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Repubblica-L'attacco del nuovo segretario Cisl "Così i ragazzi lasciano la scuola"

INTERVISTA L'insegnante palermitano Francesco Scrima al vertice del sindacato nazionale di categoria L'attacco del nuovo segretario Cisl "Così i ragazzi lasciano la scuola" ...

14/05/2004
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la Repubblica

INTERVISTA
L'insegnante palermitano Francesco Scrima al vertice del sindacato nazionale di categoria
L'attacco del nuovo segretario Cisl "Così i ragazzi lasciano la scuola"
"Al governo regionale manca la cultura politica nei confronti dell'istruzione e della formazione"
"Continueremo a batterci contro la riforma Moratti e a sostegno del sistema pubblico"


Un palermitano a capo della Cisl Scuola nazionale. Francesco Scrima, 55 anni, originario di Favara, vive e lavora facendo il pendolare tra Palermo e Roma. Maestro in servizio alla elementare Ingrassia, sposato e con due figlie, è stato eletto a Roma al vertice dell'organizzazione sindacale della scuola col maggior numero di iscritti. Promette una politica senza rotture con la passata gestione confermando "che la Cisl è contro la riforma Moratti e sostiene lo sviluppo della scuola pubblica statale". Ma non manca di bacchettare il governo regionale che accusa "di mancanza di cultura politica nei confronti del settore dell'istruzione e della formazione".
Come ha iniziato la carriera sindacale?
"A Palermo, nell'87, come segretario provinciale del Sinascel, il sindacato dei maestri di scuola elementare e materna. Poi sono stato nominato nella segreteria nazionale e, quando Sinascel e Sism - il sindacato dei professori di scuola media e superiore - si sono uniti, nel '97 sono stato eletto nel gruppo dirigente della Cisl Scuola nazionale".
Cambiamenti di rotta rispetto al passato?
"No. Continueremo a contrastare la riforma Moratti, che non ci piace, a sostenere la scuola pubblica statale, che consideriamo un bene collettivo, e a valorizzare la professionalità di tutti gli operatori scolastici per promuovere un'offerta formativa di qualità".
La scuola siciliana avrà maggiore attenzione rispetto al passato?
"Sicuramente sì. La nostra attenzione sarà puntuale, anche se purtroppo una buona parte dei problemi sono strutturali e richiedono interventi adeguati e mirati".
Quali, in particolare?
"Quelli dell'edilizia scolastica e della dispersione, che dalle nostre parti assume connotazioni diverse rispetto alle altre regioni italiane".
Si spieghi meglio.
"In parecchie regioni si può parlare di dispersione scolastica determinata dalla "ricchezza". Gli studenti lasciano la scuola per andare a lavorare, perché le opportunità di impiego non mancano. In Sicilia i ragazzi abbandonano i banchi spesso per assicurarsi la sopravvivenza e aiutare la famiglia".
Le altre questioni da affrontare?
"Le carenze degli organici e dei laboratori".
Come può intervenire la Regione?
"Intanto approvando una legge sul diritto allo studio. È un fatto eclatante che la Sicilia sia l'unica regione italiana a non essere dotata di un provvedimento indispensabile per chi vuole investire sulle nuove generazioni".
Perché?
"È mancata in passato, ma continua a mancare ancora adesso, un cultura politica nei confronti dell'istruzione e della formazione professionale come strumento di crescita sociale ma anche economica della regione. È questo uno dei punti nodali che determinano lo stato di arretratezza del Sud e sui quali occorre puntare".
Il ministero taglia le cattedre. In Sicilia che cosa significa?
"Diminuire le risorse in una realtà particolarmente depressa, che spesso vive condizioni drammatiche. Vuol dire deludere le aspettative dei tanti precari che hanno investito sull'insegnamento e privare alunni e famiglie di opportunità in certi contesti uniche"".
Le 1.200 cattedre assegnate dal ministero alla Sicilia per le immissioni in ruolo possono attenuare la disoccupazione?
"Sono insignificanti rispetto alle esigenze, e non si tratta di una posizione corporativa. Il personale è la più importante risorsa per garantire una formazione di qualità".
s. i.


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