MARIO REGGIO
ROMA - «Perché pagare tre insegnanti quando il maestro unico risponde all´esigenza che il bambino nei primi anni ha bisogno di un punto di riferimento?». Il giovane ministro Mariastella Gelmini, dopo i quotidiani ed i settimanali, approda sulle frequenze radiofoniche. Ieri mattina a "Radio Anch´io" ha illustrato le scelte messe nero su bianco nel decreto legge approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri ed ha risposto alle domande degli ascoltatori.
A partire dall´assicurazione: «Nessuno toccherà il tempo pieno, anzi noi riusciremo ad aumentarlo e ad estenderlo ad un numero maggiore di classi, senza aumentare la spesa» fino ad arrivare al taglio di 87 mila cattedre nei prossimi tre anni («è inevitabile, la scuola è al collasso»), al quale però vanno aggiunti i 22 mila posti in meno previsti dall´ultima finanziaria Prodi. L´obiettivo di far restare almeno due anni un insegnante nella stessa classe con la speranza di arrivare all´intero ciclo scolastico. Poi l´accorato allarme già sentito più volte: con il 97 per cento del bilancio della Pubblica Istruzione è mangiato dagli stipendi e la scuola rischia il collasso. Insomma è indispensabile mandare a casa insegnanti e non docenti per risparmiare ed investire.
Ma non verrà licenziato nessuno perché è impossibile per un dipendente pubblico di ruolo in base ad una semplice modifica dell´ordinamento scolastico. Il calcolo è fatto in base alle proiezioni sul numero di dipendenti che andranno in pensione nei prossimi tre anni. Più o meno 100 mila. Ma nessuno verrà rimpiazzato. Due gli effetti: i soldi dovrà tirarli fuori l´Inps e per l´esercito dei precari le speranze di essere assunti sono vane. L´ultimo treno è partito con l´assunzione di 25 mila persone. Gli altri 200 mila dovranno, magari a 50 anni, cercarsi un altro lavoro.
C´è poi un capitolo poco chiaro. Il maestro unico e il tempo pieno. Oggi frequentano le elementari più di due milioni e mezzo di bambini. Le classi sono più o meno 138 mila, 245 mila gli insegnanti. Il tempo pieno riguarda grosso modo 36 mila classi e 860 mila studenti, con divari abissali tra Nord e Sud: 96 per cento a Milano contro il 2.5 a Palermo. Il tempo pieno occupa tre insegnanti per due classi, l´orario settimanale è di 40 ore. Con il maestro unico il sistema non può non collassare, visto che ogni maestra ha un orario di lavoro di 22 ore a settimana più due di programmazione.
Il decreto Gelmini parla chiaro: «Le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di 24 ore a settimana, salvo le esigenze, correlata alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola».
Con il maestro unico è impossibile. A meno di un miracolo o di un ardito artificio matematico. Intanto il mondo della scuola scalda i motori. I Cobas hanno già annunciato una lotta senza quartiere. La Cgil non sta a guardare: «Le dichiarazioni del ministro hanno l´effetto di alimentare la protesta - dichiara il segretario nazionale di categoria Enrico Panini - la promessa di aumentare il tempo pieno si tradurrà in una trasformazione in doposcuola». Mariangela Bastico, parlamentare Pd, ex vice ministro all´Istruzione: «Tagli di organico e mantenimento del tempo pieno a 40 ore sono incompatibili. Tra l´altro con il modulo dei tre insegnanti la scuola elementare italiana ha raggiunto i vertici delle classifiche di valutazione internazionale».
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