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Repubblica-Il preside che ha vietato la visita a scuola va cacciato

Ivrea, An e Lega insorgono per il divieto: "Un vergognoso masochismo pro-islamico" Altolà al vescovo, è scontro "Il preside che ha vietato la visita a scuola va cacciato" "Nelle mie a...

01/03/2004
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la Repubblica

Ivrea, An e Lega insorgono per il divieto: "Un vergognoso masochismo pro-islamico"
Altolà al vescovo, è scontro
"Il preside che ha vietato la visita a scuola va cacciato"

"Nelle mie aule - aveva spiegato - ci sono bambini stranieri di religione non cattolica"
SARA STRIPPOLI

TORINO - L'unico che getta acqua sul fuoco è proprio lui, il vescovo di Ivrea respinto. Giuseppe Merlo, direttore di una scuola elementare di Agliè (un piccolo paese nella diocesi di Ivrea) aveva opposto un rifiuto alla visita pastorale che ha suscitato scalpore: "Nelle mie aule ci sono bambini stranieri di religione non cattolica, romeni e cinesi. Se dovessi dare il consenso a un rappresentante della chiesa cattolica dovrei farlo anche per uno di religione musulmana e di qualunque altra dottrina".
Il vescovo monsignor Arrigo Miglio non l'ha considerato un affronto. Ha invece tentato di smorzare le polemiche dichiarando che per lui non era una prima volta: "È già successo che io non andassi in qualche scuola. Conosco il dirigente scolastico, lo stimo e ritengo che la sua scelta sia legittima. La decisione riguarda la sua coscienza". Comunque, ha voluto chiarire "non ho mai preteso di entrare nelle scuole quando vado nei paesi. Sono le parrocchie, i genitori, o più in generale qualcuno del luogo a chiedere la mia presenza".
Un rifiuto parziale, quello del dirigente della scuola. Nella lettera di diniego inviata al parroco di Agliè don Massimo Ricca Sissoldi, Giuseppe Merlo aveva suggerito che il vescovo avrebbe potuto incontrare gli insegnanti e i ragazzi interessati fuori dall'orario scolastico.
Incidente chiuso dunque? Niente affatto, dopo le polemiche sul crocefisso in aula, il caso scotta e il fair play rimane confinato a scuola e in chiesa. Tutto intorno l'atmosfera è bellicosa e c'è già chi vede nel caso della scuola elementare di Ivrea il terreno ideale per un nuovo scontro sulla questione religiosa nella scuola italiana. La destra locale attacca: "Quel direttore è un fondamentalista laico che deve essere rimosso dal suo incarico", dice l'esponente piemontese di An Agostino Ghiglia e Mario Borghezio, europarlamentare della Lega, non ha mancato l'appuntamento per lanciare i suoi strali: "Fino a quando durerà questo vergognoso masochismo pro-islamico? Fino a quando dovremo tollerare l'andazzo dell'indottrinamento in puro stile vetero-comunista?".
Anche il paese, ex-feudo dc di 2600 abitanti, è diviso. Il sindaco Walter Acquadro critica con cautela: "L'amministrazione ha il dovere di tutelare anche le maggioranze. Per tutelare le minoranze etniche (sono soltanto sette gli allievi stranieri della scuola elementare), sotto la spinta del buonismo si finisce spesso pare fare del male alle maggioranze". Più duro e decisionista il vicesindaco Giovanni Battista Rossi: "Qualcosa faremo di sicuro, perché non possiamo lasciare passare episodi come questo senza reagire. Però non sappiamo cosa pensare".
Ma di cosa avrebbe parlato monsignor Miglio se fosse andato in quella scuola? "Avrei risposto a tutte le domande, avrei parlato del Camavese, della diocesi di come è organizzata la chiesa cattolica nel nostro territorio e poi avrei parlato della Palestina, dove vado periodicamente. La laicità può anche essere intesa come dialogo e confronto".


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