 gennaio, la musica scompare definitivamente dai programmi della scuola superiore.

Sopravviveva, è vero, solo nell'indirizzo socio-psico-pedagogico; ma, a parte il fatto che sarebbe stata semmai auspicabile un'estensione, la cancellazione non è un'operazione qualunque.

Quell'indirizzo raccoglieva l'eredità dell'istruzione magistrale, e la scelta del ministero è dunque chiarissima: la musica non farà più parte dell'orizzonte culturale dei futuri insegnanti. Né consola l'istituzione dei licei musicali: in gioco non è la formazione professionale dei musicisti, ma la presenza della musica nel percorso formativo del cittadino; in gioco è il futuro di un patrimonio inestimabile della nostra civiltà, che di questo passo perderà i suoi ascoltatori nel giro di poche generazioni (forse una). Su questa delicata questione si è espresso anche il maestro Riccardo Muti, con parole di inequivocabile fermezza. La nostra facoltà sta raccogliendo le firme per una petizione, sul sito: spfm.unipv.it. Abbiamo già l'adesione di tanti musicisti (tra i quali Salvatore Accardo e Uto Ughi) e musicologi, ma anche di tanti cittadini delle più varie professioni.

Marco Mangani

marco. mangani@unipv. it A bolire l'insegnamento della musica dai programmi della scuola superiore sarebbe imperdonabile. Come aver abolito l'insegnamento della storia classica, a parte le poche nozioni delle classi elementari. Io spero che in questo Parlamento, purtroppo non vivacissimo culturalmente, si trovino una dozzina di rappresentanti dei due schieramenti che facciano presente quale errore sarebbe dare vita a questo proposito. La musica non è di destra né di sinistra, è una delle chiavi per capire in che mondo viviamo, per saggiarne le temperatura, per partecipare con altri al suo presente. Molte musiche stimolanti convivono nella contemporaneità e con una facile ricerca qualunque giovane (e meno giovane) può intercettare tradizioni, e divertimento, di epoche e luoghi diversi. Il computer, i dischi scaricati dalla rete, hanno spalancato nuovi mondi. Le scelte dei materiali e dei "canoni" sono diventate un fatto individuale. Miles, Coltrane, Stravinsky e James Brown, c'è un mondo da scoprire, un modo nuovo di ascoltare, dove convivono con la più grande armonia (è il caso di dire) le canzoni di Gershwin e gli ultimi quartetti di Beethoven. Ma perché questo mondo non sia solo stordimento e mossette malamente cadenzate è necessario che il maggior numero possibile di giovani abbia almeno qualche chiave per interpretare quel linguaggio.

Certo, ci sono quelli che le proprie strade alla musica le trovano benissimo da soli anche perché buona parte della produzione più interessante vive ai margini delle burocrazie culturali consolidate. Ma la scuola dovrebbe pensare anche agli altri, a quelli che lasciati a se stessi non arriveranno mai più in là del "Piccolo montanaro". La discussione sulla scuola è ormai retrocessa a livelli così bassi che c'è da vergognarsi a dover fare di così umili osservazioni una battaglia.


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