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Repubblica: L´affondo di Epifani "Non accetto ultimatum industriali senza etica"

Il leader Cgil al governo: trattativa vera

01/09/2008
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la Repubblica

Ritorno da Denver

"Dalle crisi aziendali alla cassa integrazione le regole siano uguali per tutti"

"Quando Prodi approvò le norme pro labour Confindustria si fece sentire"

ROBERTO MANIA

ROMA - Nessun ultimatum. Come sempre Guglielmo Epifani usa i toni pacati, ma è altrettanto netta la sua strategia per affrontare una partita decisiva anche per il futuro del sindacato: l´ultima crisi dell´Alitalia con le nuove regole del gioco approvate dal governo Berlusconi, con la cordata di imprenditori italiani guidata da Roberto Colaninno e benedetta dalla Confindustria. E con i sindacati considerati i primi responsabili del mancato accordo con Air France.
Appena tornato da Denver, dove ospite dei sindacati americani ha partecipato all´incoronazione di Barack Obama, Epifani ha fatto il punto con la delegazione della Cgil che da oggi affronterà al ministero del Lavoro il negoziato per l´Alitalia. «Non possiamo accettare la logica del prendere o lasciare», ha detto il leader della Cgil impostando la trattativa. E sarà questa la risposta che arriverà al tavolo di Via Flavia anche all´advisor Corrado Passera per il quale senza l´accordo con il sindacato il progetto per la Nuova Alitalia rientrerà nel cassetto. Le regole di una trattativa, per la Cgil, restano quelle di sempre. Anche se l´Alitalia è fallita, anche se il suo commissariamento è del tutto anomalo, anche se sulla carta c´è già una nuova compagnia, anche, infine, se è difficile immaginare un´alternativa che non sia baratro per i ventimila dipendenti della Magliana. «Bisogna negoziare. Ci vuole una trattativa vera», ha insistito Epifani. «Aprire un confronto a partire dal piano industriale». Poi ci sarà la gestione degli esuberi.
Ma c´è anche un altro fronte che ora interessa l´Alitalia e che domani potrà riguardare qualsiasi altra impresa in difficoltà: la possibilità di cedere rami d´azienda e anche di singoli lavoratori a un´altra società. «Nel decreto del governo - è allora la tesi di Epifani - ci sono problemi seri. Va rimesso a posto, cambiato». Perché il rischio è che di fronte a una fase di difficoltà un´azienda possa disfarsi di alcuni pezzi. È una questione che la Cgil ha già osteggiato all´epoca della legge Biagi.
Insomma la Cgil punta a un confronto a tutto campo: capire, da una parte, se l´obiettivo rilanciare l´Alitalia oppure ridimensionarla a un vettore regionale con scarse prospettive sul terreno della competitività e chiarire, dall´altra, tutte le implicazioni del decreto che ha fissato le nuove procedure fallimentari. Ragionamento che vale anche per gli ammortizzatori sociali. Perché se per gli esuberi dell´Alitalia sarà possibile ricevere per quattro anni l´indennità di cassa integrazione e per tre, senza alcuna interruzione, quella di mobilità, indipendentemente dall´età e dalla regione di residenza, questo dovrà essere possibile per tutti gli altri lavoratori. «Le regole - sostiene Epifani - devono essere uguali per tutti».
Sul negoziato peserà, indirettamente, pure il ruolo degli industriali, quelli che hanno dato vita alla cordata, ma non solo. «Il loro atteggiamento - ha sostenuto Epifani - non mi stupisce. Conosco bene gli industriali italiani. In quella cordata c´è chi ci si è messo per una sfida, come Colaninno, ma pure chi lo fa visibilmente per altri fini (penso ai costruttori o agli assicuratori) e chi ancora con qualche conflitto di interesse (Benetton tra tutti). E invece il successo di un´azienda, come insegnano i rilanci di Fiat e Piaggio, dipende proprio dalla concentrazione sul core business». Né si può dire che «le regole del gioco le fissa le politica e l´imprenditore si adegua». «Perché quando il centrosinistra ha approvato alcune norme pro labour la Confindustria si è fatta sentire, ha protestato. Eccome». Ecco, la Confindustria di Emma Marcegaglia, il cui gruppo è entrato nel capitale della Compagnia aerea italiana, e con la quale da domani si riparlerà della riforma dei contratti. Ed è una critica forte quella che Epifani ha rivelato ai suoi: «Colpisce la disinvoltura della Confindustria rispetto al tema dei conflitti di interesse, delle leggi ad hoc. Mi pare più "adattabile", meno ferma sui principi di fondo rispetto a poco tempo fa».

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