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Repubblica: Il segretario della Cgil: non sono responsabile del fallimento della trattativa, difendo l´unità della Confederazione

"La nostra proposta è sugli incentivi Prodi frenato dalla Ragioneria"

29/06/2007
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la Repubblica

L´INTERVISTA

Epifani: Rifondazione incomprensibile, ma non temo di essere scavalcato

lo scalone Non può essere il punto di riferimento, nessuna altra misura permette di ottenere quei risparmi
veltroni Ha ragione quando dice che bisogna parlare ai giovani, ma trascinare la questione della Maroni è indegno
il dissenso interno Spero che si faccia un buon accordo e che la Fiom lo voti. Ma non votò nemmeno la riforma Dini
il superbonus Riguardava solo le categorie professionali più elevate, che sarebbero comunque rimaste al lavoro
ROBERTO MANIA

ROMA - Guglielmo Epifani esce dall´angolo. Non ci sta, il leader della Cgil, ad essere indicato come il responsabile del fallimento della trattativa sulla previdenza. Rilancia la sua proposta di innalzamento dell´età pensionabile per tutti a 58 anni, seguito da un triennio in cui incentivare la permanenza al lavoro. L´accordo l´avrebbe fatto così e l´avrebbe difeso anche a costo di una spaccatura nella Cgil, sfidando le possibili contestazioni nelle fabbriche perché nel mercato del lavoro di oggi ci sono attività faticose quanto quelle operaie. Dice che Prodi ci stava ma che poi è stato frenato dai tecnici della Ragioneria e dalle divisioni interne alla maggioranza. Attacca Rifondazione («non capisco il suo comportamento e non temo affatto scavalcamenti») e apprezza il nuovo patto generazionale lanciato da Walter Veltroni.
Di fronte all´alternativa tra un accordo con il governo e l´unità interna la Cgil ha scelto la seconda. Nel passato i suoi predecessori, Lama e Trentin, ebbero il coraggio di rompere l´unanimismo. Perché lei dice solo no?
«A parte il fatto che l´unità di una grande organizzazione non è un male, anzi, l´altra sera, a Palazzo Chigi, non abbiamo detto solo no. Abbiamo fatto una proposta molto chiara: via lo scalone, aumento di un anno, da 57 a 58 anni, e poi tre-quattro anni in cui sperimentare l´efficacia degli incentivi per restare al lavoro. Era una proposta unitaria di Cgil, Cisl e Uil che sparigliava il gioco, che superava gradini e gradoni. Aveva il pregio di muoversi nella direzione che più volte ha indicato il presidente Prodi: quella degli incentivi. Aggiungo che questa proposta, se accolta, difficilmente non sarebbe stata votata da tutta la maggioranza, Rifondazione compresa. Pena la caduta del governo».
L´obiezione del governo è stata che quella proposta non avrebbe consentito i medesimi risparmi dello scalone.
«Lo scalone non può essere il punto di riferimento perché nessun´altra misura permette di raggiungere quei risparmi. E´ stata un´obiezione tecnico-contabile del tutto fuori luogo. D´altra parte se il problema è puramente contabile, perché la maggioranza nel suo programma ha scritto che lo scalone va eliminato? Ci vorrebbe un po´ di coerenza».
Gli incentivi però non hanno mai funzionato.
«Perché non sono mai stati fatti seriamente. Il "superbonus" di Maroni riguardava solo le categorie professionali più alte che comunque sarebbero restate al lavoro».
Sperimentare per un triennio gli incentivi non è un modo per rinviare ancora il nodo dell´età pensionabile?
«Per nulla. D´altra parte se non dovessero funzionare si ripartirebbe dall´innalzamento non volontario».
Lei ha detto che la trattativa sulle pensioni non si fa con la calcolatrice. Tuttavia una stima sui risparmi l´avrete fatta. Qual è?
«Non siamo nemmeno riusciti a calcolarla perché il punto d´arrivo per il governo dovevano essere i risparmi dello scalone. Ma con quello nessuna gara è possibile».
Come giudica la posizione di Rifondazione in questa vicenda?
«Non l´ho capita. Nell´incontro con tutti i partiti della "sinistra più sinistra" ci era stato detto: pieno sostegno alla posizione del sindacato e nessuno scavalco. Negli ultimi giorni ho l´impressione che Rifondazione abbia detto e fatto un´altra scelta. Ne prendo atto».
Teme che in Parlamento un´eventuale intesa possa essere emendata dalla sinistra?
«Non temo nulla. La Cgil firma un accordo solo quando lo ritiene buono, quale che sia la posizione di Rifondazione e degli altri partiti».
L´altro ieri, mentre il Direttivo della Cgil discuteva dello scalone, Veltroni a Torino diceva che non si può dedicare così tanto tempo a questo tema e così poco ai giovani. Non pensa che abbia ragione?
«Certo, ha ragione Veltroni. Anch´io al Direttivo ho detto che la questione dello scalone riguarda poco più di 100 mila persone all´anno. Non è degno di un paese civile trascinare ancora per mesi questo argomento senza risolverlo. Finalmente si sta parlando di ammortizzatori sociali, di totalizzazione dei contributi, di indennità di disoccupazione. Penso, come Veltroni, che le due cose non siano in contrapposizione, però bisogna avere il senso della misura».
E se la Fiom votasse contro un eventuale accordo?
«Intanto bisogna fare un accordo, e nel caso sarà un buon accordo, e spero che la Fiom lo possa votare. Ricordo, comunque, che anche la riforma Dini fu respinta dai metalmeccanici ».


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