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Repubblica-I Comuni bocciano la Moratti "Scuola, riforma inapplicabile"

Gli Enti locali contestano: non ci sono soldi per gli ingressi anticipati alle elementari. Oggi il Cdm I Comuni bocciano la Moratti "Scuola, riforma inapplicabile" Pochi i municipi in grado d...

14/03/2002
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la Repubblica

Gli Enti locali contestano: non ci sono soldi per gli ingressi anticipati alle elementari. Oggi il Cdm
I Comuni bocciano la Moratti "Scuola, riforma inapplicabile"

Pochi i municipi in grado di sostenere le spese delle iscrizioni scolastiche precoci
E le regioni dissidenti criticano la loro esclusione dai decreti attuativi dei cicli
MARIO REGGIO

ROMA - Tempi duri per la riforma Moratti, che oggi tornerà in Consiglio dei Ministri per il varo definitivo. Il ministro ha incassato il secco no delle sei regioni del centro-sinistra e della provincia autonoma di Bolzano. Critica anche la posizione dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani, che però hanno ottenuto sostanziali modifiche sull'anticipo dell'ingresso alle materne e alle elementari. Potranno infatti autorizzare le iscrizioni anticipate solo quei Comuni in grado di sostenere le nuove spese senza mettere in pericolo la stabilità del bilancio. Ne consegue che per quest'anno solo alcuni piccoli municipi saranno in grado riaprire le iscrizioni. Per i 70 mila bambini in attesa se ne riparlerà, forse, il prossimo anno. Il tormentato cammino della riforma Moratti è solo all'inizio e la strada sembra ancora tutta in salita. Le Regioni dissidenti criticano senza mezzi termini l'esclusione di fatto dei governi locali dall'elaborazione dei decreti attuativi della riforma, in barba ai principi del federalismo, contestano il mancato stanziamento di fondi per finanziare la riforma che in parte finirà proprio sulle spalle delle Regioni. "Critiche che erano condivise anche dalle amministrazioni regionali del centro-destra - afferma Adriana Buffardi, assessore alla scuola della Campania - che poi hanno fatto marcia indietro". Ma i punti di dissenso con il Governo non si fermano qui. Sotto tiro la diminuzione dell'obbligo scolastico da 9 ad otto anni, l'assenza di riferimenti all'Educazione degli adulti, la mancata continuità tra i cicli di base, la scelta tra licei e formazione professionale a 13 anni. Punti sui quali concordano anche i Comuni.
"Si è aperto un problema politico - afferma Adriana Buffardi - anche nelle Regioni amministrate dal centro-destra e in tutti i Comuni c'è un senso comune diffuso di critica alle scelte del Governo in materia di scuola. E l'Esecutivo non può non tenerne conto. Messa in questi termini una riforma rischia di produrre molti danni".
In questo bailamme i Comuni sono riusciti a portare a casa l'impegno del ministro Moratti a mantenere il tempo pieno e gli istituti comprensivi, un terzo delle scuole elementari e medie che già sperimentano l'integrazione dei percorsi formativi. L'Anci esprime la contrarietà "agli ingressi precoci nella scuola dell'infanzia e alle elementari, per la mescolanza di bambini con età diversa fino a 20 mesi, la mancanza di preparazione degli insegnanti, la disarticolazione della scuola dell'infanzia, fiore all'occhiello della nostra scuola". E mentre si prepara la mobilitazione di professori e studenti per la manifestazione nazionale del 23 marzo, i confederali hanno fatto sapere al ministro: rinnovo immediato del contratto oppure sciopero. Anche la riforma degli organi collegiali, passata in Commissione Cultura alla Camera, dopo le prime schermaglie in aula è stata rinviata. Se ne riparlerà, forse, ad aprile.


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