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Repubblica: "Hanno detto sì a un piatto di lenticchie" Epifani dà il via al suo autunno caldo

Nel giorno dello sciopero della scuola i rapporti tra le confederazioni toccano il punto più basso

31/10/2008
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la Repubblica

Il leader della Cgil entra a Palazzo Chigi tra gli applausi dei passanti

Al "sindacalese" di Bonanni i manifestanti protestano: "Parla italiano"

ROBERTO MANIA

ROMA - «Non scambiamo per un piatto di lenticchie la forza di questa unità». Alle migliaia di studenti che ieri erano a piazza del Popolo, questa frase urlata nel comizio dal leader della Cgil, Gugliemo Epifani, non avrà detto molto. Ma non era una frase buttata lì, ricca di retorica e vuota di significati. Quella frase segnerà la prossima stagione delle relazioni sindacali.
Perché quell´appello - così ruvido e tanto inconsueto per uno come Epifani, aduso ai toni soft - non era rivolto al movimento dell´Onda, ma alla Cisl e alla Uil di Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, lì in piazza a protestare, ma già con la penna in mano per firmare solo qualche ora dopo l´accordo con il governo Berlusconi sui contratti pubblici. Un´intesa separata senza precedenti nel pubblico impiego, dove oggi si concentra la forza d´urto del sindacalismo italiano. E d´ora in poi - sempre di più - Cgil, Cisl e Uil saranno divise. L´unità sindacale non è più un feticcio. Semplicemente non c´è più.
La Cgil ha scelto di "stare" nel movimento e di accettare il movimento dentro un corteo sindacale. Insomma, far parte del «paese che insorge», per dirla proprio con il segretario della Cgil. Che non a caso ieri è entrato a Palazzo Chigi tra gli applausi dei passanti. Mai visto. La Cisl e la Uil hanno compiuto un´altra scelta. Perché non va dimenticato che le manifestazioni di ieri erano state indette nell´ambito dello sciopero generale della scuola. In piazza si sono uniti i lavoratori con gli studenti. Da decenni non accadeva una cosa simile. Da decenni i sindacati, vecchi negli iscritti e spesso anche nelle proposte, non si ritrovavano circondati da giovani. Non per nulla quando Epifani è sceso, emozionato, dal palco si è domandato: «Ma forse abbiamo sbagliato piazza?». Perché la piazza era stracolma, ma anche perché - dopo tanti anni - non c´erano solo pensionati, azionisti di riferimento di Cgil, Cisl e Uil.
Bonanni ha parlato - obtorto collo - a piazza del Popolo. Come obtorto collo (pare che sia stato Franco Marini a chiederglielo) aveva partecipato sabato al "Pd-day". Ma ieri parlava con l´accordo in testa. Faceva "solo" il sindacalista. E in molti - così - non l´hanno capito: «Parla italiano!», gridavano. Eppure la sua decisione di andare a firmare con il "governo nemico" proprio lo stesso giorno dello sciopero generale della scuola e dello sciame imprevisto di studenti-professori-bidelli in tante piazze italiane, ha avuto un significato anche politico. Che da ieri imbarazza non poco il Partito democratico di Walter Veltroni. «Perché tutta questa fretta?», era la domanda che si facevano molti esponenti del Pd, anche quelli di provenienza popolare. L´operazione simbolica da parte di Palazzo Chigi era evidente. Forse eccessivamente evidente: rendere plastica la divisione tra una parte e un´altra. Il solito format per dirla con Edmondo Berselli. Con la regia, questa volta, di due socialisti di Forza Italia: i ministri Renato Brunetta e Maurizio Sacconi. Che a più riprese hanno cercato la frattura sindacale. Ecco perché Epifani aveva chiesto di non cedere "al piatto di lenticchie": «Non divida il governo quello che le persone vogliono tenere unito». Forse un appello fuori tempo massimo. Che nessuno ha ascoltato. Cisl e Uil hanno firmato insieme alla Confsal, all´Ugl e all´Usae.
Bonanni e Angeletti hanno rivendicato la propria identità sindacale. Ha detto il leader della Cisl: «Ho voluto evitare che si scavalcasse il sindacato in una sorta di qualunquismo imperante». Angeletti si è addirittura rifiutato di intervenire dal palco perché quella di ieri era «solo» una battaglia sindacale. Una lettura volutamente minimalista. Un po´ troppo osservando piazza del Popolo.
Di certo da ieri cambia lo scenario sindacale: arriva l´autunno caldo della Cgil. Questa mattina alla vecchia Fiera di Roma, i 500 delegati dei duri della Fiom proclameranno lo sciopero generale dei metalmeccanici per il 5 dicembre contro la proposta della Confindustria sulla riforma dei contratti. Sempre a dicembre ci sarà lo sciopero del pubblico impiego, anche contro l´accordo firmato ieri. Mercoledì prossimo la Cgil riunirà nella Capitale i suoi 4.000 delegati per lanciare alcune proposte per affrontare la crisi economica. «La nostra protesta non si ferma oggi», diceva Epifani. E non pensava soltanto al decreto Gelmini.

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