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Repubblica it: Parma, l'Università ci ripensa "Da noi niente numero chiuso"

L'ateneo emiliano diventa capofila della battaglia studentesca contro i test d'ammissione. La decisione del Senato accademico "riapre" 24 corsi

22/09/2006
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la Repubblica

di SALVO INTRAVAIA

Salta il numero chiuso all'università di Parma. Ad annunciarlo è l'Udu, L'unione degli universitari che ha incontrato, nella sala stampa della Camera dei Deputati, un gruppo di parlamentari del Centro-sinistra. All'incontro hanno partecipato, oltre ai rappresentanti dell'Udu, Titti De Simone (Rifondazione Comunista), Vito Li Causi (Popolari - Udeur), Arturo Scotto (L'Ulivo), Fulvio Tessitore (L'Ulivo).
"Importante per noi - dichiara Valerio Angelici, dell'Udu - è la volontà ribadita durante l'incontro con i parlamentari di sostenere in sede legislativa la nostra battaglia per l'abolizione del numero chiuso". Gli studenti sono contro i 'corsi di studio ad accesso programmato': i cosiddetti corsi universitari a numero chiuso, che alimentano un enorme business per la preparazione ai test di ammissione e tagliano le speranze di migliaia di studenti freschi di maturità. Per questo l'Unione degli studenti universitari sta conducendo una battaglia che si articola su tre fronti: raccolta di firme su tutto il territorio nazionale, ricorso collettivo al Tar Lazio e incontri con parlamentari perché si facciano promotori di una proposta di legge che abolisca il numero chiuso nelle università italiane.

Intanto, il primo risultato, quelli dell'Udu, lo hanno ottenuto. Lo scorso 13 settembre il Senato accademico dell'ateneo di Parma ha deliberato l'abolizione del numero programmato in 24 corsi (relativi alle facoltà di Architettura, Economia, Farmacia, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia e Scienze matematiche, Fisiche e Naturali). Motivo? Lo hanno chiesto gli stessi studenti, appellandosi ad una sentenza del Tar Lazio del maggio 2005 - che per il corso di laurea breve in Scienze e tecniche psicologiche ha dato ragione agli studenti condannando l'università La Sapienza di Roma - e a una legge del 1999 che ha previsto il numero chiuso, ma solo per un ristretto numero di corsi di laurea programmato a livello nazionale. Una norma che si prestava ad interpretazioni.
"Interpretazioni che negli ultimi cinque anni hanno fatto sì che, in Italia, i corsi che prevedono un test selettivo prima dell'iscrizione siano cresciuti del 330 per cento, passando dai 242 del 2001 ai 1060 del 2006. Su un totale di 3100 corsi di laurea in tutte le università italiane, quelli a numero programmato hanno toccato quota 1060", spiegano gli studenti che aggiungono: "Quello che doveva essere un accesso programmato nell'interesse dello studente e da realizzarsi con i più svariati metodi (ad esempio monitorando la domanda di formazione presso le scuole superiore ed organizzando nuove strutture) è divenuto un "numero chiuso" basato su criteri di selezione assai opinabili e non omogenei su tutto il territorio nazionale".
L'ateneo di Parma, retto da Gino Ferretti, si è svincolato dal numero chiuso in 24 corsi ricercando la scappatoia nelle pieghe della legge. In particolare - si legge nella delibera del Senato accademico - 'rimarcando il sostanziale contrasto fra quanto indicato dal ministero dell'Università e la complessiva normativa che disciplina l'autonomia didattica che attribuisce alle università l'esclusiva competenza a disciplinare i criteri di accesso per tutti i corsi di studio non soggetti a programmazione nazionale'. Vengono così autorizzate un numero di immatricolazioni 'anche in eccesso rispetto ai numeri indicati, nel Manifesto dello Studente, come potenziale dell'offerta erogabile'. Tradotto dal gelido burocratese, niente numero chiuso.
A Parma erano previsti test di ammissione fino al 22 settembre. "Non si fanno più e stiamo concordando col rettore le modalità di rimborso della quota, circa 25 euro, già versata dagli studenti per partecipare ai test", dice Angelici che , a questo punto spera che 'altri atenei italiani seguano quello di Parma'.


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