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Repubblica: I prof occupano la Sapienza

Prima protesta all'università di Roma. Prossimo appuntamento: lo sciopero nazionale dei docenti il 17 febbraio I prof occupano la Sapienza "Ricercatori senza futuro", tutti contro la riforma M...

06/02/2004
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la Repubblica

Prima protesta all'università di Roma. Prossimo appuntamento: lo sciopero nazionale dei docenti il 17 febbraio
I prof occupano la Sapienza
"Ricercatori senza futuro", tutti contro la riforma Moratti

ROMA - Dopo le assemblee in decine di atenei, per discutere e organizzare la mobilitazione contro il decreto della Moratti sulla riforma dello stato giuridico dei prof universitari, ieri è toccato alla Sapienza. E per la prima volta, assieme agli studenti, l'Aula Magna è stata occupata da ricercatori, associati e professori ordinari.
Il prossimo appuntamento è per il 17 febbraio, giorno scelto per lo sciopero nazionale contro la riforma e, secondo le intenzioni dei docenti, potrebbe sfociare in un blocco della didattica, seguito anche dallo stop alle lezioni e forse, per la prima volta nella storia, al blocco delle lauree. Il rappresentante dei ricercatori nel Consiglio di Amministrazione dell'ateneo, Marco Merafina, ricercatore del dipartimento di Fisica, ha spiegato che "la riforma Moratti taglia le speranze ai giovani di affrontare la carriera universitaria, perchè su 35 anni di vita lavorativa, il periodo di lavoro precario coprirebbe almeno 25-30 anni. In questo modo non si ringiovanisce il mondo accademico, ma i professori diventeranno sempre più vecchi e i giovani andranno via".
Per Merafina, le conseguenze della riforma saranno anche di carattere sociale ed economico. "Tutto questo - ha spiegato - avrà ripercussioni anche sui salari. Ed anche i bilanci dell'università, già in crisi, ne soffriranno. Infatti, se si vuole dare un livello retributivo accettabile ai precari, il costo dei contratti Co.co.co. a causa dei carichi sociali sarà una volta e mezzo più oneroso dei contratti a tempo indeterminato. Inoltre, con la prevista eliminazione del tempo definito e l'equiparazione al resto dei docenti di quel 7 per cento che a Roma ha il tempo definito, il costo per le casse universitarie sarà di circa 20 miliardi delle vecchie lire".
Dello stesso tenore le posizioni dei ricercatori, sintetizzate dal coordinatore nazionale dell'Andu (Associazione nazionale docenti universitari), Nunzio Miraglia: "Si sta formando - ha detto - un fronte ampio contro la riforma Moratti e contro il precariato, che riguarderà sia l'ingresso sia l'intera durata della docenza. Siamo contro l'esaurimento del ruolo dei ricercatori e per il riconoscimento del ruolo di docenti effettivamente svolto da una categoria che, con 20 mila persone su un totale di 55 mila professori, corrisponde a oltre un terzo dell'intero corpo docente. Il precariato non aumenta l'autonomia di ricerca ma la riduce, perchè rende i ricercatori soggetti a pressioni di ogni genere. Chiediamo quindi un bando straordinario di cinque mila posti per il reclutamento nella terza fascia di docenza, perchè nel giro di 10 anni quasi la metà degli attuali docenti andranno in pensione".
Per Stefano Biagioni, direttore di dipartimento della facoltà di biologia della Sapienza, "la riforma cambia tutto il sistema e la struttura universitaria, con la precarizzazione di tutte le figure, anche quelle intermedie e anziane. Una precarizzazione che vuol dire essere ricattabili da qualsiasi punto di vista e che porta l'università ad uno scadimento culturale. Con l'abolizione della differenza fra tempo pieno e tempo parziale, inoltre, si colpisce ingiustamente chi ha dedicato tutta la propria vita all'università".
Ieri la protesta è scattata anche a Trieste. I professori dell'ateneo giuliano, al termine dell'assemblea, hanno aderito allo sciopero del 17 febbraio che prevede il blocco della didattica e forse, per la prima volta, l'annullamento delle sessioni di laurea.
Ma prima dello sciopero, l'11 febbraio, ci sarà l'incontro tra i vertici della Conferenza dei Rettori e il ministro Letizia Moratti. Un giorno molto importante per l'università italiana: se il ministro ribadirà le sue posizioni, anche la Crui scenderà in campo contro la riforma.
(ma.re.)


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