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Repubblica: "I precari fanno politica, non li incontro"

La Gelmini attacca e annuncia: con 50 giorni di assenza si verrà bocciati. Università, i test restano

03/09/2010
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la Repubblica

Sono 200 mila, non abbiamo la possibilità economica di sommare questo numero ai 700 mila professori già impegnati
Un provvedimento epocale che elimina la frammentazione degli indirizzi e rilancia l´istruzione tecnica e professionale
MARINA CAVALLIERI

ROMA - Il ministro Gelmini non incontrerà i precari in sciopero della fame. Lo spiega il ministro stesso nel corso di una conferenza stampa gestita senza indulgenze né incertezze, da lady di ferro. «I precari sono 200 mila, se si considerano anche quelli che hanno fatto una sola supplenza, non abbiamo la possibilità economica di sommare questo numero ai 700 mila professori già impegnati nella scuola. 700 mila insegnanti è un numero sufficiente per far fronte al bisogno del Paese». Il ministro Gelmini tira dritto, non fa concessioni, non cerca complicità, simpatie, né facili consensi. Mentre un gruppo di precari è accampato con una tenda davanti al Parlamento, il ministro illustra la novità dell´anno scolastico, la riforma «epocale» appena avviata e con pignoleria snocciola obiettivi, risultati, cifre. Sono due mondi che non s´incontrano e ognuno dovrà andare per la propria strada.
A chi chiede come risponderà alle proteste, a volte simboliche a volte disperate che attraversano l´Italia, dice senza giri di parole: «I precari non sono frutto di questo governo, sono la conseguenza di anni di politiche di consenso a buon mercato che hanno distribuito posti di lavoro di cui non c´era bisogno». L´aspetto fragile, tirato, del ministro contrasta con l´aria decisa di chi sa che la partita è dura. A chi chiede se incontrerà quelli in sciopero della fame, risponde: «Queste sono rappresentazioni che servono a voi giornalisti. Io incontro sempre i precari, in questo momento però ci sono strumentalizzazioni politiche che fanno poco onore a chi le mette in campo». Contro la demagogia, dice, ci sono i fatti. Ed eccoli i fatti, come sono stati illustrati nella conferenza stampa: «L´anno passato i tagli sono stati 42 mila ma si riducono a 10 mila se si considerano i 32 mila pensionamenti. Quest´anno sono 25.600 ma sono 23 mila i pensionamenti. Poi molti precari possono accedere ad accordi che stiamo facendo con le Regioni, ma c´è chi sta rinunciando preferendo l´indennità di disoccupazione». Non è vero che il governo non pensa alla scuola, dice la Gelmini: non ci sarà nessun taglio al numero degli insegnanti di sostegno «che al contrario salirà in questo anno scolastico dai 90.400 del 2009 a quota 93.100». Entro il 2010 poi verrà bandito un nuovo concorso per diventare presidi «che prevede 3.000 nuovi posti». Quanto al tempo pieno, un fronte su cui il governo è stato contestatissimo, «nella scuola primaria aumentano le classi, passeranno da 36.493 a 37.275».
I precari perciò non sono la questione centrale, la cosa più importante è la riforma che il ministro è riuscita a portare a casa. «Un provvedimento epocale che elimina la frammentazione degli indirizzi e rilancia l´istruzione tecnica e professionale». Anche qui linea del rigore. Infatti non si potranno superare i 50 giorni di assenza, pena la bocciatura. Dal 2010 gli indirizzi dunque saranno solo 6. Nascono due nuovi licei, il liceo musicale e coreutico e il liceo delle scienze umane. Sono incrementati gli orari della matematica, della fisica e delle scienze e potenziato lo studio delle lingue. Non solo, una materia del quinto anno sarà insegnata in inglese. Nascono poi gli istituti tecnici superiori post-secondaria creati «per formare figure professionali richieste dal mondo del lavoro» che andranno a sostituire i corsi di laurea triennali. Quanto ai test per l´accesso all´università non verranno aboliti, dice il ministro Gelmini, semmai saranno perfezionati.
Per Francesca Puglisi, responsabile istruzione del Pd, il ministro bara sui numeri: «La decenza impone di ricordare che il governo di centrosinistra aveva fatto diventare legge l´assunzione in ruolo di 150.000 precari della scuola. Il ministro cancellando le cattedre sta invece licenziando un numero di lavoratori della scuola equivalente a due Alitalia all´anno». «Neanche i padroni delle ferriere fanno quello che stanno facendo Gelmini e Tremonti», commenta il segretario del Pd Bersani.

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