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Repubblica-LA NEMESI TELEVISIVA

LA NEMESI TELEVISIVA Ecco cosa succede a chiedere ai telespettatori come la pensano. Ecco cosa succede quando la tv dà la parola a chi la guarda. Succede che al primo posto, tra le dieci c...

06/10/2003
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la Repubblica

LA NEMESI TELEVISIVA

Ecco cosa succede a chiedere ai telespettatori come la pensano. Ecco cosa succede quando la tv dà la parola a chi la guarda. Succede che al primo posto, tra le dieci cose alle quali gli italiani vogliono dire "basta!" non c'è un nemico vago e impalpabile come il traffico o la maleducazione o l'inquinamento, ma un bersaglio in carne e ossa: "Berlusconi e i politici che non fanno quello che dicono".

Che la gente la pensasse così, da un po' di tempo a questa parte, non era un mistero. Ma nessuno, neanche Bertinotti o Mussi o Rosy Bindi, si sarebbero aspettati che la sentenza fosse annunciata all'ora di cena dall'ammiraglia del palinsesto Rai, ovvero da Domenica In, nella prima puntata della gestione Bonolis. Perché in questa televisione più realista del re, in questa Rai epurata e corretta che censura le gaffe del premier per non danneggiarlo e trucca le immagini dei suoi interventi alle Nazioni unite per fargli fare bella figura, la normalizzazione è arrivata così a buon punto - si fa per dire - che il semplice risultato di un sondaggio ha l'effetto del bambino che grida, con candida irriverenza, che il re è nudo. In questa fortezza mediatica sempre più blindata - ormai spossata dallo sforzo di rendere simpatico il ministro Gasparri e credibile il portavoce Bondi - basta una crepa nel muraglione delle veline (quelle di carta, non quelle di Ricci) per far passare di schianto il "basta!" del popolo della tv, basta un attimo di distrazione del direttore forzista perché una valanga di sms e di email diventi un coro democraticamente eversivo, per l'ordine costituito del video berlusconiano. Un "basta!" che brucia due volte, sulla pelle del presidente del Consiglio.
Primo, perché viene dalla tv che lui credeva di aver messo sotto controllo, a cominciare dal diktat ancora vigente su Biagi, Santoro e Luttazzi, e addirittura dal pubblico più tradizionalista, più tranquillo e più pantofolaio, quello della domenica pomeriggio. Secondo, perché arriva nel momento in cui il Grande Comunicatore avverte il suo vero momento di difficoltà, e cerca una via d'uscita nei messaggi a reti unificate e nelle lettere a domicilio, avendo già esaurito il campionario delle promesse. E cosa ti combina, nell'ora del bisogno, la rete che era stata affidata alle fidate cure di un ex deputato di Forza Italia? Spiattella ai quattro venti che la gente non solo non gli crede più, ma s'è proprio stufata di quelli come lui, di quei politici "che non fanno quello che dicono" e delle loro promesse da marinaio.
Ora ci diranno che è stato un errore tecnico o un pirata informatico a produrre risultati così eclatanti: dovranno trovare una scusa, per il berlusconismo è inconcepibile che il capo non sia amato. Tanto di cappello, dunque, all'uomo - un funzionario? un autore? il conduttore? - che ha trovato invece il coraggio di dire la verità senza cancellare dalle risposte il nome più scottante. All'uomo che ha voluto mantenere - forse per una sola puntata: mettiamo già nel conto la cancellazione del gioco - il patto stipulato con i telespettatori con quella formula di cui tanti hanno abusato e che dunque sembrava quasi falsa sin dagli spot che annunciavano la consultazione televisiva, "vi daremo la possibilità di dire la vostra". Ecco, gli italiani la pensano così, vogliono mandare il Cavaliere sull'Isola dei famosi, e adesso sono cavoli di Del Noce.
SEBASTIANO MESSINA


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