Repubblica: Il ricercatore:Ma che legge non avrò mai una cattedra"
IL RICERCATORE "Ma che legge non avrò mai una cattedra" "Aspetto da anni un concorso Ora rischio il peggio" ANNA MARIA LIGUORI ROMA - Giuseppe Carbonara, 53 anni, lavora all'universi...
IL RICERCATORE
"Ma che legge non avrò mai una cattedra"
"Aspetto da anni un concorso Ora rischio il peggio"
ANNA MARIA LIGUORI
ROMA - Giuseppe Carbonara, 53 anni, lavora all'università di Bari dal 1981. Ricercatore in ruolo dal '98, confermato nel 2001, alla facoltà di Farmacia, Dipartimento farmaco-chimico, dove tiene il corso "Metodi fisici in chimica organica". Ieri ha raggiunto la Capitale per partecipare all'assemblea del Coordinamento nazionale ricercatori riunito all'università La Sapienza.
Cosa teme di più se passa la legge delega della Moratti?
"Di dire per sempre addio ad una cattedra tutta mia. Non è facile rinunciare ad un obiettivo perseguito da sempre, anzi direi che è impossibile. E poi ho impiegato anni per avere lo status di ricercatore e, prima o poi, un concorso dovrà pure essere bandito. Parteciperei al concorso di associato nella mia disciplina, e forse potrei conquistare la cattedra?"
Altrimenti?
"La mia carriera è definitivamente sepolta. La Moratti mi terrà ricercatore a vita. Oppure, se voglio riottenere qualcosa, devo affrontare ancora la precarietà".
Cioè?
"Non sono ancora chiari i termini della questione, ma in base alle legge potrei optare per il "nuovo regime" che prevede di entrare in una graduatoria nazionale e poi la possibilità di essere chiamato dalle università per avere una cattedra di ruolo. Ma non lo farei mai. Alla mia età non si ricomincia da capo senza avere certezze. E poi c'è la questione economica".
Gli stipendi dei ricercatori, una questione annosa?
"Già, ma sempre attuale per chi, dopo una lunghissima gavetta, adesso guadagna 1300 euro al mese per un lavoro a tempo pieno. E mentre su di noi si lesina con la nuova legge, se si vorrà dare un livello retributivo accettabile ai precari, il costo dei contratti Co.co.co., a causa dei carichi sociali, sarà una volta e mezzo più oneroso dei contratti a tempo indeterminato".
Cosa spera di ottenere con questa lotta?
"Non spero, credo. Penso, infatti, come tutti gli altri colleghi d'Italia, di fare una battaglia per contrastare un progetto che, al di là per le vicende personali, sarà devastante per l'università. Voglio credere poi nel pieno riconoscimento del ruolo docente dei ricercatori. E infine spero di nuovo: di andare in pensione lasciando la mia cattedra a qualcun altro che l'ha meritata".