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Repubblica it- prof abbandonano la scuola pensionamenti cresciuti del 40%

Secondo una stima Snals-Confsal da settembre oltre 27mila insegnanti lasceranno il lavoro. E il precariato aumenterà di 11mila unità

20/03/2006
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la Repubblica

Tra le cause l'età avanzata di molti docenti e la riforma delle pensioni
di SALVO INTRAVAIA

Poco più di 27mila pensionamenti e precariato in aumento. Ecco il vero e proprio esodo che aspetta la scuola italiana fra sei mesi. Ad annunciarlo è lo Snals-Confsal, che attraverso le proprie sedi regionali ha conteggiato il numero dei docenti che dal prossimo anno scolastico lasceranno la cattedra. Secondo il sindacato guidato da Gino Galati, il primo settembre andranno in pensione 27.046 docenti e 7.703 Ata (personale amministrativo, tecnico e ausiliario). Dati che "possono essere suscettibili di qualche modifica, eventualmente in aumento", dicono dallo Snals, ma che fanno saltare tutte le previsioni avanzate negli ultimi anni.

Se infatti fra gli Ata il numero di pensionamenti è pressoché analogo a quello registrato l'anno scorso, fra i docenti è cresciuto del 40 per cento. Un numero di collocamenti a riposo di queste proporzioni nella scuola non si ricorda da decenni. Per averne un'idea basta confrontare il dato dell'anno 2006/2007 con quello di cinque anni prima. Nel 2001/2002 decisero di lasciare la scuola poco più di 15 mila insegnanti.

Almeno tre i motivi che, secondo le ultime stime ministeriali, nei prossimi dieci anni vedranno uscire dalla scuola 250 mila docenti. Innanzitutto l'età media di maestre e prof che ha superato la soglia dei 50 anni, collocando l'Italia fra le nazioni con la classe docente "più vecchia". Ma non solo. Come è stato dimostrato dagli ultimi studi sulla "soddisfazione lavorativa della classe docente" e dall'impennarsi del numero di casi di malattia neurologica e psichiatrica fra maestre e prof, gli insegnanti sono sempre più stanchi, acciaccati e demotivati. Insomma stare dietro la cattedra è diventato sempre più difficile. E da un paio di anni a questa parte a "fare fretta" a parecchi docenti ha contribuito la riforma delle pensioni voluta dal ministro del Lavoro Roberto Maroni e l'approssimarsi del gennaio 2008.

Se ancora nel 2006 e 2007 sarà possibile andare in pensione con meno di 60 anni di età, dal 2008 occorreranno 40 anni di contributi o 60 di età e 35 di contributi. Ma c'è anche chi teme di non ricevere più la tanto agognata liquidazione. Meglio pensarci in tempo, dunque. Fra i motivi di pensionamento le "dimissioni volontarie" crescono in percentuale rispetto ai "limiti d'età" o "di servizio". Pur potendo ancora rimanere qualche anno a scuola i docenti preferiscono togliere il disturbo in anticipo.

A titolo di esempio, in un solo anno nella provincia di Palermo le "dimissioni volontarie" sono cresciute di 9 punti percentuali: dal 58 al 67 per cento. È la Sicilia la regione italiana in cima alla lista dei pensionamenti nella scuola. Con 3.883 collocamenti a riposo fra docenti e Ata supera tutte le altre regioni italiane. Anche la Lombardia (3.799 pensionamenti) e la Campania (3.309 pensionamenti) che contano più alunni e docenti della Sicilia.

L'estate scorsa il ministero pubblicò lo studio "La scuola italiana in cifre". E, a seguito della riforma delle pensioni, ipotizzò i pensionamenti fino al 2013/2014 entro cui dovevano essere circa 245 mila i docenti italiani a "uscire". Ma le larghe previsioni di viale Trastevere sono state subito ampiamente superate dalla realtà. Il dato di 27 mila pensionamenti, ormai certi per il 2006/2007, era stato previsto dai tecnici ministeriali per il 2009/2010. A questo punto, potrebbero anche essere 300 mila i docenti italiani a togliere il disturbo entro il 2013: quasi il 42 per cento.

Ma per lo Snals il guaio più grosso è che "con 23.500 assunzioni e 34.500 pensionamenti il numero dei precari della scuola aumenterà nel prossimo anno scolastico di 11.000 unità". "Lo Snals-Confsal - dichiara Galati - non intende più tollerare una cieca politica del personale della scuola che con il prossimo anno produrrà oltre 190.000 precari".


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