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Repubblica-La rinascita dell'università non può passare per i privati

LE IDEE La rinascita dell'università non può passare per i privati La soluzione proposta l'altra sera dal programma televisivo contro il nepotismo e la concussione è contraria...

18/02/2005
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la Repubblica

LE IDEE
La rinascita dell'università non può passare per i privati
La soluzione proposta l'altra sera dal programma televisivo contro il nepotismo e la concussione è contraria alla cultura di sinistra
GIORGIO ASSENNATO


Ho avuto la ventura anch'io di assistere al programma televisivo Ballarò, in cui la nostra Università ha riportato un danno d'immagine molto serio. Casi di nepotismo e di "concussione" sono stati in modo sommario offerti al pubblico ludibrio con una serie di interventi, alcuni dei quali, agghiaccianti, compromettono il nostro prestigio, a difesa del quale un gran numero di docenti, e non, quotidianamente, impegna le proprie energie. Il nepotismo è un fenomeno negativo arcinoto, presente purtroppo in tutte le università e anche al di fuori, che nessuno ha voluto o saputo arginare negli ultimi anni, nei quali invece è irresistibilmente dilagato diffondendosi quasi a macchia d'olio in tutti gli ambienti accademici. Quanto ai reati, avevano già patito le conseguenze di un caso vero due anni fa. Ora assistiamo a un fenomeno nuovo, ma altrettanto inquietante, la concussione "eventuale" o "verosimile".
Il messaggio diffuso, anche attraverso interventi bipartisan di politici e di un docente italiano all'estero, è che la soluzione sarebbe quella della privatizzazione estrema, con stipendi differenziati in funzione delle capacità scientifiche dei docenti e precarizzazione indefinita. È paradossale che messaggi di questo tipo siano veicolati da programmi considerati "di sinistra", non corrispondendo affatto ai valori culturali tipici della sinistra in tema di università. Da oltre un secolo la sinistra si batte con alterne fortune per un sistema universitario pubblico, efficiente e aperto. Corrisponde agli interessi non solo dei ceti popolari ma anche ormai della gran parte del ceto medio avere a disposizione per i propri figli una sede universitaria decente a livello locale, evitando gli altissimi costi necessari per pagare tasse in università private sempre più care in sedi lontane. Sarebbe interessante in proposito disporre di statistiche affidabili che dimostrino se le politiche adottate dalla nostra università siano riuscite a ridurre la mobilità passiva extraregionale, il numero cioè di studenti che lasciano la Puglia per iscriversi a università di altre regioni.
Un altro elemento di riflessione è l'inadeguatezza della democrazia come strumento idoneo a livello istituzionale per prevenire fenomeni di malcostume o francamente illegali. Il meccanismo elettivo e la presenza di rappresentanti delle categorie deboli e degli studenti negli organi di governo avrebbe dovuto favorire la trasparenza degli atti amministrativi e un controllo della "base". Anche attraverso programmi come Ballarò si diffonde invece la convinzione che l'Università sia una corporazione arroccata a difesa dei propri privilegi ("feudali", è stato detto in tv). Questa lettura è certamente ingenerosa, ma è anche dovuta al fatto che l'Università sempre più priva di risorse adeguate, non è in grado operativamente di percepirsi come il luogo primario della ricerca e dell'alta formazione. Più che a puntare su questi obiettivi e a definire politiche premiali coerenti, le scelte istituzionali e, parallelamente, le motivazioni individuali sono focalizzate sulla progressione verticale delle carriere di tutto il personale (docente e non).
docente universitario


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