Repubblica-Giù le mani dal tempo pieno" la scuola sfila contro la Moratti
"Giù le mani dal tempo pieno" la scuola sfila contro la Moratti E negli atenei arriva il professore a contratto Oggi il corteo a Roma con l'adesione dell'Ulivo, dei Verdi e di Rifondazione ...
"Giù le mani dal tempo pieno" la scuola sfila contro la Moratti
E negli atenei arriva il professore a contratto
Oggi il corteo a Roma con l'adesione dell'Ulivo, dei Verdi e di Rifondazione
La Conferenza dei rettori critica la "precarizzazione" del personale docente
Il ministro: "Attacchi strumentali che tolgono serenità alle famiglie"
MARIO REGGIO
ROMA - Tutti uniti contro la Moratti. Dalla scuola all'università. Oggi sfileranno in corteo a Roma, da piazza Esedra a piazza del Popolo, decine di migliaia di insegnanti, studenti e genitori contro la riforma Moratti e la circolare che stravolge il tempo pieno.
Ma non basta. Ieri mattina il ministro ha presentato il decreto di delega, approvato dal governo, che modifica lo stato giuridico dei docenti universitari: flessibilità, contratti a tempo, ricercatori trasformati in Co.co.co. Immediata la reazione di tutte le organizzazioni sindacali dei docenti: stato di mobilitazione, assemblee negli atenei e manifestazione nazionale a Roma il 17 febbraio. Duro anche il giudizio di Piero Tosi, presidente della Conferenza dei Rettori: "Il riordino dello stato giuridico è un tema centrale ed urgente, ma è un male che il governo abbia scelto la via della delega, senza un vasto confronto con le comunità accademiche, la Conferenza dei Rettori e il Consiglio Universitario Nazionale. C'è poi il problema finanziario: anche questa legge è infatti priva di copertura finanziaria, come è stato giustamente sottolineato da autorevoli esponenti della maggioranza". Giudizio fortemente critico pure da parte di Luciano Modica, ex presidente della Crui, ora senatore ds: "Il disegno di legge è un colpo mortale all'università pubblica. Aumentare l'incertezza fino a limiti impensabili di età significa sferrare un attacco sostanziale alla libertà di ricerca e d'insegnamento. E alla fine viene incoraggiato chi si dedica ampiamente alle consulenze e alla libera professione".
Ma la Moratti sembra voler tirare dritta per la sua strada, riaprendo così uno scontro con il mondo accademico che pareva sopito.
"Per la prima volta viene introdotta in Italia la figura del professore a contratto, in linea con gli altri Paesi europei - ribatte il ministro - ci sarà più libertà e flessibilità negli atenei, introducendo il principio della valutazione e selezione accurata del corpo docente. Il concorso unico nazionale, con un solo vincitore, metterà ordine in un meccanismo che fino ad ora ha favorito i localismi".
E mentre il mondo accademico si mobilita, quello della scuola è pronto a scendere in piazza. Tra i promotori del corteo, che partirà da piazza Esedra alle 14, tutte le organizzazioni sindacali, compresi i Cobas, le associazioni di genitori, gli studenti. Assieme a loro Ds, Rifondazione, Margherita e Verdi. Tra i manifestanti anche il segretario dei Ds Piero Fassino. "La Moratti continua a non capire la differenza che c'è tra il doposcuola assistenziale e un progetto educativo come il tempo pieno - afferma Andrea Ranieri, responsabile scuola dei Ds - genitori e studenti fanno bene a manifestare per chiedere il ritiro del decreto". Cosa pensa il ministro della manifestazione? "Ognuno è libero di manifestare il suo pensiero - risponde - ma nasce da una polemica strumentale su tempo pieno e prolungato. Non abbiamo mai pensato di abolirli e saranno di certo gratuiti. Questa situazione danneggia la serenità delle famiglie e specie delle donne che lavorano". Perché, allora, il decreto in discussione alla Commissione Cultura della Camera parla solo di 27 ore a settimana? "Chiarirò solo nelle sedi opportune", è la sua replica. La realtà è che il ministro ha un gran fretta di far passare il decreto in Consiglio dei ministri, quindi non ha mai modificato il testo, dopo l'accordo con Regioni e Comuni che porta l'orario complessivo a 40 ore. Se lo avesse fatto avrebbe dovuto rispettare il termine di 60 giorni necessario alle Commissioni per valutare il testo modificato, quindi la fine di febbraio. Troppo tardi per far partire a settembre del 2004 la prima parte della riforma.