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Repubblica: Il boom delle frodi scientifiche

in realtà sono tante, e aumentano

06/02/2007
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la Repubblica

VITTORIO SGARAMELLA

Le frodi scientifiche sembrano una contraddizione, un ossimoro: ma in realtà sono tante, e aumentano. Al più in visibilità, ma non in quantità, sostiene qualcuno.
"Science", "Nature" e altre stimate riviste sono i bersagli preferiti dei frodatori in camice bianco. Il motivo? Pubblicarvi un articolo è il sogno di tutti i ricercatori. D. Kennedy, direttore di "Science", recente vittima di una grave frode, lo scorso dicembre scriveva in un editoriale: «La buona notizia è che abbiamo seguito le regole; la cattiva è che l´ambiente scientifico oggi presenta maggiori incentivi per la produzione di lavori intenzionalmente fuorvianti o distorti da interessi personali». Se la "buona" notizia è almeno ambigua, la "cattiva" è almeno inquietante e va approfondita.
Nelle scienze di solito le frodi consistono in articoli taroccati pubblicati da riviste specializzate: più la rivista è famosa, più lo scandalo brucia. Ai non addetti va spiegato che la bravura dei ricercatori è correlata al numero e alla qualità delle pubblicazioni e al prestigio della rivista dove escono. Gran parte dei lavori inviati viene rifiutata, per scarsa pertinenza o rilevanza, o girata a specialisti esterni. Il verdetto dei valutatori spesso è una bocciatura; a volte è un rinvio per revisione; i rari sì risultano da laboriose trattative. Comunque è anche grazie a questi "arbitri" che la scienza avanza e gli scienziati con lei.
Ma gli esami non finiscono mai: se in una pubblicazione si scoprono errori gravi, ma fatti in buona fede, basta una ritrattazione formale. Altrimenti scatta l´infamante accusa di frode. Per ridurne il rischio ormai non basta più seguire le regole: nel loro rispetto sono stati pubblicati bidoni e rifiutati lavori da Nobel (la PCR fu respinta da "Nature"). Servono regole nuove: ad esempio è assurdo pagare gli arbitri del calcio e far lavorare gratis i referees della scienza.
Le frodi variano nei diversi campi: le "scienze umane" tollerano senza troppi traumi frodi eventualmente camuffate da opinioni. Le scienze naturali invece poggiano sullo zoccolo duro di leggi universali (la relatività, la tavola periodica degli elementi, il codice genetico, ecc), connotate da obiettività e riproducibilità: le frodi sfuggono meno facilmente, ma sfuggono. Il rigore intellettuale e sperimentale della disciplina, oltre che quello morale di chi la pratica, ne limita frequenza e gravità che decrescono passando da etologia, a biologia, a chimica, a fisica e a infine a matematica. Di norma ci cascano giovani rampanti al servizio di capi troppo ambiziosi e troppo indaffarati.
Il recordman delle frodi è un fisico dei solidi, il tedesco J. H. Schoen: assunto giovanissimo nel ´97 dai prestigiosi Bell Laboratories, Usa, pubblica rapidamente una ventina di lavori su "Nature", "Science", "Physical Review", ecc. Nel 2001 ne sforna quasi uno alla settimana. Tutti falsi. Scontata la pronta dissociazione dei suoi capi e dei tanti illustri coautori, prima felici di firmare lavori cui avevano contribuito pochissimo persino a livello di vigilanza. Come altri imbroglioni della scienza, Schoen ora è uscito di scena.
La frode più grave, quella cui si riferiva Kennedy, è stata compiuta da un affermato professore sudcoreano, W. S. Hwang. Tra il 2004 e il 2005 "Science" pubblica due suoi importanti lavori su embrioni umani clonati, un risultato ambito dai più forti gruppi occidentali: se vero porterebbe diritto alle cellule staminali embrionali e quindi all´agognata medicina rigenerativa. Si parla di Santo Gral e di Nobel; la Corea esulta e gli dedica un francobollo; le riviste specializzate e i massmedia (tranne questo) applaudono. I lavori sono firmati da una trentina di autori: il primo è Hwang, l´ultimo, altrettanto importante, è un noto ricercatore americano, G. Schatten. Ma presto incominciano a girare voci su scorrettezze nella raccolta degli ovuli, improvvidamente forniti da collaboratrici e a pagamento. Poi si scoprono dati manipolati, foto ritoccate, cellule scambiate, spese gonfiate. Le riviste più famose avrebbero sgomitato per assicurarsi quei lavori; i revisori avrebbero chiuso più d´un occhio; Schatten si sarebbe guadagnato la firma grazie a meri consigli editoriali….
Lo scandalo della clonazione ricapitola la genesi delle frodi scientifiche. Nel ‘97 con insolito risalto (copertina, editoriale, commenti) Nature lanciava in orbita mediatica Dolly la pecora e "Science" l´eleggeva a scoperta dell´anno. Da allora il loro sostegno ai cloni è stato indefesso. A novembre una nota redazionale di H. Ledford su Nature imputa al vuoto normativo lo stallo d´una tecnica gabellata come capace di soddisfare l´incombente bisogno proteico della Cina. Anche Nature Biotech di gennaio discetta sull´uso alimentare dei cloni bovini: ma non può nascondere che i pochi cloni disponibili sono malsani, più da eutanasia e museo che da macello: è così che s´è conclusa la resistibile ascesa di Dolly. E l´editoriale accenna alla favola del re nudo.
Autorità come il prof. Kennedy dovrebbero compiacersi meno del rispetto di regole evidentemente inadeguate e chiedersi piuttosto come mai l´ambiente scientifico si sia deteriorato al punto di incentivare le frodi e se questo non sia almeno in parte dovuto alle stesse prestigiose riviste che lo condizionano e al contempo lo vorrebbero moralizzare.


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