Repubblica-Genova-Università, sprofondo rosso
LA CITTÀ E LA CULTURA Esauriti anche i fondi di riserva, un piano di vendite e tagli. Stop a centinaia di concorsi, preoccupazione nel mondo accademico Università, sprofondo rosso ...
LA CITTÀ E LA CULTURA
Esauriti anche i fondi di riserva, un piano di vendite e tagli. Stop a centinaia di concorsi, preoccupazione nel mondo accademico
Università, sprofondo rosso
Annuncio choc del rettore Bignardi: un buco da 15 milioni di euro
"Si apre un periodo di lacrime e sangue, tutti dovranno tirare la cinghia". Allo studio anche il blocco del turnover
COSTANTINO MALATTO
La notizia non è certo arrivata inaspettata. Ma ugualmente, quando lunedì scorso il rettore Gaetano Bignardi ha preso la parola e ha annunciato che il bilancio dell'Università di Genova è arrivato a un deficit di 15 milioni di euro, pari a quasi 30 miliardi delle vecchie lire, nella sala è corso un mormorio di sorpresa. Il fatto è che la maggior parte dei presenti non si aspettavano che il buco di bilancio avesse raggiunto dimensioni di quel genere. Davanti a Bignardi, nella nuovissima aula al terzo piano di via Balbi 5, erano riuniti in seduta congiunta il Senato accademico e il consiglio d'amministrazione. Vale a dire i massimi organismi dell'Ateneo genovese.
Già il fatto che il vertice dell'Università abbia sentito la necessità di questa convocazione congiunta dà il senso della drammaticità del momento. "Si apre un periodo di lacrime e sangue" chiosa Paola Massa, preside di Economia, parafrasando Winston Churchill. In realtà quella annunciata da Bignardi non è un'economia di guerra, ma certo, come ha ammonito lo stesso rettore, "tutti devono stringere la cinghia". Il perché è facile da comprendere: i 15 milioni di deficit rappresentano una quota rilevante del bilancio complessivo dell'Ateneo. Entro la fine dell'anno gli organi universitari dovranno approvare il bilancio 2004. E le prospettive non sono certo incoraggianti.
L'eredità lasciata da Sandro Pontremoli nelle mani di Gaetano Bignardi non è certo di quelle facili da gestire. D'altra parte negli ultimi anni del suo lunghissimo mandato - Pontremoli ha ricoperto la carica di Magnifico Rettore per 14 anni di seguito - il predecessore di Bignardi sulla massima poltrona dell'Ateneo aveva già dovuto fare i conti con alcuni rossi di bilancio. Ma le dimensioni del buco non erano mai state così preoccupanti. E comunque si era sempre ovviato ricorrendo alle riserve, vale a dire a quanto l'Università aveva messo da parte nei momenti delle "vacche grasse". Ma anche quei fondi di riserva sono praticamente terminati. Ed è arrivato il momento dei tagli.
"Intendiamoci, la situazione è pesante in tutte le università italiane - spiega Roberto Sinigaglia, membro del consiglio d'amministrazione - e posso testimoniare che a Genova si è sempre proceduto con una gestione molto attenta". Ma allora come si è potuto arrivare a questi preoccupanti livelli di deficit? "Forse negli ultimi anni si è proceduto con una navigazione "a vista" ? azzarda un membro del Senato accademico ? e ora se ne pagano i conti". Ma Sinigaglia precisa: "In realtà i fondi statali sono rimasti spesso immobili sui livelli degli anni scorsi, in qualche caso sono addirittura scesi. Al contrario delle spese che sono balzate in alto a causa dei normali meccanismi della vita universitaria".
Quella che attende Bignardi è una impresa delicata e difficile. Se si considera infatti che il 90% del bilancio dell'Università genovese è costituito dal monte stipendi del personale, docente e non, si può comprendere come l'area di spesa sulla quale i vertici dell'Ateneo potranno incidere sia abbastanza limitata. Una delle misure allo studio è il blocco del turnover, il che equivale a fermare l'ingresso o la promozione di quasi 150 insegnanti, tra ricercatori e docenti. Poi c'è il centinaio di concorsi in atto che potrebbero essere bloccati o quantomeno posticipati. Poi ci saranno i tagli alle dotazioni dei dipartimenti, vera struttura portante dell'Ateneo: "Non chiedete un soldo in più di quello che avete ? ha ammonito Bignardi ? perché intanto non vi sarà dato".
La speranza è anche quella che dal ministero possa arrivare qualche fondo straordinario per tappare qualche buco. Di sicuro nei prossimi giorni si provvederà a un accurato bilancio delle entrate autonome dei vari dipartimenti, in modo da poter giudicare quali tagli siano attuabili e quali no. In più questa pesante situazione viene gestita in un momento di passaggio alla direzione amministrativa dell'Ateneo: a fine anno infatti il direttore Giuseppe Aceti, che aveva retto l'incarico negli ultimi anni della gestione Pontremoli, va in pensione. Lo sostituirà l'attuale vice vicario, Walter Bodrato, che di fatto ha già preso in mano le redini del servizio. Prossimo appuntamento il 7 dicembre, quando il consiglio d'amministrazione farà il punto e indicherà la via operativa alla riduzione delle perdite.