Repubblica-I BAMBINI DI DONNA MORATTI
I BAMBINI DI DONNA MORATTI Moratti vuole tutti a scuola prima, sia alle elementari che alle materne. Così, se fino a ieri l'età minima di iscrizione era tre anni, adesso si abb...
I BAMBINI DI DONNA MORATTI
Moratti vuole tutti a scuola prima, sia alle elementari che alle materne. Così, se fino a ieri l'età minima di iscrizione era tre anni, adesso si abbassa a due e mezzo: è chiaro che aumenteranno le richieste di iscrizione e non è affatto chiaro se aumenteranno anche i posti disponibili. Anzi: è certo che non ci sarà neppure un posto in più, a meno di non ricavarlo pigiando i bambini con densità Hong Kong. Venticinque oppure trenta alunni piccini non sono la stessa cosa. È anche sicuro che non sarà possibile attuare un trattamento diverso per piccoli di due anni e mezzo e quelli di quattro mentre invece, a quell'età, anche pochi mesi fanno una grande differenza. Una riforma "epocale" dovrebbe tenere conto di questi dettagli.
La scuola materna non prevede la frequenza obbligatoria, ma da anni, ormai, è prassi consolidata e meno del 10 per cento dei bambini si presenta in prima elementare senza essere passato dai banchi dell'asilo. In una società di figli unici e di mamme che lavorano diventa, anzi, una necessità. Ma se non ci sarà posto per tutti nelle scuole, come già accade ora nei nidi, i progetti di Letizia Moratti resteranno parole vuote di significato. E l'unico risultato concreto sarà quello che già purtroppo si intravvede come conseguenza del taglio del tempo pieno: le donne saranno costrette a restare - o a tornare - a casa. Non per scelta, ma per necessità; a occuparsi prima dei figli, poi, se i tagli al Welfare colpiranno altri servizi, degli anziani. Il lavoro, quello femminile soprattutto, rischierà di diventare un privilegio: potrà lavorare soltanto chi avrà uno stipendio tale da potersi consentire la spesa di una scuola privata, oppure di una baby sitter. Un'impiegata, un'insegnante, un'infermiera, una commessa, rischieranno di trovare più conveniente fare le mamme a tempo pieno. Oppure, alla faccia dei bei discorsi sulla famiglia, dovranno rinunciare alla maternità.
Cinzia Sasso