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Repubblica: Gravina, le colpe degli adulti

Quando si parla di politiche a favore della famiglia ci si deve riferire in primo luogo a queste situazioni di svantaggio e di abbandono educativo

04/03/2008
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la Repubblica

MASSIMO AMMANITI

La terribile morte di Ciccio e Tore, i due fratellini di Gravina, ci obbliga a chiederci se non era possibile evitarla, nel caso in cui gli adulti, che si occupavano di loro, avessero assunto le necessarie responsabilità educative. Entrambi si trovavano in una fase dello sviluppo, il più piccolo nella preadolescenza e il più grande nella prima adolescenza, nella quale si avverte l´esigenza di staccarsi ed uscire dalla famiglia per fare nuove esperienze, atteggiamento definito dalla ricerca cognitiva novelty seeking, ossia ricerca di novità. E sempre in questo periodo vi è una forte propensione a correre dei rischi, perché si prova un particolare piacere nel comportarsi in modo spericolato oppure nel lanciarsi in avventure o in incursioni senza tener presente le possibili conseguenze delle proprie azioni.
È qui che interviene la responsabilità e la funzione degli adulti, in primo luogo i genitori, ma non solo. È ormai ben noto in campo psicologico l´importanza del monitoring dei genitori nelle primissime fasi dell´adolescenza. Infatti è decisivo per lo sviluppo del figlio o della figlia che i genitori lo tengano d´occhio nei vari momenti della giornata, evidentemente trovando la giusta distanza, sapendo bene quello che fa, quali luoghi e quali coetanei frequenta e infine a che ora torna a casa.
Da quello che abbiamo letto i due ragazzi vivevano in uno stato di abbandono senza nessun sostegno e controllo da parte degli adulti, aggirandosi nelle strade del paese ed incontrando altri ragazzi trascurati come loro oppure adulti pronti a ricattarli oppure ad adescarli. È così che inizia fin dall´adolescenza il percorso verso la piccola delinquenza oppure verso l´uso e lo spaccio di sostanze, spesso sospinti dall´esempio dei ragazzi più grandi già coinvolti nel mondo dell´illegalità, che diventano un modello negativo, in assenza di adulti in grado di indirizzarli verso un percorso psicologico più equilibrato.
Ma per tornare alla terribile caduta nella cisterna della casa abbandonata che ha portato a morte i due fratellini, non si è trattato semplicemente di una disgrazia accidentale, come sembrano confermare le conclusioni delle indagini di questi giorni. Non può essere accidentale, perché i due ragazzi erano stati abbandonati a loro stessi, come dimostra la loro storia, e questo ha significato esporli a un rischio elevato di andare incontro ad esperienze traumatiche e drammatiche. Gli eventi traumatici non si presentano di per sé in modo indifferenziato, come dimostra la ricerca epidemiologica in età evolutiva. È indubbio che nella storia di molti ragazzi si verifichino eventi traumatici: ad esempio una ricerca effettuata nel ´95 negli Stati Uniti ha messo in luce che circa il 40% dei ragazzi fra i 10 e i 16 anni ha subito aggressioni violente e l´11% tentativi di adescamento sessuale o vero e proprio abuso. Ma se questo è un dato potremmo dire generale, che riguarda la popolazione di adolescenti in una determinata area, se cerchiamo poi di leggerlo tenendo presente la provenienza sociale e la condizione familiare dei ragazzi scopriamo differenze addirittura drammatiche. Nel caso di ragazzi che provengono da famiglie sane e ben funzionanti solo il 12% va incontro ad eventi traumatici gravi, mentre i ragazzi che appartengono a famiglie con conflitti e vulnerabilità sociali sono molto più esposti a pericoli, addirittura il 60% di questi. Queste osservazioni hanno spinto ricercatori ed epidemiologi, come l´americana Jane Costello, a parlare di gradiente di vulnerabilità che misura il grado di rischio a cui sono esposti bambini ed adolescenti. E fra i fattori di vulnerabilità vi è la storia familiare di malattie mentali, che di per sé raddoppia il rischio, ma anche i conflitti e le violenze familiari e infine la povertà e la mancanza di risorse sociali. Come è evidente è possibile definire nella popolazione dei bambini e degli adolescenti quelli che corrono maggiormente il rischio di andare incontro ad eventi potenzialmente traumatici. Anche Ciccio e Tore erano esposti a rischi elevati, ben maggiori della quasi totalità dei coetanei, provenendo da una famiglia violenta che era stata incapace di prendersi cura di loro, come è d´altra parte confermato dal fatto che entrambi in passato erano stati allontanati dai genitori ed erano stati ricoverati in un Istituto.
Quando si parla di politiche a favore della famiglia ci si deve riferire in primo luogo a queste situazioni di svantaggio e di abbandono educativo, creando tutti i supporti necessari per i genitori e per i figli, in modo che questi ultimi abbiano la possibilità di compensare gli svantaggi familiari avendo a disposizione una scuola a tempo pieno ed un sistema di tutoraggio educativo che sappia indirizzare il loro sviluppo. Non è sufficiente difendere la vita dei bambini solo per metterli al mondo, anche dopo la nascita, nei primi anni di vita e durante l´adolescenza i bambini devono essere sostenuti per evitare che le loro possibilità di vita siano gravemente limitate, se non addirittura soppresse come è successo ai due fratellini di Gravina.


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