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Repubblica: "Ho pagato e non mi pento questo è il paese dei furbi"

Parla uno dei giovani baresi coinvolti nell´inchiesta: "Solo un aiutino"

13/09/2007
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la Repubblica

L´INTERVISTA

"Chi non ha mai copiato durante un compito? Solo che ora si usa la tecnologia"
GIULIANO FOSCHINI

BARI - Lui ha pagato. «Non so quanto, questo chiedetelo a mio padre. Ma vi assicuro che ho studiato. Quell´esame l´ho superato per merito soprattutto. Certo un aiutino...».
I messaggini sul telefono con le risposte giuste le sembrano un aiutino?
«Chi nella sua vita agli esami, ai compiti in classe, non ha copiato una volta o almeno ci ha provato? Avanti, provate a dirmelo. Rispetto a prima sono cambiati soltanto i metodi: prima c´erano le fisarmoniche, i libri piccolini, le fotocopie. E ora ci sono i telefonini. Non capisco perché la gente si scandalizza».
Antonio (non si chiama così) è uno dei cinquanta sospettati dalla procura di Bari nell´inchiesta sui test d´ingresso all´Università di Bari. L´esame lo ha superato. Ma la sua prova dovrebbe essere annullata.
«Non esiste».
Come, scusi?
«Io non ho fatto niente di male e quindi io mi sento a tutti gli effetti uno studente dell´Università di Bari».
Lei ha barato.
«Ho fatto quello che si è sempre fatto durante un esame. Niente di più, niente di meno».
Ma come: le centrali operative, gli auricolari bluetooth, le staffette...
«Quelle sono le esagerazioni dei giornali. Semplicemente i tempi avanzano e noi ci adeguiamo con le tecnologie. Ma ripeto, non mi va di passare come un analfabeta. Mi sono diplomato con un ottimo voto, ho studiato come un pazzo per cinque anni e quest´estate con il professor Pollice anche. Nessuno mi ha regalato nulla».
Perché se era così bravo ha pagato?
«Io ho pagato le lezioni private, non per superare l´esame. Nessuno mi ha garantito di essere promosso, se fossi stato bocciato nessuno avrebbe restituito a mio padre quel denaro: certo, le percentuali erano alte. Si sa che chi segue i corsi di Pollice ce la fa quasi sempre. Ma perché è preparato. Non per altro».
Quando ha cominciato a studiare per il test?
«A fine aprile, i primi di maggio. Dovevo preparare anche gli esami di maturità e la chimica, la fisica, servono sempre. Non erano lezioni individuali ma di gruppo. Ci vedevamo una, io anche due volte alla settimana».
Che facevate?
«Seguivamo le lezioni. Preparavamo i test con le simulazioni. Studiavamo molto anche a casa, non sono mai stato così tanto sui libri in vita mia. Sono bianco: se bastava pagare avrei passato l´estate a Corfù con i miei amici, e non in un villaggio a Polignano».
Un secchione.
«No, ma nemmeno un delinquente».
Lei ora potrebbe essere indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Cosa dirà agli investigatore quando sarà interrogato?
«Che non ho fatto niente. E se insistono mi avvarrò della facoltà di non rispondere, si dice così, no?».
Lei aveva il telefonino?
«Sì».
Non si può, è vietato.
«Non hanno le prove. Nessuno mi ha scoperto».
Potrebbe essere stato intercettato.
«Forse no».
Aveva cambiato la scheda e anche il telefonino?
«Questo non lo posso dire».
Ma non si sente in colpa nei confronti dei suoi colleghi? Avete giocato la stessa partita ad armi impari: che gusto c´è a vincere così?
«Ho vinto perché ero più preparato. E forse perché sono stato più furbo. Questo è il paese dei furbi».


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