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Repubblica-Il rumore politico che risveglia la gente comune

Il rumore politico che risveglia la gente comune ILVO DIAMANTI FRA le sorprese di questa stagione elettorale c'è il ritorno dell'interesse politico e della partecipazione. Testimoniato da ...

20/06/2004
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la Repubblica

Il rumore politico che risveglia la gente comune
ILVO DIAMANTI
FRA le sorprese di questa stagione elettorale c'è il ritorno dell'interesse politico e della partecipazione. Testimoniato da molti dati, da molte evidenze. A livello statistico e di esperienza.
La partecipazione elettorale, anzitutto. Il tasso dei votanti, alle elezioni europee, infatti, ha superato il 73%. Oltre il 2% di crescita rispetto alle elezioni del 1999. L'Italia, fra i maggiori Stati dell'Unione europea, risulta quello caratterizzato dal più alto tasso di affluenza alle urne. Un esito che, ovviamente, non riflette tanto l'interesse per l'Europa, ma, semmai, per la politica nazionale. È significativo, peraltro, come il maggiore incremento di votanti si sia verificato nelle regioni del Centro e del Sud: Lazio, Sardegna, Toscana, Abruzzo e Campania. Altrettanti segni della "mobilitazione" prodotta dal traino delle elezioni amministrative. Ma anche dalla rinnovata capacità di iniziativa sul territorio delle organizzazioni di partito.
D'altronde, senza un alto grado di coinvolgimento dei gruppi sociali e dei soggetti politici, sarebbe difficile spiegare questo rilancio della partecipazione alle urne, dopo anni di stagnazione. Tanto più perché le elezioni europee, come si è detto, non emozionano troppo i cittadini. Mentre i fattori demografici ? anzitutto l'invecchiamento della popolazione ? scoraggiano l'affluenza elettorale.
Ma il ritorno della partecipazione è rilevante e rilevabile anche nell'attenzione espressa dai cittadini, nel periodo precedente al voto.
Quasi 7 elettori su 10, intervistati, nei giorni di elezioni, da laPolis (Laboratorio di Studi Politici e Sociali-Università di Urbino), in un sondaggio che ha riguardato un campione nazionale rappresentativo, affermano di aver seguito, con una certa assiduità, la campagna elettorale in vista delle elezioni europee.
Sostengono, gli italiani, d'avere raccolto informazioni e sollecitazioni, soprattutto, dalla tv (più di 9 su 10). Ma anche da altre fonti. In particolare dai giornali (3 su 4). I manifesti e i volantini, inoltre, sono stati "consultati" con una certa frequenza da circa 8 persone su 10. Inoltre, due italiani su tre hanno parlato di temi elettorali in famiglia, oppure nelle cerchie più strette: con gli amici oppure con i colleghi di lavoro.
La mediatizzazione della politica, in altri termini, ha generato quel "rumore di fondo" cui nessuno è riuscito a sottrarsi. Tuttavia, non è solo sui media; né sulle strade e sui muri, dove campeggiano ancora megaposter inquietanti; o sulle cassette postali, colme di volantini, che abbiamo incontrato la politica, in questi ultimi mesi. Il fatto nuovo - eppure antico - che abbiamo riscoperto, è la campagna elettorale porta a porta; e, ancora, nelle piazze, nei teatri, nelle sale pubbliche. Non più i cocktail o le cene con i candidati. Secondo la logica della raccolta di fondi e di consensi nei salotti, fra le "persone-che-contano". Ma neppure i grandi comizi sulle grandi piazze gremite di folla, come avveniva un paio di decenni fa. Abbiamo assistito, invece, a molteplici incontri nelle piccole piazze e nelle sale, piccole e grandi, di provincia e di città. Divenuti centinaia, migliaia, di fronte alla scoperta, inattesa, che non erano deserti, come avveniva fino a poco tempo fa. E non vi partecipavano i soliti noti (amici, parenti, attivisti di partito; le stesse facce di venti-trent'anni fa). Ma molta gente "comune". Nel senso di "non militante". Esterna alla cerchia dei "professionisti dell'impegno".
Il collegamento fra elezioni europee e amministrative, sotto questo profilo, ha sicuramente agito da moltiplicatore. I temi e i candidati locali che alimentavano l'interesse per le elezioni europee. I leader e i candidati nazionali, impegnati nelle elezioni europee (e nello "scontro" politico nazionale), che giravano tutte le piazze locali, anche le più piccole, scoprendo l'emozione, quasi dimenticata, del contatto con gli "elettori veri". Ridotti, negli ultimi anni, a entità virtuale, spettatori della videopolitica, calcolabili con l'Auditel.
Il ritorno dei cittadini, delle persone, alle iniziative politiche, in questa campagna elettorale, è rilevato, quasi "ammesso" con imbarazzo (ma anche con piacere) da numerosi leader, locali e nazionali. Ma è confermato, per via indiziaria, dal sondaggio laPolis: 21 elettori su 100, nell'ultimo mese di campagna elettorale, affermano, infatti, d'aver seguito manifestazioni pubbliche "in modo assiduo". Il doppio di quanti, nel 2003, dichiaravano d'essere intervenuti a iniziative politiche (Inchiesta "I cittadini e lo Stato", di Demos-La Repubblica).
Due aspetti, fra gli altri, accompagnano questi orientamenti.
a) Il primo riguarda la posizione politica. L'attenzione e l'interesse verso la campagna elettorale non hanno uno specifico colore politico. La partecipazione diretta cresce a sinistra.
b) E fra i più giovani. Il peso di coloro che hanno seguito manifestazioni pubbliche, in vista delle elezioni, sale quasi a un terzo, fra gli elettori con meno di trent'anni. I giovani, cioè, (più di altre componenti generazionali) esprimono distacco e talora spregio verso la politica e chi la pratica. Ma, nel concreto, la praticano come esperienza "normale", quando affronta i temi e usa il linguaggio della loro vita quotidiana.
Prendiamoli con cautela, i sondaggi. Ma, in questa occasione, danno l'impressione di un cambiamento, d'una svolta. Suggeriscono l'emergere d'una diffusa volontà di partecipazione, che non si limita al volontariato sociale, all'impegno sui temi del territorio, del lavoro, dell'ambiente, della sicurezza. Ha, invece, contaminato anche lo spazio della politica più istituzionale. Invadendo lo spazio elettorale.
Il che offre alcune indicazioni, che avranno conseguenze significative, sulle strategie dei soggetti politici, nel prossimo futuro.
1. La politica come marketing e come comunicazione ha conquistato un posto importante, come metodo d'azione politica. Per gli attori politici, ma anche per i cittadini. I quali si servono dei media per consultare l'agenda e gli attori della politica. Normalmente. Ma con effetti difficili da prevedere. Anche da coloro che li sanno usare con maggiore competenza. Così, la crescente presenza del premier in tivù - con il volto, le parole e le opere - ha sicuramente colpito gli elettori. Li ha coinvolti e li ha fatti reagire. Ma, almeno in parte, non nei termini e nei modi attesi. Visto che, alla prova dei fatti, Forza Italia è stata abbandonata da un elettore su 3 rispetto alle elezioni del 2001; e da uno su sei rispetto alle elezioni europee del '99.
La tv, in altri termini, sensibilizza i cittadini; ma, oltre un certo limite, li fa incazzare.
2. Ritorna la politica come partecipazione, relazione diretta, contatto con le persone; la politica come interazione sociale e locale. La politica come incontro e manifestazione. Una via difficile da proseguire senza un'organizzazione, una rete di persone disposte a impegnarsi sul territorio. Un'identità impersonata da individui che abitano la nostra vita quotidiana.
3. Sono passati oltre dieci anni, in Italia, dalla fine dei grandi partiti di massa. Dopo dieci anni di masse (e di leader) senza partiti, si coglie nell'aria una crescente impazienza, nell'attesa del partito che (ancora) non c'è. E, parallelamente, un po' di nostalgia. Di quello che c'era.


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