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Repubblica it-Sciopero della fame contro la Moratti

E' Antonio Marracini, professore di chimica in una scuola del Novarese Da dieci giorni non mangia: "No alla riforma e agli stipendi da fame" La protesta di un professore di liceo Sciopero della fam...

12/06/2005
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la Repubblica

E' Antonio Marracini, professore di chimica in una scuola del Novarese
Da dieci giorni non mangia: "No alla riforma e agli stipendi da fame"
La protesta di un professore di liceo
Sciopero della fame contro la Moratti
di ANNA MADRON

NOVARA - Dieci giorni di sciopero della fame. Per dire no alla riforma Moratti e protestare contro gli stipendi da fame, i tagli agli organici, gli investimenti mancati, la diminuzione di ore e materie nella scuola pubblica. E' così che Antonio Marraccini, professore di chimica dell'istituto tecnico "Da Vinci" di Borgomanero, in provincia di Novara, ha deciso di far sentire il proprio dissenso, scegliendo di digiunare per dieci giorni consecutivi nell'istituto dove insegna da anni e dove, con il permesso accordato dal preside, è rimasto giorno e notte. Una sorta di occupazione pacifica che ha sortito la solidarietà dei colleghi, insieme alla preoccupazione per le condizioni di salute di questo prof sessantenne alle soglie della pensione, determinato però come un ragazzino a far valere le proprie ragioni e richiamare l'attenzione di tutti, istituzioni comprese, sulle conseguenze della "53".

"La situazione in cui versa la scuola italiana è gravissima - spiega Marraccini che da ieri ha ripreso ad alimentarsi per riuscire a far fronte agli scrutini di fine anno - e credo che il 'popolo' della scuola, docenti di ruolo e precari, debbano dare una risposta politica netta e inequivocabile all'arroganza antidemocratica con la quale lo scorso 27 maggio il Consiglio dei ministri ha emanato il decreto legislativo che definisce le norme generali relative al secondo ciclo dell'istruzione e della formazione professionale". Un decreto controverso, che alimenta critiche a non finire e che "non tiene in alcun conto - prosegue Marraccini - le obiezioni mosse coralmente dai docenti in questi due anni attraverso centinaia di migliaia di firme raccolte, assemblee, mobilitazioni di ogni tipo".

Proteste alle quali si aggiunge ora anche lo sciopero della fame, strada finora inesplorata, che il docente di chimica ha imboccato senza esitazioni, turbando, come lui stesso riconosce, più di qualcuno all'interno della scuola. Ma raccogliendo anche consensi fuori, ad esempio dai sindaci di Borgomanero e Arona, dalla Cgil Piemonte e da famiglie e studenti che condividono lo spirito dell'iniziativa.

Una iniziativa che punta il dito contro "un governo neoconservatore, fondamentalista e di concezioni autoritarie, ripetutamente delegittimato sul piano elettorale e ormai di minoranza", prosegue il professore che ricorda che la sua battaglia, come quella di tanti altri colleghi, "è per la tutela della funzione docente unica e della collegialità docente paritaria, per il diritto ad un'istruzione pubblica di tutti e per tutti, per un diploma tecnico qualificato e qualificante e ancora per l'emancipazione culturale, civile e sociale delle giovani generazioni".

Insomma un appello accorato, "nella speranza - conclude l'insegnante - che i colleghi di altre scuole e altre province capiscano l'importanza di questa mia presa di posizione e la sostengano con fax di solidarietà al Miur, a palazzo Chigi e al Quirinale. Solo così la protesta non avrà niente di individuale e sarà a tutti gli effetti una lotta collettiva".
"La situazione in cui versa la scuola italiana è gravissima - spiega Marraccini che da ieri ha ripreso ad alimentarsi per riuscire a far fronte agli scrutini di fine anno - e credo che il 'popolo' della scuola, docenti di ruolo e precari, debbano dare una risposta politica netta e inequivocabile all'arroganza antidemocratica con la quale lo scorso 27 maggio il Consiglio dei ministri ha emanato il decreto legislativo che definisce le norme generali relative al secondo ciclo dell'istruzione e della formazione professionale". Un decreto controverso, che alimenta critiche a non finire e che "non tiene in alcun conto - prosegue Marraccini - le obiezioni mosse coralmente dai docenti in questi due anni attraverso centinaia di migliaia di firme raccolte, assemblee, mobilitazioni di ogni tipo".

Proteste alle quali si aggiunge ora anche lo sciopero della fame, strada finora inesplorata, che il docente di chimica ha imboccato senza esitazioni, turbando, come lui stesso riconosce, più di qualcuno all'interno della scuola. Ma raccogliendo anche consensi fuori, ad esempio dai sindaci di Borgomanero e Arona, dalla Cgil Piemonte e da famiglie e studenti che condividono lo spirito dell'iniziativa.

Una iniziativa che punta il dito contro "un governo neoconservatore, fondamentalista e di concezioni autoritarie, ripetutamente delegittimato sul piano elettorale e ormai di minoranza", prosegue il professore che ricorda che la sua battaglia, come quella di tanti altri colleghi, "è per la tutela della funzione docente unica e della collegialità docente paritaria, per il diritto ad un'istruzione pubblica di tutti e per tutti, per un diploma tecnico qualificato e qualificante e ancora per l'emancipazione culturale, civile e sociale delle giovani generazioni".

Insomma un appello accorato, "nella speranza - conclude l'insegnante - che i colleghi di altre scuole e altre province capiscano l'importanza di questa mia presa di posizione e la sostengano con fax di solidarietà al Miur, a palazzo Chigi e al Quirinale. Solo così la protesta non avrà niente di individuale e sarà a tutti gli effetti una lotta collettiva".

(11 giugno 2005)


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