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Repubblica it-"I ventenni chiusi nel guscio"Dagli Usa parte il nuovo allarme

giornali parlano di "terra desolata", e si ridisegnano persino le strutture dei college per scuotere i giovani dai 20 ai 23 anni dall'indecisione "I ventenni chiusi nel guscio"Dagli Usa parte il...

14/10/2005
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la Repubblica

giornali parlano di "terra desolata", e si ridisegnano persino le strutture
dei college per scuotere i giovani dai 20 ai 23 anni dall'indecisione

"I ventenni chiusi nel guscio"Dagli Usa parte il nuovo allarme

di CRISTINA NADOTTI

La mensa dell'università del Michigan ROMA - Qualunque cosa per cercare di strappare i giovani post-adolescenti all'inazione, anche ridisegnare i dorms, le foresterie dei college, senza timore che gli studenti si lascino distrarre troppo dalla socializzazione. Anzi, il punto è proprio questo, i giovani americani tra i 20 e i 23 anni socializzano poco, stanno troppo attaccati al computer, mostrano poca vivacità, si chiudono in sé stessi, rimandano le decisioni e, con queste, le responsabilità. Tanto che negli Stati Uniti hanno creato una definizione per questo periodo di mezzo che non è più adolescenza e non è ancora età adulta: emerging adulthood, un'espressione intraducibile che indica un adulto che non vuole uscire dal guscio. E, secondo gli osservatori, non sceglie il suo lavoro, non mette su famiglia.

I giornali americani parlano addirittura di "terra desolata della post adolescenza" e raccontano di college preoccupati di commissionare agli architetti strutture che invitino gli studenti a uscire dalle loro camerette, dove sono sempre più isolati con i loro aggeggi elettronici e internet. Il dubbio è che in rete i giovani non cerchino informazioni, non studino o si orientino nel mondo del lavoro, ma siano alla ricerca di continue distrazioni.

In un sondaggio riportato dal Times, a un campione di giovani tra i 18 e i 29 anni è stato chiesto perché non si considerano ancora adulti. La risposta, nel 35 per cento dei casi, è stata "perché mi sto ancora godendo la vita così com'è", cioè senza programmare. Il 33 per cento ha risposto che non è ancora indipendente dal punto di vista finanziario e nel 13 per cento perché ancora non ha finito gli studi. Time Magazine ha pubblicato un'inchiesta nella quale si osserva che il fenomeno non è solo americano, tanto da indicare tutti i termini con cui, paese per paese, di indicano i giovani che prolungano gli studi, passano da una relazione affettiva a un'altra, scelgono lavori precari e spesso finiscono per tornare (o non lasciare mai) la casa dei genitori.

In italiano sono i mammoni, in francese sono quelli affetti dalla Tanguy sindrome, da un film del 2001 su un ragazzo che non vuole andarsene da casa dei genitori, nonostante i loro sforzi per mandarlo fuori dal nido. In tedesco si chiamano nesthocker (occupanti abusivi del nido), in inglese, con un acronimo, kippers, cioè "ragazzi nelle tasche dei genitori che dilapidano i risparmi della pensione". Tanti termini per indicare qualcuno che non sceglie la sua strada e non si sposa prima dei 30 anni. E che sta attirando l'interesse degli studiosi di sociologia.

Il termine "emerging adulthood" si deve al sociologo Jeffrey Jensen Arnett che sostiene che si tratta di un fenomeno "che non ha precedenti storici". C'è un lato ottimistico della cosa, secondo alcuni, perché ritardando le scelte i giovani sono più liberi di arricchire la loro identità. I pessimisti sottolineano invece che così facendo l'ingerenza dei genitori è sempre più forte.

Certo è che l'indugiare dei giovani di tutte le nazioni sulla soglia dell'età adulta non dipende solo da loro, o dalle "distrazioni" di Internet, soprattutto quando si osserva il fenomeno in Italia, dove avere una situazione economica stabile prima dei 30 anni è una rarità e i contratti a termine sono la normalità. E se non hanno un'idea precisa di ciò che vogliono fare "da grandi" come dare loro torto: anche se scegliessero con certezza una professione, non è detto che troverebbero un contratto.


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