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Repubblica it: Diminuiscono i posti in azienda per chi ha meno di trent'anni

Indagine dell'Excelsior, dal 2004 è scesa del 3,8% la quota dei nuovi posti per chi ha meno di 30 anni. Aumenta la formazione

15/07/2006
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la Repubblica

I dati di Unioncamere: i settori, i mestieri e le aree geografiche
con le maggiori opportunità di lavoro per le nuove generazioni

di FEDERICO PACE
ROMA - Ci sarà ancora da aspettare. Chissà ancora per quanto. Se si è giovani e se si cerca lavoro, purtroppo, le cose non andranno meglio neppure quest'anno. Se ne è accorto già chi sta cercando un impiego in questi mesi. Di posti non ce ne sono molti. E sembra quasi che in Italia, così come in molti altri paesi europei, le possibilità per le nuove generazioni invece che aumentare non facciano che diminuire.

Tanto è che quando le aziende devono decidere di assumere un nuova risorsa pensano sempre di meno ai giovani. Conferma arriva dai dati dell'indagine Excelsior appena presentata da Unioncamere, che ha chiesto a un campione di 100 mila imprese italiane di esprimere i fabbisogni occupazionali per tutto il 2006.

L'erosione delle opportunità per le nuove generazioni sembra mostrare un andamento inarrestabile (vedi tabella). Nel 2004 il 43,3 per cento delle nuove assunzioni riguardava i giovani con meno di 30 anni, l'anno scorso si è scesi al 40,9% e quest'anno la quota ha subito un'ulteriore riduzione, seppure più attenuata, che è arrivata al 39,5 per cento.

"La diminuzione della richiesta di under 30 - ci ha detto Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere (leggi intervista integrale) - è un fenomeno che riscontriamo, anche se con intensità diversa, fin da quando è stato avviato il Progetto Excelsior. I dati ci mostrano che la domanda di lavoro giovanile tende a essere, in proporzione, sempre più qualificata rispetto alla domanda di lavoro in generale, con un'incidenza superiore alla media generale di diplomati e laureati al proprio interno. In altre parole: meno giovani, ma più giovani qualificati".

Ma non è solo un problema italiano. In 22 dei 30 paesi dell'Ocse il tasso di disoccupazione dei giovani sotto i 24 anni è più del doppio di quello degli adulti. In questo difficile contesto per le nuove generazioni, ci sono alcune considerazioni positive. "I giovani - prosegue Giuseppe Tripoli - hanno una maggiore possibilità di essere "destinatari" di formazione da parte delle imprese che li assumeranno. Il caso più significativo è quello dei laureati. Qui si notano alcune differenze rispetto al passato: è un po' meno marcata, anche se ancora molto elevata, la preferenza verso chi ha già un'esperienza lavorativa e meno marcata è anche la tendenza a formare on the job i neo assunti, attraverso affiancamento a personale esperto".

Ad ogni modo ci sono alcuni settori che coinvolgono i giovani più di quanto non succede altrove. Soprattutto nel commercio, nel settore del credito e delle assicurazioni, nell'informatica e nelle telecomunicazioni. In questi settori, un neoassunto su due non supera i 30 anni (vedi tabella). Rispetto all'anno scorso, presentano una dinamica positiva le imprese del settore dell'informatica e delle telecomunicazioni, quelle dei servizi operativi alle imprese e alle persone. In leggera crescita anche le opportunità nel settore del commercio all'ingrosso.

Quanto alle aree geografiche, in un contesto di complessiva omogeneità, prevalgono leggermente - nell'offerta di opportunità ai giovani - le imprese del Centro Italia (vedi tabella). Al Nord Est invece spetta il primato inverso. Nell'ultimo anno sembrano essere state comunque soprattutto le imprese del Nord Ovest a orientare le proprie scelte verso figure più "mature". Rispetto al 2005 anche al Sud si è registrato un peggioramento per i giovani in un contesto reso ancor più difficile anche da altre evidenze. Nel 2005, secondo l'ultimo rapporto Svimez, nel Mezzogiorno il numero di persone tra 15 e 29 anni che non studiano e non partecipano al mercato del lavoro è cresciute di 5 mila unità. E di queste, due su tre sono giovani donne.

Se si guarda alla dimensione delle aziende ci si accorge che sono soprattutto quelle posizionate agli estremi a dare più occasioni ai giovani. Da un lato le piccole imprese con meno di 10 dipendenti e dall'atro le grandi realtà imprenditoriali che hanno un organico superiore a 500 dipendenti. Purtroppo anche queste due realtà, soprattutto le seconde, hanno registrato una significativa flessione rispetto all'anno scorso.

Ma di quali lavori parliamo quando parliamo di giovani? In quali mestieri i ragazzi e le ragazze sembrano avere una carta in più da spendere? Tra le professioni intellettuali, scientifiche e ad elevata specializzazione (vedi tabella) troviamo soprattutto gli specialisti in amministrazione e contabilità. Quasi sette su dieci dei nuovi posti in questa posizione sono destinati agli "under 30". Buone le opportunità anche per programmatori scientifici, chimici, economisti, progettistici e analisti informatici e ingegneri meccanici.

Tra le professioni tecniche, quelle dove i giovani sembrano avere un accesso più agevole, sono quelle dei disegnatori tecnici e progettisti (vedi tabella) mentre sono superiori alla media anche le chance nella gran parte delle professioni esecutive legate all'amministrazione e gestione. Quanto alle vendite e ai servizi alle famiglie, i giovani vengono preferiti quando si tratta di assumere addetti alle vendite, parrucchieri, barbieri e addetti all'assistenza ai passeggeri.

Infine un'occhiata ai titoli di studio. I laureati che verranno assunti in tutto l'arco del 2006 saranno poco meno di 60 mila. Si conferma come laurea forte quella dell'indirizzo economico (vedi le assunzioni per laurea) a cui verranno "riservati" un terzo del totale dei posti.

I nuovi assunti saranno comunque soprattutto diplomati: 236 mila di cui il 47,9 per cento con un età inferiore ai 30 anni. Per loro i titoli più richiesti saranno soprattutto quelli dell'indirizzo amministrativo commerciale, meccanico e turistico alberghiero (vedi assunzioni per diploma).

Il lavoro stabile sta diventando quindi, per le nuove generazioni, una meta sempre più lontana. Tutto questo però non riguarda solo loro. Se i giovani sono costretti a rinviare sempre di più l'ingresso nella vita adulta, nota il sociologo Emilio Reyneri, si corre il rischio di mettere in crisi l'equilibrio tra le generazioni. "I giovani di oggi - scrive Reyneri - saranno in grado di svolgere quella funzione di sostegno e garanzia dei propri figli che ora svolgono i loro genitori?".


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