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Repubblica it: Tanti tagli, poche assunzioni "Così chiudiamo le università"

Dal mondo accademico forti critiche ai provvedimenti decisi dal governo I rettori: "Situazione insostenibile". Le preoccupazioni di studenti e ricercatori

11/07/2008
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la Repubblica

di ANDREA BETTINI

ROMA - Le prime difficoltà inizieranno a manifestarsi già tra qualche mese, con la sospensione di alcuni bandi per dottorati di ricerca. Poi, dall'anno accademico 2009-2010, varie università saranno costrette ad aumentare le tasse di iscrizione. Nei tre anni successivi, però, far quadrare i conti sarà sempre più difficile, tanto che qualcuno potrebbe non riuscire nemmeno a pagare gli stipendi ai dipendenti. Che nel frattempo saranno migliaia in meno rispetto ad oggi, perché i vincoli alle assunzioni saranno strettissimi.

A dipingere questo scenario catastrofico sono i rettori italiani, che hanno bocciato all'unanimità molte delle novità introdotte il 25 giugno dal governo con il decreto che anticipa la manovra Finanziaria. La riduzione dei finanziamenti al settore universitario, dicono, potrebbe rivelarsi insostenibile. Una preoccupazione condivisa anche da studenti e sindacati, che sperano in modifiche al testo durante il passaggio in Parlamento per la conversione in legge.

Partita un po' in sordina, la contestazione alla cura dimagrante imposta agli atenei si sta diffondendo. Nonostante la disponibilità all'apertura di un tavolo di confronto con le parti mostrata dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, l'inquietudine di rettori, docenti, personale amministrativo e studenti rimane. Anche perché le novità su cui discutere saranno molte: dagli interventi sugli stipendi alla possibilità di trasformare le università in Fondazioni, e cioè in enti di diritto privato.

Limiti alle assunzioni e tagli ai finanziamenti. Il Consiglio dei ministri ha deciso che anche l'università dovrà fare la sua parte per contribuire al risanamento dei conti pubblici. Lo strumento principale scelto per ridurre le spese è l'imposizione di grossi limiti al turnover: fino al 2011 le assunzioni dovranno essere contenute entro il 20% delle cessazioni dal servizio. In sostanza, ci potrà essere un contratto a tempo indeterminato ogni cinque pensionamenti. Dal 2012 il tetto salirà invece al 50%, cioè un'assunzione ogni due pensionamenti.

Le università non trarranno però benefici dalle minori spese. Parallelamente, a partire dal prossimo anno, verrà infatti ridotto il Fondo di finanziamento ordinario, che oggi ammonta a circa 7 miliardi di euro. Nel 2009 lo Stato diminuirà i propri versamenti di 63,5 milioni di euro ma questa cifra salirà fino a 455 milioni nel 2013, per un totale di quasi 1,5 miliardi nell'arco di cinque anni.

Secondo i rettori, però, questo sacrificio dissanguerebbe le casse degli atenei. "La situazione sarebbe pesante nel 2009 e diventerebbe insostenibile negli anni successivi - sostiene Enrico Decleva, presidente della Conferenza dei rettori (Crui) - Sappiamo che i costi saranno in aumento, mentre i finanziamenti sono destinati a diminuire. Non ci saranno i soldi per assumere e si avrà un'università ingessata, meno efficiente ed incapace di assorbire i giovani".

"Migliaia di posti di lavoro in meno". La riduzione del personale, a causa delle difficoltà economiche, potrebbe insomma essere anche più consistente di quella stabilita dal decreto legge. "Per l'occupazione la situazione è drammatica - denuncia il segretario generale della Uilpa Università e Ricerca, Alberto Civica - Si dice che bisogna assumere giovani leve, ma con il turnover si rischia di saltare un'intera generazione. In prospettiva saranno perduti migliaia di posti di lavoro". Una possibilità, questa, prospettata anche dai rettori. "I finanziamenti al nostro ateneo potrebbero passare dai 106 milioni di euro attuali a 84 milioni nel 2013, mettendo a serio rischio persino l'erogazione degli stipendi - dice il rettore dell'università di Trieste, Francesco Peroni, che lunedì ha contestato le scelte del governo insieme agli altri rettori friulani - Bloccando le assunzioni, solamente da noi in cinque anni il personale docente potrebbe ridursi di più di cento unità".

Tasse di iscrizione in aumento? Per gli atenei, uno dei modi più ovvi per tentare di bilanciare il taglio ai finanziamenti sarebbe aumentare le tasse universitarie, scaricando così almeno in parte le difficoltà economiche sulle famiglie degli studenti. Secondo la Crui, per il 2009 questo non sarà possibile perché le procedure per l'iscrizione sono già state definite, ma dal 2010 è probabile che siano in molti a pensarci. "Siamo preoccupati - ammette il presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari, Diego Celli - I rettori hanno fatto capire in modo esplicito che c'è il rischio di un aumento della contribuzione".

La stretta sugli stipendi. Brutte notizie anche per i dipendenti delle università. Per quanto riguarda i docenti, gli scatti biennali di anzianità diventeranno triennali, mantenendo però lo stesso importo. Il risparmio per lo Stato sarà di 40 milioni nel 2009 e salirà fino a 160 milioni nel 2013. Il decreto legge riduce inoltre il Fondo per il finanziamento della contrattazione integrativa del personale amministrativo con un intervento che, secondo la Crui, "mette in discussione quote ormai considerate fisse e continuative di salari già percepiti, a loro volta estremamente esigui".

La rivoluzione delle Fondazioni. A mettere in agitazione il mondo universitario è anche un'ultima novità introdotta dal governo: le università avranno la possibilità di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Una vera e propria rivoluzione nel panorama italiano, destinata a promuovere una maggiore autonomia e responsabilità degli atenei.

Su un punto così rilevante, però, molti avrebbero auspicato una maggiore riflessione. "Un tema centrale come il ruolo delle università in un paese moderno è stato affrontato con un decreto legge - dice Enrico Decleva - Per alcuni quella delle Fondazioni è una soluzione praticabile e positiva, ma la norma è precisa fino a un certo punto ed in questo momento non c'è certezza sui finanziamenti. Credo che la maggior parte degli atenei ci penserà bene prima di fare questo passo".

Verso un autunno di trattative. Il decreto dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro il 25 agosto, ma le vacanze estive imporranno quasi sicuramente un iter parlamentare accelerato, che dovrebbe concludersi tra meno di un mese. I tempi per intavolare una trattativa appaiono dunque piuttosto stretti, tanto che già si pensa a modifiche successive. "Al momento mi pare che si tenda a blindare il più possibile il provvedimento - continua il presidente della Crui - Nelle Finanziarie precedenti si partiva da delle ipotesi, qui c'è rigidità. Temo che per il 2009 i cambiamenti siano da considerarsi acquisiti. Speriamo di riuscire a dimostrare e a rendere esplicito che il sistema così non può reggere".

Sul fronte studentesco per ora si aspetta. La calma, facilitata dalla pausa estiva, potrebbe però scomparire rapidamente alla ripresa delle lezioni. "La situazione è pesante, però il ministro Gelmini ha detto che si impegnerà per limitare i tagli - dichiara il presidente del Cnsu, Diego Celli - Ci incontreremo a fine luglio e poi a settembre. Nelle associazioni studentesche la preoccupazione è diffusa, ma si è in attesa di vedere cosa succederà e non si è ancora fatto accenno ad eventuali proteste. Vedremo come il decreto legge sarà convertito".


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