Repubblica it: Studiare? Meglio se in Emilia La classifica delle scuole in Italia
Risultato negativo per le scuole della Toscana e nel Mezzogiorno Tuttoscuola: "La sensazione è di grande disomogeneità"
di TULLIA FABIANI
Città che vai, scuola che trovi. Diversi i luoghi, diverse le realtà didattiche, ma soprattutto diversa la qualità dell'istruzione e le opportunità per gli studenti. Al nord le cose vanno bene per studenti e famiglie che possono fruire di buoni servizi, ma sulle politiche di tutela del lavoro e sulla gestione del personale scolastico è il sud a dare il meglio.
Differenze e distanze che vengono analizzate nel primo rapporto sulla qualità della scuola italiana di Tuttoscuola.
I risultati. Se l'Emilia Romagna è promossa a pieni voti e Forlì-Cesena conquista il gradino più alto della classifica, cattive notizie per Firenze, che in merito al sistema di istruzione risulta al 78esimo posto, dopo Teramo, Campobasso e Reggio Calabria. Un risultato negativo che accomuna tutte le scuole della Toscana: nella classifica delle Regioni la Toscana è 14esima, dopo l'Abruzzo e prima del Molise, comunque - e a sorpresa per Tuttoscuola - al di sotto della media nazionale.
A seguire l'Emilia Romagna invece, nella top ten della 'buona scuola' ci sono la Lombardia (seconda in classifica) Marche, Piemonte e Friuli. Chiudono la classifica Campania, Sicilia e Sardegna. Mentre la Puglia risulta la regione con la migliore dotazione informatica delle scuole, e Crotone la città con gli studenti (delle scuole primarie) più bravi. Ma quali sono gli elementi che hanno determinato il giudizio? E come sono stati valutati?
Elementi di qualità. "La graduatoria deriva da 152 indicatori tratti dalle ultime rilevazioni ufficiali, si tratta di oltre 63.000 dati forniti dal Ministero della Pubblica Istruzione, dall'Istat, dal Ministero dell'Interno e da altre istituzioni - spiega Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola - non si è trattato di stime, rielaborazioni o indagini campionarie, ma di rilevazioni che hanno registrato ogni dato disponibile a livello provinciale e regionale. E l'impressione - continua il direttore - è che 150 anni di scuola italiana, fatta di circolari, provvedimenti, dibattiti, hanno prodotto un sistema fortemente disomogeneo, sia nella qualità dell'istruzione che nei risultati didattici".
Le scuole della Provincia di Forlì-Cesena risultano le migliori d'Italia, perché sono quelle che ai migliori risultati scolastici degli studenti e alla qualità dei livelli di istruzione, coniugano una corretta gestione del personale, adeguate dotazioni didattiche e informatiche, interventi e politiche finanziarie virtuose degli enti locali e una buona funzionalità dei servizi e degli edifici scolastici. Così, anche le scuole delle Province di Parma, Biella, Piacenza, Savona e, al sesto posto, Macerata dove si offre globalmente un servizio di miglior qualità a studenti e famiglie. "Mentre non si può dire lo stesso per Nuoro, Sassari, Oristano e, a sorpresa, per le scuole della Provincia di Lucca".
Tra le grandi città poi si qualificano bene Milano, al settimo posto, Torino al dodicesimo, Ancona al tredicesimo. Meno brillanti le prestazioni complessive di Bologna, al 31esimo posto, e quelle della Capitale, 46esima. Pessime le situazioni a Palermo, Napoli e Cagliari.
Provvedimenti possibili. "Naturalmente non c'è una zona dove tutto è perfetto e una dove tutto va malissimo - nota Vinciguerra - ma è chiaro che l'eterogeneità delle situazioni comporta anche diverse opportunità per gli studenti. Perciò è necessario rilanciare la dimensione istituzionale della scuola, una dimensione e una funzione educativa che purtroppo si sono perse negli ultimi tempi. La politica - aggiunge il direttore - deve realmente porre al centro la scuola come istituzione, e questo vale anche per la società. Situazioni come quelle in cui i genitori si pongono in conflitto con gli insegnanti e arrivano a denunciarli per avere fatto il loro dovere di educatori, ci sembrano un pessimo esempio; la dimostrazione che la scuola continua a essere screditata".