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Repubblica it-Vecchia enciclopedia, addio le ricerche si fanno sul web

La decisione di Wikipedia di stampare anche libri rilancia il dibattito sull'uso di internet per approfondimenti: è davvero la nuova Alessandria? Vecchia enciclopedia, addio le ricerche si fanno...

02/11/2005
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la Repubblica

La decisione di Wikipedia di stampare anche libri rilancia il dibattito sull'uso
di internet per approfondimenti: è davvero la nuova Alessandria?

Vecchia enciclopedia, addio le ricerche si fanno sul web

di FEDERICA CRAVERO

Fa discutere la proposta di Jimmy Wales, inventore di Wikipedia, di stampare su carta o portare su cd la più famosa enciclopedia gratuita che si trovi su internet. "È un errore gravissimo - commenta Giacomo Goldkorn Cimetta, direttore del giornale on line Equilibri.net ed esperto di web - perché in questo modo viene a mancare il controllo della rete su se stessa. Wikipedia è una buona idea, perché si basa sul principio che ciascuno scriva della sua materia e a sua volta controlli quanto scritto da altri. Nella versione stampata questo è impossibile". Dello stesso parere anche Ugo Volli, docente di semiotica all'università di Torino: "Stampare Wikipedia significa trasformarla in un'enciclopedia come le altre. Non dico che è sbagliato, ma sarà la sua fotografia in un dato momento. Avrà solo il vantaggio di costare poco perché è scritta dalla gente".
Ma questo controllo della rete sulla rete, alla fine, non sempre è riuscito a proteggere i navigatori dalla presenza di strafalcioni. "In verità non funziona molto bene - continua Goldkorn -. Ma non bisogna demonizzare internet: errori grossolani se ne trovano anche nei libri e nei giornali. Per questo, fin dall'infanzia, bisogna insegnare ai ragazzi a difendersi, instillando in loro il dubbio e invitandoli al confronto delle fonti".

Per molti ragazzi, nelle ricerche scolastiche, internet ha sostituito l'enciclopedia di casa o i libri presi in prestito dalla biblioteca. E il comodo sistema del "copia e incolla" ha permesso di produrre relazioni voluminose, ma prive di indagine personale. "Fatte in questo modo, le ricerche non consentono ai ragazzi di sviluppare le capacità logiche che dovrebbero invece portarli ad incrociare le informazioni per produrre analisi originali e nuova informazione. E, soprattutto, non interiorizzano la materia, perché non la studiano", denuncia Paola Mastrocola, scrittrice e insegnante di lettere in un liceo torinese. Senza contare che tagliare e incollare da internet è un reato non solo per la scuola, ma anche per la legge. "Negli atenei italiani - polemizza il direttore di Equilibri.net - manca quel sano terrorismo contro il plagio, che invece vige nelle università britanniche, dove addirittura si arriva all'espulsione, se si copia un testo altrui. Ma nelle nostre scuole quest'etica non viene insegnata e i professori per primi non fanno i dovuti controlli quando un ragazzo presenta una ricerca, anche se ci sono siti che consentono di verificare se e come un testo è stato copiato".

"Anche le ricerche della vecchia generazione di liceali non erano roba loro - spiega Volli - Il problema, d'altro canto, non è tanto quello del reperimento delle informazioni, ma di come vengono messe insieme, altrimenti si rischia di fare un vestito da Arlecchino, fatto solo di toppe. Questo discorso andrebbe affrontato alle superiori, ma anche all'università: spesso si insegnano tecniche di ricerca più sofisticate che inserire una parola su Google, ma poi non si insegna come unire logicamente i concetti".

Un'agguerrita difesa della rete arriva da Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione a La Sapienza di Roma: "Internet sta diventando quella che Umberto Eco ha chiamato la nuova Biblioteca di Alessandria, non solo per i letterati, ma per tutti. I giovani ne sono la dimostrazione: vi si rivolgono per fugare ogni dubbio, per cercare ogni approfondimento. Non si devono criminalizzare se vi si avvicinano come un modo per scansare la fatica: l'offerta di internet è talmente vasta rispetto alla domanda che invoglia ad altra cultura". E la scuola, ne è consapevole? "È indietro - conclude Morcellini - ma ha capito che può essere uno strumento utile anche per l'autodidattica. Non per le università telematiche, però. Quelle sono anti università, perché il confronto fra studenti e fra studenti e insegnanti, non si può fare solo su un computer".
(2 novembre 2005)


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