FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3800371
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-I senza futuro di casa nostra -di Marco Lodoli

Repubblica-I senza futuro di casa nostra -di Marco Lodoli

LE IDEE I senza futuro di casa nostra MARCO LODOLI LA LUCE degli incendi nelle banlieues parigine è arrivata fin qui, a rischiarare le zone d'ombra delle nostre città e i discorsi della...

12/11/2005
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

LE IDEE
I senza futuro di casa nostra
MARCO LODOLI
LA LUCE degli incendi nelle banlieues parigine è arrivata fin qui, a rischiarare le zone d'ombra delle nostre città e i discorsi della gente. Finalmente si presta attenzione agli esclusi, a chi vive sui bordi, a chi se la passa veramente male. Non so se in Italia, come sostiene Prodi, la situazione sia altrettanto esplosiva che in Francia; anzi, sinceramente non lo credo. Ma questo non cambia di una virgola l'ordine del discorso, che si pone nei seguenti termini: la vita nelle periferie delle grandi città è inevitabilmente predisposta alla criminalità. Elenchiamo i dati, nudi e crudi. Centinaia di migliaia di giovani vivacchiano senza studiare e senza lavorare, spogliati di ogni volontà.
quartieri dove passano i giorni e le notti sono puro squallore, cemento e cocaina, centri commerciali e miseria, nessun cinema, nessun teatro, nessuna libreria, niente; in testa da quasi vent'anni i ragazzi hanno due o tre chiodi fissi, piantati con crudeltà dalla cultura imperante: soldi, successo, divertimento. Tra loro si muovono sempre più numerosi gli immigrati, a volte operosi, e dunque meglio disposti a sobbarcarsi del poco lavoro disponibile, a volte sovreccitati dalle potenzialità offerte fintamente dal nostro mondo, e dunque sfacciati e aggressivi nella ricerca di un posticino al sole. Mescolate tutto questo, agitate, e la molotov è pronta.
I miei allievi hanno chiara solo una cosa: non vogliono ripetere la vita dei loro nonni e dei loro genitori. Un'esistenza fatta di sacrifici, mutui trentennali per la casetta, denti stretti, fatica quotidiana, chiesa la domenica e sveglia alle sei del lunedì, briciole e sangue, loro non la vogliono più. Sono cresciuti tra mille garanzie di una felicità imminente, videoclip colorati e frenetici, show e risate e immagini goduriose su ogni canale, sulla strada illuminata che deve portare a una Terra Promessa, e indietro non ci vogliono tornare. Come gli albanesi, hanno visto che oltre il tempestoso ma breve braccio di mare c'è la Cuccagna, e di sicuro non si accontentano di niente di meno. Poi passano i giorni, le settimane, i mesi, gli anni e non accade niente. La strada sotto casa è ancora piena di buche e di fango, lo spacciatore all'angolo è sempre lì, la noia e la desolazione non si spostano di un metro, e allora nella testa cresce lo sconforto. La solitudine. Oppure la rabbia.
Una ragazza mi ha detto: "Professore, ha presente il fascio di luce che d'improvviso avvolge l'ospite d'onore e lo separa dal buio? Quella chiazza bianca o gialla sul palcoscenico? Mi sono accorta che è piccola, un cerchio minimo. Tutti non ci possiamo entrare, e neanche parecchi. Lì c'è posto per pochissimi. Per gli altri c'è il buio, il niente, al massimo un posto in platea per applaudire chi ce l'ha fatta e crepare d'invidia. A me non piace stare da una parte ad applaudire gli altri. Oggi a nessuno piace. Ma non mi va nemmeno di uscire dal teatro e mettermi a battere chiodi o sudare per due lire come mio padre e mia madre. Io quella luce la voglio. Io li capisco quelli che bruciano le macchine a Parigi. Loro la luce se la fanno da soli, e il mondo li guarda, arrivano le telecamere e il buio non c'è più, non c'è più questo schifo di vita". Forse ha ragione la mia allieva, è una che sente come va il mondo meglio di tanti sociologi. Forse le cose stanno proprio così. Una macchina che brucia è già un faro, un vanto, un salto fuori dal nulla. Ormai solo il successo libera dal senso di fallimento e di morte. Il successo è la nostra corta eternità. La vita, con i suoi pesi e le sue tribolazioni, non la vuole più nessuno. E allora prepariamoci a spegnere i fuochi che abbiamo voluto accendere nella sterpaglia dell'esistenza, dopo tanti inviti ad ardere festosamente, prepariamo gli idranti.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL