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Repubblica it-Istruzione, la scure della manovra tagli per supplenze e ricerca

Nuova stangata del ministero dell'Economia. Sacrificati gli stipendi per supplenze brevi e gli aggiornamenti dei prof. Riduzioni anche per la ricerca Istruzione, la scure della manovra tagli per su...

08/11/2005
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la Repubblica

Nuova stangata del ministero dell'Economia. Sacrificati gli stipendi per supplenze brevi e gli aggiornamenti dei prof. Riduzioni anche per la ricerca

Istruzione, la scure della manovra tagli per supplenze e ricerca

di SALVO INTRAVAIA

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti Una stangata dal governo Berlusconi sta per abbattersi su scuola, università e ricerca. I provvedimenti riguardanti la legge finanziaria e il bilancio di previsione per l'anno 2006 (disegni di legge del 3613 e 3614 del Senato) sono ancora in discussione e saranno, con ogni probabilità, varati giovedì o venerdì prossimi. Ma basta dare una occhiata ai numeri "proposti dal governo" per capire che le prospettive non sono affatto rosee.

I numeri. Quella che, con un eufemismo, viene chiamata "variazione proposta" dal governo sul bilancio assestato del 2005 è un taglio di oltre un miliardo e 200 milioni di euro. "La spesa complessiva dello stato di previsione 2006 del Miur (Tabella 7) prevede 50.148.174.357 euro con una riduzione di 1.285.059.668 euro rispetto all'assestamento 2005" - evidenziano i senatori dell'opposizione Acciarini, Soliani, Betta, Cortiana e Manieri. Del resto, è lo stesso bilancio del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca che si presta a consistenti tagli. Perché con i suoi 51 miliardi è facile terra di conquista da parte dell'Esecutivo in cerca di cospicui risparmi. Appena un mese fa, infatti, con il decreto tagliaspese, il ministro Tremonti ha sottratto alle scuole italiane 155 milioni sul bilancio 2005.

Il ministro. Lo stesso ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti non nasconde l'evidenza. Parla di "comune consapevolezza della necessità di contenere la spesa pubblica, per la difficile situazione economica del Paese e dell'intera Europa, nonché per i vincoli posti dal patto di stabilità" (seduta antimeridiana del 13 ottobre scorso). "Gli interventi - prosegue il ministro - hanno in particolare segnalato l'esigenza di preservare, per quanto possibile, scuola, università e ricerca dai tagli, che il Governo e tutte le istituzioni del Paese sono chiamati a sostenere". E ammette che "in quest'ottica si sono dovute operare scelte difficili".

I dettagli. Ma di che si tratta? I tagli sul più grosso comparto della pubblica amministrazione (con 1 milione 100 mila addetti ai lavori) non risparmiano nessuno, ma sono soprattutto a carico della scuola. Solo a titolo di esempio le direzioni scolastiche regionali di Lombardia e Sicilia si vedranno decurtare il bilancio, rispettivamente, di 36 e 29 milioni. Ad essere decurtate saranno, oltre quelle di funzionamento degli uffici (spese telefoniche, di cancelleria e di rappresentanza), le spese per le supplenze brevi, per il cosiddetto "miglioramento dell'offerta formativa", per l'aggiornamento dei docenti e per gli straordinari dei dipendenti. Spulciando i numeri del settore universitario si scopre che il "Finanziamento ordinario delle università statalì sarà tagliato di 75 milioni", mentre alle "Università e istituti non statali" andranno 22 milioni in più. Stesso destino subirà la ricerca scientifica: tagli sul cosiddetto "bilancio di competenza" per 198 milioni.

La protesta. Per indorare la pillola la Moratti spiega che "nel disegno di legge finanziaria in esame non vi sono tagli agli organici della scuola". Ma i senatori dell'opposizione rilanciano: "Il disegno di legge finanziaria 2006 prevede una serie di riduzioni al bilancio di previsione 2006 e conferma, per la scuola, quanto già previsto dalla Finanziaria 2005 circa la riduzione a 565 milioni di euro (ridotti a 766 nel 2005) della spesa per le supplenze brevi del personale docente e Ata". In queste ore, si attende di conoscere il contenuto del maxiemendamento alla norma finanziaria per il prossimo anno, che potrebbe modificare qualche cifra. Ma sembra difficile che il governo possa rinunciare al consistente "risparmio" sul bilancio del Miur, che da solo partecipa per il 7,7 per cento all'intero bilancio dello Stato. Taglio che risulta particolarmente pesante perché più del 93 per cento dei 51 miliardi in bilancio sono di cosiddette "quote giuridicamente spese obbligatorie" (stipendi, oneri previdenziali e altro).


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