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Repubblica-"La Moratti si faccia un giorno da precaria"

LA TESTIMONIANZA Ecco come vivono le migliaia di "supplenti a vita" della scuola "La Moratti si faccia un giorno da precaria" Mi vengono i brividi a pensare al futuro. Una...

20/03/2005
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la Repubblica

LA TESTIMONIANZA
Ecco come vivono le migliaia di "supplenti a vita" della scuola
"La Moratti si faccia un giorno da precaria"
Mi vengono i brividi a pensare al futuro. Una signora è stata assunta in ruolo a 60 anni, alle soglie della pensione


LA sveglia alle sei meno un quarto, la corriera sino a Monteveglio, a scuola alle otto meno dieci sino all'una, poi l'autobus per Bazzano e il pullman per Modena. Ore 15, lezioni, questa volta dall'altra parte del banco, alla scuola di specializzazione per insegnanti (Sis) e ritorno a casa alla sera.
Milena Paglia non è alle prime armi come maestra, ha trent'anni, insegna da dieci, con le prime supplenze negli anni di Università, dopo il diploma magistrale. Una laurea in informatica, due abilitazioni per insegnare alle materne e alle elementari. Non basta? No, per avere il posto di ruolo nella scuola non basta. E' precaria, come il trenta per cento - stimano per difetto i sindacati Confederali - dei dodicimila lavoratori della scuola in provincia di Bologna. "Una situazione a cui si aggiunge al danno dell'insicurezza lavorativa la beffa dell'aumento costante dell'utenza", scrivono i sindacati. Loro, i precari della scuola, vivono come appesi a un filo ben oltre gli anni di una normale "gavetta". E sono esasperati. "Vorrei che il ministro Moratti facesse per un giorno, un giorno soltanto, la vita da precario. Se non la vivi non ci credi", è la provocazione di Milena. Le notti insonni ad ogni convocazione e ad ogni aggiornamento di graduatoria, "chissà dove sarò il prossimo anno", il mutuo per la casa che "nessuno ti dà", il doppio lavoro. Michelangelo Pellegrino, per esempio. Insegna educazione musicale, ma per vivere e mantenere la famiglia ("anche mia moglie è precaria") deve fare un altro lavoro. Suona l'oboe, tiene concerti e quando lo stipendio a giugno finisce, con l'ultima lezione a scuola, si sposta a Riva del Garda per lavorare al festival musicale. "Siamo diventati bravissimi incastratori di lavori", dice. "E mi vengono i brividi a pensare che sarà così per anni, nella mia disciplina tanti vanno di ruolo dopo vent'anni. Una signora è stata assunta in ruolo a sessant'anni, alle soglie della pensione". "E' una storia infinita", sospira Milena. "Ho cominciato con le supplenze e mi sono innamorata della scuola, non è retorica. Ma che fatica.
Quando sono tornata dalle vacanze, estate 2001, mi sono trovata di colpo trecento persone davanti in graduatoria, erano quelli delle scuole private. Poi c'è stato il blocco delle immissioni in ruolo per due anni, poi i punti in più a chi aveva lavorato in montagna.
E tu stai sempre lì, guardi al graduatoria e invece di avanzare puoi solo sperare di non scivolare ancora più giù". "Con l'arrivo della Moratti sono cambiate le regole a gioco in corso, un disastro", commenta Michelangelo, supplente da sette anni. "Io mi posso considerare fortunata - aggiunge Milena - perché da quattro anni ho supplenze annuali, non vi dico il calvario quando fai uno o due giorni da una parte e dall'altra". Tanto che anche le scuole sono messe in ginocchio da un meccanismo che non funziona: per trovare un supplente a volte non bastano cento telefonate. "Non è colpa nostra, pensate cosa vuol dire stare in casa, quando per vivere devi trovare anche altro, ad aspettare le telefonate e dover decidere in mezz'ora se è più conveniente una offerta piuttosto che un'altra, è il sistema che non funziona". Se ti chiamano per dieci ore in montagna accetti? E se il giorno dopo arriva una chiamata per diciotto ore a Bologna? "Non ci dormi sopra", dice Michelangelo. Milena: "Spero solo che tutti i precari si ricordino della vita che stiamo facendo grazie al ministro Moratti".
(il. ve.)


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