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Repubblica: "I tagli non penalizzino l´istruzione" Scuola, Napolitano difende i precari

Al Quirinale tra gli studenti: sì al merito ma incentivare i docenti

22/09/2010
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la Repubblica

L´appello davanti al ministro Gelmini "Saluto i ragazzi di ogni origine e nazionalità"
Il riferimento alle "disuguaglianze e disparità che non riusciamo a colmare"
UMBERTO ROSSO

ROMA - Un nuovo appello a non tagliare i fondi per la scuola, stavolta guardando negli occhi il ministro Gelmini che lo ascolta nel cortile d´onore del Quirinale, dove fra quasi duemila ragazzi in magliette verdi bianche e rosse si celebra l´apertura del nuovo anno scolastico. A loro, ma soprattutto al ministro della Pubblica Istruzione, Giorgio Napolitano consegna il suo messaggio: impegno «comune e categorico» nella lotta al debito pubblico ma va riconosciuta «la priorità della ricerca e dell´istruzione» nella ripartizione delle risorse disponibili. La strada dei tagli indiscriminati, ripete dunque ancora una volta il capo dello Stato fra gli applausi di studenti e insegnanti, collegati col Quirinale anche da Torino e Napoli in diretta tv, non porta lontano la nostra scuola e il futuro del nostro Paese.
Spiega che di cambiamento «c´era e c´è bisogno», che «riformare si deve», invoca una scuola con «più qualità, più strettamente legata al mondo del lavoro», da «irrobustire», ma sollecita anche l´affermazione di una «cultura del merito». Gli insegnanti? Bisogna «motivarli, dare loro validi strumenti di formazione». Il dramma dei precari? Si è creata, riconosce il presidente della Repubblica, una «situazione pesante, bisogna riqualificare quanti aspirano ad un contratto a tempo indeterminato». Insomma, servono proprio gli investimenti. Questioni che Mariastella Gelmini invece neanche sfiora nel suo breve saluto, ottimisticamente proiettato su un riassorbimento della disoccupazione giovanile che il progetto Italia 2020 (condotto insieme al ministero del Lavoro) dovrebbe assicurare.
I collegamenti dalla Reggia di Venaria, a Torino,e dal Palazzo Reale di Napoli sono una novità voluta da Napolitano, una maniera per celebrare anche così i 150 anni dell´unificazione. «Tre città, tre diverse realtà dell´Italia in cui crediamo, dell´Italia unita», spiega aprendo il suo discorso. Salutando con affetto i ragazzi «di ogni origine e nazionalità, perché per tutti la scuola è luogo d´incontro e di integrazione». E lo dice mentre l´inizio dell´anno è segnato dalle polemiche sulla discriminazione, dall´assessore romano che non considera italiani i figli di immigrati alla scuola di Adro ingolfata di simboli leghisti. Sul palco allestito nel cortile i ragazzi siciliani portano in scena un rap contro il pizzo, Proietti legge D´Azeglio, il critico Sermonti racconta Dante, Irene Grandi canta e tutti insieme poi ascoltano le parole del capo dello Stato. Bisogna sanare «squilibri, disparità, disuguaglianze» che si presentano ancora nell´istruzione che, al contrario, dovrebbe proprio servire a colmarle. La condizione sociale, spiega Napolitano, incide sulla possibilità che i ragazzi progrediscano nell´istruzione. «Ma il vero svantaggio insuperabile è una famiglia che non crede nello studio, che non crede nel merito».
Infine, l´omaggio al sindaco di Pollica, Vassallo, «ucciso perché voleva fare una buona politica, quello che la politica dovrebbe essere sempre».

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