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Repubblica - L'ultima tentazione della Moratti

Sconcerto tra gli insegnanti dopo la rivoluzione annunciata in materne ed elementari L'ultima tentazione della Moratti "Ma così aumenta la confusione" "La 'primina' era stata se...

21/01/2002
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la Repubblica

Sconcerto tra gli insegnanti dopo la rivoluzione annunciata in materne ed elementari
L'ultima tentazione della Moratti "Ma così aumenta la confusione"
"La 'primina' era stata sempre avversata. Ora viene anticipata l'età di ingresso a scuola"
"I cambiamenti sono pericolosi e qui si tratta di bambini, non certo di macchine"


Si aggira nello Stato italiano una cellula impazzita che vaga di luogo in luogo, gettando scompiglio e incertezza. Sembra il principio di una malattia che rischia di contagiare due milioni di individui quasi tutti minori. Un carrozzone immenso che di tutto ha bisogno fuorché dell'incertezza. Quella cellula impazzita è la scuola, tirata da un lato e dall'altro dalla riforma del momento. E spesso si tratta di modifiche sostanziali nel corso delle quali l'una nega l'altra per poi tornare a quella di prima. In un gioco folle dove chi perde è quasi sempre la parte più debole, i bambini e i ragazzi, cioè gli uomini di domani. Basti pensare, al maestro unico della scuola elementare, sostituito dai tre docenti e adesso in procinto di essere ripristinato in cattedra com'era prima.
Gli insegnanti non ne possono più, anche i più moderni, anche i più propensi alle novità. Così a Bari la notizia del disegno di legge comparsa sulle prime pagine di quasi tutti i quotidiani di ieri, ha suscitato indignazione e rabbia. "Lasciateci in pace" sembra il grido disperato degli insegnanti contro chi occupa la stanza dei bottoni, quelli di oggi e quelli di ieri. Il disegno di legge che Letizia Moratti presenterà al consiglio dei ministri anticipa l'ingresso nella scuola materna e alle elementari e cancella i debiti formativi della riforma Berlinguer, stabilendo di promuovere o bocciare i ragazzi ogni due anni. Così diamo voce innanzitutto a chi opera nella scuola dell'infanzia. Luciana Cazzolla dirige a Bari le materne "Glicine Bianco" e "Vittorio Veneto": "L'istruzione è un servizio alle persone '#8211; dice '#8211;. Questa riforma sembra non tenere conto dei processi di sviluppo e di maturazione del bambino che sono variabili rispetto al soggetto. Cominciare la scuola dell'infanzia a due anni e mezzo mi sembra davvero precoce. Ed è una contraddizione rispetto a tutti i discorsi fatti finora. Si parla tanto della tutela dell'infanzia e di una separazione non traumatica dai genitori con l'inizio della scuola e poi sottoponiamo il bambino ad un distacco anticipato?". E continua: "Non posso condividere una cosa del genere. E poi finora la scuola è rimasta rigida nel proibire ufficialmente la primina. Adesso all'improvviso cambia tutto e si va a scuola a cinque anni e mezzo. Tutto ciò mi lascia perplessa. Per non parlare dell'ingresso di nuove figure professionali. Questa frammentazione dei ruoli genera problemi interni che danneggiano il risultato finale. Così anche se iperspecializzato, l'insegnante di riferimento perde di valore". "Ma non è solo questo. Nella scuola ormai i cambiamenti sono continui e repentini. Non ci lasciano il tempo per riflettere. Così può succedere che l'operatore faccia più male che bene. Le conseguenze possono essere macroscopiche. Qui parliamo di persone e non di macchine. I tempi fisiologici per realizzare un cambiamento si aggirano per tutti gli studiosi attorno ai cinque anni. In definitiva, io preferisco che gli insegnanti dei miei figli, pur con un vecchio metodo, siano sicuri del fatto loro. Meglio questo che trasmettere confusione e insicurezza".
Sull'abolizione dell'esame di quinta elementare, Maria Isabella De Pascale docente della scuola media "Imbriani" ha le idee chiare: "Come si può pensare ad un esame in prima media che includa anche la quinta elementare? Come ci può essere un raccordo tra le due scuole se poi la scelta dell'istituto è del genitore? Questo è davvero troppo. Noi ci sentiamo avviliti per le continue contraddizioni e i cambiamenti repentini. Non facciamo in tempo ad abituarci ad una terminologia che è già superata". (a.gri.)


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