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Repubblica: Il sud ingabbiato

Franco Buccino

19/08/2009
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la Repubblica

FRANCO BUCCINO

R

icordate i ragazzini handicappati di "Tutti a scuola" chiusi in gabbie, all´inizio di qualche anno scolastico fa? Ci sembrò una provocazione eccessiva, ma la politica del governo per loro e per gli scolari cosiddetti normali ci ha fatto ampiamente ricredere. Mi è tornato in mente l´episodio in questi giorni in cui si parla di gabbie salariali. Confesso che il termine, più che farmi pensare a differenze di salario, mi fa pensare a gabbie o recinti nei quali sono rinchiusi o da rinchiudere le regioni e le aree meridionali. D´altra parte chi le ha riproposte, non ne fa mistero, nutre analoghi pensieri. Che cosa rimarrebbe alla maggioranza di governo se, a parte gli interessi economici e sessuali del premier, le togliessimo l´ideologia leghista.

Le differenze salariali, dicono gli esperti, in parte ci sono già. Vorrei far notare, da parte mia, che non ci dovrebbero dire "Da te la vita costa di meno, quindi devi guadagnare di meno". La prospettiva andrebbe del tutto capovolta; e si dovrebbe dire "Da te la vita deve costare come altrove. E tu devi guadagnare uguale". Perché non ci piace la vita che costa di meno. È una vita più scadente: più scadenti i prodotti, più scadenti i servizi; agli ultimi posti come vivibilità, ai primi posti per malavita, per corruzione, per disoccupazione.

La verità è che non ci interessa il salario, uguale o inferiore; ci interessa il reddito, pro capite o familiare. Il divario nel reddito è il padre di tutti i divari. Quando il reddito nelle nostre regioni sarà uguale al reddito nelle altre, allora avremo occupazione e qualità della vita, elimineremo disoccupazione, malavita e forse pure la corruzione. E non saremo più una palla al piede per nessuno, neppure per i leghisti.

Ma gli interventi non sono mai per ridurre il divario del reddito. I progetti finanziati durano lo spazio d´un mattino. Il progetto Isola, nato proprio per rendere definitivo l´inserimento nel mondo del lavoro ai partecipanti, non ha creato un solo posto di lavoro a tempo indeterminato. Al più, le iniziative sono a sostegno del reddito. Del reddito che non c´è. Cinquecento euro agli ex detenuti che vigilano sui turisti, trecento per gli ausiliari del traffico, sussidi a chi frequenta impensabili corsi di formazione, aiuti agli indigenti, di cui una discreta fetta per chi gli fa la domanda. Aiuti alle imprese che servono sempre per gestire le croniche crisi e mai per creare nuovi posti di lavoro. Ora pare che vogliano riesumare la Cassa del Mezzogiorno, che tutti questi sistemi, progetti e procedure compendia.

Abbiamo già visto alleanze sospette tra governo centrale e governi locali a prescindere dal colore, alleanze tra tante imprese del Nord e qualcuna del Sud, spesso pure prestanome, soci in affari. Soprattutto abbiamo già visto gli effetti delle iniziative di tali istituti politici ed economici. Che ci hanno lasciato dove ancora siamo. Per non parlare delle ricostruzioni dopo provvidenziali terremoti. Certo non è facile pensare a percorsi completamente nuovi con obiettivi così ambiziosi di ridistribuzione di reddito. Ma sulla capacità di dare risposte ai nostri veri problemi si misurerà la nuova classe politica meridionale.

Per intanto stiamo in gabbia. E non ci deve stupire che in tempo di crisi ci vogliano far arrivare meno risorse. Lo fanno con i carcerati, con gli immigrati, clandestini e no, con i poveri e con gli scolari. Ma diffidiamo pure di soldi che arrivassero a iosa senza produrre alcun effetto benefico, senza rimanere nella nostra terra, morire e produrre frutto. Diffidiamo di quelli che, anche tra i nostri, condividono e sostengono tale sistema. Diffidiamo di chi, tradendo noi prigionieri, si mette di guardia davanti alle gabbie.


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