Repubblica: Germania, a scuola vietato bocciare
La Pubblica Istruzione: i ripetenti costano troppo. E i ragazzi studiano di meno
I messaggi agli istituti nei 16 stati della federazione: ottimizzare i risultati
I non promossi sottraggono fondi al bilancio dell´insegnamento L´ok dell´Ocse
ANDREA TARQUINI
dal nostro corrispondente
BERLINO - "No alle bocciature, promozione garantita!". "No alle insufficienze, la sufficienza garantita per tutti!". Ricordate certi radicali, prevaricatori slogan antimeritocratici del Sessantotto e del movimento degli epigoni, il ‘77 pre-anni di piombo? Bé, quelle strane utopie oggi rivivono per paradosso dalla parte del potere politico, proprio nella ricca ed efficiente Germania. E´ un trend di fatto, che secondo Welt am Sonntag sta cambiando la vita scolastica: bocciare e quindi poi finanziare ripetizioni e classi di ripetenti, e permanenza più lunga degli studenti nelle scuole superiori, costa troppo.
L´ordine viene dall´alto, tacito e implicito, con e-mail dei ministeri della Pubblica istruzione dei sedici Stati della federazione tedesca, visto che non c´è un ministero nazionale. Il linguaggio delle e-mail è ostico burocratese, parla di "ottimizzare i risultati", di "verificare in quali scuole si boccia di più", e così via. Tradotto in chiaro, spiegano gli insegnanti: la consegna è non bocciare, o bocciare il meno possibile. Insomma, rieccoci a quaranta o trent´anni fa, alle idee estremiste: promozione garantita, allora in nome del no alle gerarchie, oggi in nome dei tagli ai costi.
Il problema è serio, perché il sistema scolastico tedesco è rigidamente selettivo, troppo secondo molti. Risale all´era del Kaiser, i golden years della rivoluzione industriale che modernizzò l´Europa. Si decide presto, in molti casi già dopo il quarto anno scolastico, chi va ammesso al Ginnasio (scuola superiore d´élite) e chi invece finisce alla Realschule o alla Hauptschule, scuole meno o per nulla qualificate. Ma poi la selezione continua: al ginnasio ogni anno le bocciature sono sessantamila.
Troppe, dicono i politici. L´Ocse, l´organizzazione delle Nazioni Unite per la cooperazione e lo sviluppo economico, conviene. E tormenta la Germania e ogni altro Stato con raccomandazioni, consigli e direttive: bocciate il meno possibile, ogni bocciatura a causa dei costi di ripetizioni e classi supplementari vuol dire soldi sottratti al bilancio dell´istruzione. Messi alle strette dai poteri politici, presidi e professori in Germania si adattano inflessibili. Le peggiori insufficienze vengono corrette. Dal docente, o dal preside se il docente è in disaccordo. Così la media annuale delle bocciature è già vistosamente calata: dal 3,2 per cento degli studenti nel Duemila ad appena il 2,4 per cento l´anno scorso.
Non è finita: alcuni dei Bundeslaender, i sedici Stati della federazione, si spingono più in là. Berlino, capitale ma anche città-Stato, governata dalle sinistre, ha deciso che è possibile per gli insegnanti rinunciare a dare voti agli studenti fino all´ottavo anno scolastico. I voti discriminano, aprono troppo rischio di alzare muri tra candidati alla promozione e alla bocciatura. Non sono solo idee di sinistra. Nella ricca, borghesissima Amburgo, un´altra città-Stato, il governatore democristiano e i suoi alleati Verdi hanno concordato che fino al decimo anno scolastico nelle scuole pubbliche non si boccia.
E´ una rivoluzione strisciante: chi meriterebbe i voti peggiori si vede aiutato senza sforzi dal corpo insegnante per direttiva. Ha senso, per risparmiare soldi e tempo, quindi fondi per l´istruzione. Se abbia senso per la qualità dell´apprendimento, è un altro discorso. E nelle scuole, almeno secondo il reportage uscito ieri sulla Welt am Sonntag, non regna proprio un clima sereno: gli studenti si disimpegnano, si sforzano di meno, certi di passare l´anno comunque. I professori che vorrebbero continuare con la severità per incoraggiare di più i ragazzi a imparare, rischiano sanzioni dure. Non pochi di loro rilasciano interviste solo sotto falso nome e senza foto. L´estremismo di decenni fa si vendica forse così delle sue sconfitte: torna a diffondere paura.