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Repubblica-La scuola delle sedie rotte e dei muri scrostati

La scuola delle sedie rotte e dei muri scrostati CORRADO AUGIAS C aro Augias, sono una maestra c...

14/09/2004
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la Repubblica

La scuola delle sedie rotte e dei muri scrostati
CORRADO AUGIAS


C aro Augias, sono una maestra che si troverà a vivere il "nuovo rinascimento" della scuola. Ieri mi sono dedicata alla sistemazione dell'aula per accogliere i bambini. Mi è preso un forte scoramento. Questi bambini vivranno tra arredi rotti o sbrecciati o recuperati dalle case degli insegnanti e dei genitori.

Scrivo da una cittadina del Nord. So che esistono realtà migliori, ma so anche che se lo sono, lo si deve soprattutto alla tenacia di coloro che le vivono e alla concomitanza di fattori positivi: la disponibilità degli enti locali, l'interesse dei dirigenti, la motivazione degli insegnanti.

La cura degli ambienti non è un aspetto marginale dello stare a scuola. Credo in una scuola che insegni il rispetto per gli altri, per se stessi e per le cose. Come posso richiedere ai miei alunni rispetto per le cose, quando le "cose" sono rotte o rovinate?

Non è dignitoso presentarsi così ai futuri cittadini. Non saranno stimolati a essere a loro volta dignitosi. Ieri, mentre tentavo di migliorare un po' l'aspetto della mia aula, mi venivano alla mente gli ambienti della facoltà di Fisica dell'Università di Uppsala, in Svezia, che ho avuto modo di visitare e dove tutto è accogliente, curato. Guardando le due sedie per le maestre della mia classe, una quasi sfondata, l'altra scrostata e scheggiata, ho detto alla mia collega: "Voglio andare a lavorare in Svezia", e non solo per sfuggire al "nuovo rinascimento".

Loreta Santimaria

loretasantimaria@libero.it

I mmagino l'aula della signora Santimaria, quei banchi, quei muri, quelle sedie, penso che ci saranno dei festoni di carta colorata per nascondere buchi e macchie, che qualcuno porterà da casa un vasetto dove mettere qualche fiore. E poi via, con la speranza che i bambini non ci facciano troppo caso, e che imparino comunque a compitare "a, e, i, o, u" e tutto ciò che s'impara a quell'età e che la loro maestra li tenga allegri e li faccia cantare e che così dimentichino un po' l'avvilente bruttezza dell'ambiente.

Non esito a definire criminali i tagli operati alle già stremate finanze dell'istruzione: tagliati i finanziamenti alla scuola per l'infanzia e al tempo pieno, ridotti i sostegni ai portatori di handicap; s'è imposto che a tredici anni "ragazzini e ragazzine scelgano il loro "profilo professionale""; si è sancita la divaricazione fra scuole di serie A e scuole di avviamento alla professione; si sono "ridotti all'asfissia" i centri per l'educazione degli adulti.

In un libro appena uscito da Laterza il linguista Tullio De Mauro ("La cultura degli italiani" a cura di Francesco Erbani) espone cifre spaventose: abbiamo più di due milioni di analfabeti ai quali bisogna aggiungere quasi quindici milioni di semianalfabeti; il cinque per cento degli italiani adulti non sa leggere un questionario/test di tre parole: "il gatto miagola". Il 33 per cento (33 per cento!) barcolla di fronte a frasi "complicate" come "il gatto miagola perché vorrebbe il latte".

C'entra questo disastro con l'aula scassata della signora Santimaria? C'entra non solo perché in una scuola decorosa si sta più volentieri e s'impara meglio, ma anche perché la scuola scassata di quella cittadina denuncia da sé che il "nuovo rinascimento" è fatto nella realtà di soldi che non ci sono e di profondo disinteresse.


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